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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 30, 2008, 11:02:16 pm » |
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Il sondaggio
Se il Pd corre da solo «insidia» la Cdl
La scelta autonoma vale il 5-7% di voti in più e può mutare gli equilibri alle urne
Il Partito democratico sembra costituire, almeno in nuce, uno dei più rilevanti elementi di novità delle prossime (eventuali) elezioni. Paragonabile, forse, in termini di possibile rimescolamento del mercato elettorale attuale, al ruolo che esercitò Berlusconi nel 1994. Per comprenderne le potenzialità, è utile ricapitolare brevemente la situazione del momento.
Il quadro attuale Il Pd — e il centrosinistra nel suo complesso — si muovono in una condizione di accentuata difficoltà. Per almeno due motivi: a) la disistima verso il Governo Prodi, la cui immagine negativa ricade inevitabilmente sull'insieme dei partiti di maggioranza. L'opinione che l'esecutivo abbia disatteso le aspettative che aveva, a torto o ragione, creato è assai diffusa e si è accresciuta col tempo. Oggi, al termine dell'esperienza del Professore, più di un italiano su tre (era meno di uno su cinque solo otto mesi fa) ritiene che Prodi abbia operato molto male. E un altro terzo di elettorato è comunque del parere che il Governo abbia agito in modo «deludente». Nel complesso, più del 70% esprime un atteggiamento di insoddisfazione nei confronti dell'esecutivo. È un'opinione ovviamente più presente tra l'elettorato del centrodestra, ma assai frequente anche tra i votanti per il centrosinistra e per lo stesso Pd (ove lo scontento raggiunge comunque quasi il 30%). b) la conseguente perdita relativa di consensi per le forze di centrosinistra, rispetto alle precedenti elezioni. Nel 2006 esse ottennero nel complesso il 49,8%. Oggi sembrerebbero attestarsi attorno al 44%. In particolare, sembra soffrire proprio il Pd, stimato al massimo al 29% (ma alcuni sondaggi lo valutano al 24%), a fronte del 31,3% ottenuto in occasione delle elezioni come Ulivo (Ds e Margherita). Viceversa, come si sa, il centrodestra risulta in vantaggio in tutti i sondaggi: secondo alcuni istituti, esso si colloca complessivamente attorno al 52%, secondo altri raggiunge il 55-56%. In particolare, Forza Italia appare la formazione più "in forma": il partito di Berlusconi è stimato attorno al 28-29%, a fronte del 23,7% ottenuto nel 2006.
La mobilità potenziale Come in ogni elezione, tuttavia, questo scenario è passibile di mutamenti, anche significativi: l'indecisione sul da farsi è ancora oggi relativamente diffusa tra gli elettori. Così come è, di conseguenza, assai presente la mobilità potenziale: quasi metà dell'elettorato dichiara l'intenzione di mutare il proprio voto rispetto al 2006. Beninteso, tra costoro, la maggior parte afferma di volere optare per un partito diverso da allora, ma appartenente alla stessa area politica, pur essendo ancora indecisa sulla scelta. Un'altra porzione, anch'essa piuttosto consistente (più del 10%) si confessa perplessa se astenersi o meno. In più, una percentuale analoga — quasi il 10% — esprime oggi l'intenzione di mutare schieramento: si tratta prevalentemente di giovani, residenti in piccole- medie città, specie al sud, perlopiù provenienti dal centrosinistra e orientati al centrodestra.
Il possibile ruolo innovativo Nel complesso, si respira nell'elettorato un'aria di forte insoddisfazione sulla situazione attuale e sulle scelte politiche operate sino a questo momento: di qui il diffuso desiderio di novità, sia sul piano delle proposte, sia su quello delle formazioni politiche in campo, sia, specialmente, su quello dei leader. Da questo punto di vista, secondo molti osservatori, il Pd e Veltroni potrebbero assumere un ruolo innovatore e attrarre di conseguenza una quota consistente di consensi, provenienti dagli indecisi e anche da aree lontane al posizionamento attuale del Partito. Diversi dati suggeriscono la plausibilità di queste ipotesi. Da un verso, il leader del Pd, Veltroni è, da sempre, tra i personaggi più popolari. Secondo le ultime rilevazioni, egli si trova, alla pari con Fini, ai vertici della classifica della simpatia da parte dell'elettorato. Ciò renderebbe possibile il manifestarsi di un vero e proprio «effetto Veltroni», volto ad attirare consensi. Ma l'elemento di maggiore potenzialità per il Pd sembrerebbe stare nel fatto che esso abbia deciso di "correre" da solo, senza allearsi strutturalmente alle altre forze di centrosinistra, come accadde nel 2006. Ciò sembrerebbe permettere al partito di staccarsi dal vincolo programmatico esercitato dalla forze più radicali e di attrarre, di conseguenza, più consensi dal centro e dagli astenuti/ indecisi. Occorre dire che la decisione di presentarsi autonomamente appare assai condivisa: quasi l'80% dell'elettorato attuale del Partito (e più del 70% di quello del complesso del centrosinistra) dichiara di approvarla. Anche se, per la verità, la gran parte vorrebbe che il Pd «corresse» alleandosi anche con altre forze, a patto che queste aderiscano inequivocabilmente al programma del Partito stesso.
Le potenzialità del Pd Secondo le stime più accreditate, la decisione del Pd di «correre» da solo e una campagna di comunicazione che sottolineasse il carattere innovativo e le potenzialità di questo intendimento, potrebbero garantire al partito di Veltroni vantaggi assai consistenti. Confrontando le intenzioni di voto espresse nelle due ipotesi — vale a dire, il Pd coalizzato con gli altri partiti del centrosinistra e il Pd «da solo» — si rileva oggi nei sondaggi un incremento di consensi dell'ordine del 5-7% nel caso di una scesa in campo autonoma. La differenza è costituita perlopiù da elettori che, di fronte alla scelta tra i due schieramenti tradizionali (vale a dire, il complesso del centrosinistra e il complesso del centrodestra), si dichiarano indecisi. Ma anche da votanti attuali per il centrosinistra, per il centro tout-court o tentati dall'astensione. Va da sé che la conquista di questa quota di cittadini comporterebbe un vero e proprio rivolgimento della situazione attuale, con un mutamento significativo degli equilibri tra le coalizioni. Vale la pena, però, di ribadire nuovamente come la campagna elettorale possa mutare, anche radicalmente, il quadro delineato sin qui. Molti elettori, infatti, decidono il loro voto — o cambiano opinione — all'ultimo momento, sulla base degli stimoli ricevuti. Al riguardo, tutti ricordano come alcune improvvide dichiarazioni di Prodi alla vigilia del voto del 2006 contribuirono a vanificare buona parte del vantaggio che il centrosinistra aveva accumulato negli anni precedenti.
Renato Mannheimer 30 gennaio 2008
da corriere.it
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