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Autore Discussione: DAVIDE SERRA marca la linea di differenze tra il vecchiume e Renzi.  (Letto 2720 volte)
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« inserito:: Settembre 06, 2015, 09:18:56 am »

Davide Serra: "Enrico Letta sbaglia, l'Italia riparte grazie alle riforme del governo Renzi"

Pubblicato: 05/09/2015 12:17 CEST Aggiornato: 05/09/2015 12:17 CEST

“Sbaglia Enrico Letta. Sbaglia Giorgio Squinzi. Sbagliano tutti quelli che dicono che l’Italia non riparte grazie alle riforme del governo bensì solo per il bazooka di Draghi o i tassi bassi. Il nostro paese invece è ritornato a crescere proprio per i 18 mesi di rottura col passato fatta da Matteo Renzi”. Davide Serra, finanziere a capo del fondo Algebris e amico storico del premier, è uno che ti guarda negli occhi quando ti parla, mischiando italiano e inglese. E negli occhi leggi tutto l’entusiasmo per l’amico che oggi arriverà qui a Cernobbio per presentare a industriali e manager i risultati di questa prima fase di governo. “Le dimostro facilmente come Letta stia prendendo una toppa clamorosa. Le condizioni di contesto sono favorevoli, è vero – il Quantitative easing di Draghi, il basso prezzo del petrolio, i bassi tassi e tutto il resto – ma queste valgono per tutti i paesi europei. Allora perché Finlandia e Francia, ad esempio, fanno peggio di noi?”

È un uomo senza dubbi Serra: “A Renzi do un 10 pieno. E non lo do io ma tutti quelli che vivono e lavorano fuori dall’Italia. Sto a Londra da tanti anni e sinceramente non ho mai incontrato tanto interesse da parte degli investitori internazionali come oggi per il nostro paese. Una rivoluzione rispetto all’ultimo ventennio”. Quanto basta per giustificare senza se e senza ma i toni duri che il segretario-premier continua ad avere nei confronti della vecchia guardia, D’Alema e Bersani in primis. “La mia generazione non può essere clemente con chi adesso ha 60-70-80 anni e per tanto tempo ha bloccato la rinascita di questo paese. La classe dirigente che adesso viene rinnovata non può chiedere di essere rispettata e venerata. Faccio un esempio economico. Prendiamo Monte dei Paschi. Stiamo parlando di una banca con più di 500 anni di storia. Ha resistito a guerre, alla peste ma non è riuscita a superare la gestione degli ultimi dieci anni di manager nominati dalla sinistra”.

Quindi meno male che la rottamazione abbia avuto finalmente luogo, sospira il finanziere di base nella City. Anche se adesso bisogna già guardare avanti. Serra infatti riconosce come adesso faccia bene il premier a venire a Cernobbio rispetto al tanto criticato diniego dell’anno scorso. “è cambiata la fase. L’anno scorso bisognava dare un segnale di rottura col passato. Oggi, dopo un anno e mezzo di riforme, Renzi fa bene a venire qui. Arriva al Forum con un record rilevante: il pil cresce, cresce l’occupazione, il paese sta diventando davvero competitivo, la fiducia è tornata. Tutto questo grazie alle riforme. Ora però tocca agli imprenditori investire. Matteo oggi deve chiedere, anzi esigere da loro, una spinta concreta verso gli investimenti”.

Insomma, Serra si conferma primo ultras del premier. Anche se ci tiene a precisare che non lo sente più spesso come prima. “Adesso interagisco col suo staff, con la struttura della Presidenza del consiglio. Di solito scrivo dei paper che metto a loro disposizione”. Di certo il finanziere non ha alcun rapporto con la minoranza Pd, soprattutto con Bersani, quello che lo bollò come l’uomo delle Cayman. “Non ho mai parlato con lui e non ho intenzione di farlo. Non ho voglia di parlarne. In passato mi sono limitato a difendere da accuse false”. Ma Serra di fatto non corre alcun rischio. Oggi qui a Cernobbio arriva solo il suo amico Matteo.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/09/05/serra-letta-renzi_n_8092500.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 19, 2016, 04:27:02 pm »

Bpm-Banco Popolare, Davide Serra contro l'unità di vigilanza Bce: "Due burocrati minacciano la stabilità bancaria italiana"

L'Huffington Post | Di Carlo Renda

Pubblicato: 18/03/2016 18:24 CET Aggiornato: 50 minuti fa

Due burocrati rischiano di sabotare il lavoro di Mario Draghi e minacciano la stabilità del sistema bancario italiano. I loro nomi sono sconosciuti ai più: Danièle Nouy e Sabine Lautenschläger. Chi punta il dito contro di loro, invece, è Davide Serra, numero uno di Algebris Investments, un volto che gli italiani stanno imparando a conoscere, spesso accostandolo a Matteo Renzi per le sue assidue presenze alla Leopolda e il sostegno espresso al premier. Serra guarda con estremo stupore al comportamento della Vigilanza Unica della Bce (Ssm) rispetto al progetto di integrazione fra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano. È di ieri la notizia di una lettera che fissa paletti molto stringenti per un via libera all’operazione, condizioni che rischiano di complicare, se non addirittura far saltare, la prima vera integrazione fra banche popolari italiane.

La lettera della Vigilanza Bce è una pietra tombale sull’operazione?
Premetto che secondo me Banco Popolare e Bpm, prese singolarmente, hanno qualche fragilità. Milano ha problemi di governance, ma non di crediti deteriorati, Verona ha meno problemi di governance, ma ha più problemi di crediti deteriorati. Da questo punto di vista la loro è una fusione ideale: diventano una Spa, si diluiscono i problemi reciproci e hanno sinergie di costo. Ed è completamente illogico che a due banche che hanno superato gli stress test, a cui è stato detto che non hanno bisogno di ulteriore capitale, ora si dica tutto d’un tratto che per una fusione hanno bisogno di più capitale. O hai sbagliato prima o sbagli adesso. Ma se prima hai detto che andava bene, evidentemente sbagli adesso.

Si potrebbe dire che Davide Serra sia un commentatore interessato. Quella massa di crediti deteriorati che hanno in pancia Bpm e Banco popolare potrebbe far gola ad Algebris.
Questa è miopia, peraltro infondata. Se fosse mio interesse investire sui crediti deteriorati la cosa migliore sarebbe dire “non fate questa fusione”. Invece è la cosa giusta da fare, non sto parlando di me o del mio Fondo, non mi esporrei pubblicamente. Questa è una posizione sulla policy, per l’Italia.

Non crede che da due banche fragili possa nascere solo una fragilità più grande?
L’Ssm sta esercitando il libero arbitrio su una fusione che è cruciale. In Italia ci sono tre banche popolari che contano, come dimensioni: Ubi, Bpm e Banco Popolare. Questa è una delle tre migliori combinazioni possibili. Se però fermi la loro integrazione, cosa accadrà per istituti come Mps e Carige, che hanno passato gli stress test ma hanno problemi, oppure per Veneto Banca o Popolare Vicenza, che hanno fragilità e devono effettuare ricapitalizzazioni? Bloccare questa fusione crea instabilità nel sistema bancario italiano, una cosa grave perché il mandato di Ssm è la stabilità del sistema bancario europeo. Di fatto stanno agendo contro il loro mandato.

Lei vede manovre politiche dietro questo comportamento ostativo della Vigilanza della Bce?
C’è un problema politico. L’Ssm è gestito da Danièle Nouy, una francese, che viene dall’ufficio studi della Banca di Francia e non ha mai fatto politica industriale, è stata mandata a Basilea dai “talebani delle equazioni”, quelli che pensano di risolvere i problemi del mondo con le equazioni. Non solo. Il vice è una legale tedesca, Sabine Lautenschläger. Una francese e una tedesca, mentre noi italiani esprimiamo solo due vice direttori di secondo livello.

Forse non ci spettano. D’altra parte l’Italia con Mario Draghi ha la presidenza della Bce.
Questa è una scusa usata dagli italiani per difendersi. La realtà che è abbiamo 7 mila persone in Bankitalia, ma non siamo sufficientemente incisivi a livello europeo. E Draghi ha un problema di potenziale conflitto di interessi e di responsabilità, non può mettere bocca su questo.

È incompetenza oppure c’è proprio un attacco all’Italia?
Li definirei i talebani di Basilea. D’altra parte Ssm è la stessa istituzione che vuole mettere un limite alla percentuale di titoli di Stato che una banca può avere in pancia. Lì davvero c’è un disegno politico per sostenere i Bund tedeschi. Così rischiano di sabotare il lavoro che sta compiendo la Bce per la stabilità bancaria. È un attacco a Draghi e anche alla democrazia europea, anche perché il board della Bce è eletto democraticamente, mentre l’Ssm è un organo tecnico, non eletto, che sta facendo il bello e cattivo tempo.

Chi si dovrebbe muovere a difesa dell’interesse italiano?
Personalmente sconsiglierei a Renzi di muoversi, è sbagliato dal punto di vista istituzionale. È questione da tecnici, non è mica Angela Merkel che vuole bloccare la ristrutturazione del sistema europeo. I nostri devono far sentire la loro voce, Bankitalia innanzitutto. Hanno delle responsabilità, le esercitino. Però Banca d’Italia per anni ha detto che le banche italiane erano perfette, ora ha un problema di credibilità.

Cosa intende?
Basti pensare a cosa è accaduto a Banca popolare di Vicenza. È un vero shock pensare che abbia potuto fare un aumento di capitale prestando soldi ai propri clienti perché comprassero le loro azioni. È gravissimo. E tanto Consob quanto Bankitalia non si sono accorti di nulla. O non hanno controllato niente, perché andavano a prendere il prosecco con Zonin, oppure… Questo è il più grosso fallimento di Consob e Bankitalia. Anche sul Montepaschi ci sono responsabilità dei regolatori, ma quello che è successo a Vicenza è inaccettabile. Hanno prestato soldi a gente che non aveva il profilo creditizio e nessuno ha controllato. Ci sono responsabilità gigantesche del management dell'epoca della Popolare di Vicenza, ma anche di chi doveva controllare. A noi Fondi controllano di tutto e di più e poi ti ritrovi con le vecchiette che hanno il 95% dei loro risparmi in azioni di banche popolari. Una cosa completamente illegale. Evidentemente qualcosa nei controlli non ha funzionato.

Il processo di consolidamento bancario rischia un nuovo stop. Quante banche vede nel futuro in Italia?
In Inghilterra ci sono 5 grandi banche, negli Usa ce ne sono 20 ma gli Stati Uniti sono 10 volte il nostro paese. L’Italia dovrebbe avere 4-5 grandi banche. È un processo inevitabile, il tema è la velocità. Con tassi bassi, crescita bassa, alti costi, alti livelli di sofferenze, il processo di consolidamento accelera.

La convince la strategia del Governo Renzi sulle questioni bancarie?
Questo è l’unico esecutivo negli ultimi 20 anni che ha fatto qualcosa per accelerare il rafforzamento delle banche. Poi ci sono problemi di decenni, ed è sbagliato dire che è colpa del Governo. La strategia è rafforzare il sistema attraverso riforme strutturali, mettere le condizioni perché le banche agiscano, poi c’è il diritto privato e il Governo non può andare a dire alle aziende cosa devono fare.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/03/18/davide-serra-contro-vigilanza-bce_n_9497896.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001
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