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Autore Discussione: Se il farmaco è un veleno  (Letto 2309 volte)
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« inserito:: Ottobre 30, 2007, 12:29:06 pm »

SALUTE

Se il farmaco è un veleno
di Roberto Satolli


Aumentano gli effetti collaterali dei farmaci. Molte informazioni sulla sicurezza dei medicinali sono coperte da segreto industriale  Nel corso del 2007 si sono registrati già quasi 7 mila effetti collaterali di farmaci, un aumento di oltre il 50 per cento rispetto all'anno prima. Ma paradossalmente questa è una buona notizia: prima semplicemente molte reazioni avverse non venivano riportate, mentre ora finalmente la Rete nazionale di farmacovigilanza si è messa in moto, anche se siamo ancora lontani dagli standard di paesi come la Gran Bretagna e la Francia, dove si raccolgono 20 mila segnalazioni ogni anno.

È comunque solo la punta dell'iceberg, perché ancora oggi la metà dei medici e il 90 per cento degli infermieri europei non conoscono la scheda per riportare i casi di sospetta reazione a farmaci, per non parlare dei cittadini, che non sospettano neppure di poterlo fare. Perciò gli esperti sono concordi nello stimare che il problema reale dei danni da farmaci è almeno dieci volte più grande di quello che si rileva.

Negli Usa, invece, una ricerca coordinata dai Centers for Diseases Control di Atlanta ha stimato che oltre 700 mila cittadini finiscono ogni anno in pronto soccorso per eventi avversi da farmaci e di questi oltre 100 mila richiedono un ricovero. E un altro rapporto, che riassume le segnalazioni pervenute alla Food and Drug Administration negli ultimi sette anni, mostra che le reazioni gravi sono quasi triplicate, da 35 mila a 90 mila; i casi mortali sono uno su sei, passando da quasi 6 mila a 15 mila.

I medicinali sono sempre più oggetti di alta tecnologia che per esprimere in pieno i propri benefici, riducendo al minimo i rischi, richiedono di essere usati con accortezza, competenza e responsabilità. I produttori sostengono di essere i più adatti per fornire ai consumatori le informazioni chiave e spingono sul Parlamento europeo per consentire anche in Europa forme di pubblicità diretta al pubblico sui farmaci da prescrizione. Ma l'esperienza americana, dove gli spot sono legali dal 1997, dimostra che il rischio di abuso è alto. Piuttosto, come hanno scritto sul 'British Medical Journal' il farmacologo Nicola Magrini e la farmacista Maria Font, sarebbe il caso che le istituzioni comunitarie si accordassero con le aziende per ottenere tutte le informazioni sulla efficacia e sicurezza dei farmaci in commercio, ora in gran parte coperte da segreto industriale. Con quei dati la buona informazione necessaria potrebbe essere fatta dalle autorità sanitarie, senza interessi commerciali di mezzo.
satolli@zadig.it

(30 ottobre 2007)
da espresso.repubblica.it
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