Il dibattito
Perché snobbare un poeta che vende?
Ci sono autori di versi amati anche dal grande pubblico, ma i critici storcono il naso
Il «caso Catalano» e gli altri: quando le rime sono profonde eppure popolari
Di ALESSANDRO TROCINO
Continua la discussione sulla poesia. Su «la Lettura in edicola fino al 14 agosto, Paolo Di Stefano traccia una mappa della produzione poetica oggi, sostenendo che è viva e gode di ottima salute. Su questo tema abbiamo ospitato un intervento
di Alberto Casadei dove si invita a «ricostruire» i lettori, con un nuovo modo
di fare poesia. Qui ospitiamo un contributo di Alessandro Trocino, giornalista
del «Corriere della Sera», che esorta ad «allargare» la visione del poeta
1/ CASADEI: LA POESIA È VIVA MA RICOSTRUIAMO I LETTORI
Sono un poeta, ma posso spiegarti. Parafrasi del titolo dell’ultima raccolta di poesia di Guido Catalano (Ti amo, ma posso spiegarti, Miraggi edizioni) e punto di partenza possibile per l’esplorazione di un mondo «poetico» parallelo a quello raccontato da Paolo Di Stefano sulla «Lettura» del 9 agosto (in edicola fino al 14). Il mercato soffre e periodicamente, nonostante il bilancio ottimistico finale («Evviva, la poesia è viva»), c’è chi canta l’epicedio di una forma letteraria sempre più distante dalle nuove generazioni. Eppure, un’altra poesia è possibile. Anzi, è già tra noi.
E, miracolo, vende e anche tanto. Catalano è l’esemplare più adatto per raccontare questo universo parallelo, lontano anni luce dall’immagine del «Poeta» curvo sui libri, altero, pensoso, accigliato, isolato, coccolato dalle case editrici e, sfortunatamente, ignorato dai più. Per riconquistare il contatto con i lettori, e oltrepassare la diffidenza del mondo editoriale e letterario, Catalano ha puntato sin dall’inizio su due strade convergenti: il web e i reading dal vivo. Classe 1971, torinese, ha cominciato con un blog il lungo cammino che lo ha portato ad essere una piccola star della poesia. Il suo profilo su Facebook vanta oltre 20 mila fan. Le sue performance dal vivo fanno il tutto esaurito. Poeta globetrotter, fa 130-150 reading all’anno (i prossimi, il 13 agosto all’Imbarchino di Torino, il 27 al Kino/Monk di Roma e il 1 settembre al Carroponte di Sesto San Giovanni).
Delle sue due ultime raccolte ha venduto 20 mila copie, il 70 per cento tra libreria e Internet, il 30 nelle serate. I «poeti» ufficiali lo ignorano, se va bene, altrimenti lo disprezzano: «I poeti ufficiali mi considerano un cabarettista, i cabarettisti ufficiali mi considerano un poeta, gli elettricisti, anche quelli non ufficiali, non mi considerano un elettricista, e fanno bene». Quando inaugura il suo blog sul «Fatto quotidiano», come spiega nella bio online, «viene sbeffeggiato da buon parte del pubblico che non gli perdona di andare a rima a cazzo». Eppure, ha un pubblico crescente di giovani e non più giovani che lo osanna, ride delle sue sgangherate rime (vedi il Cocciantone di «Fuor di metafora») e si commuove del suo antilirismo malinconico («Teniamoci stretti che c’è vento forte»). Il suo linguaggio è ironico, beffardo, colloquiale, antiretorico. Non a caso la prefazione di Sono un poeta, cara (2003) la scrisse l’amico Roberto Freak Antoni (Skiantos).
Tre titoli a caso dalle sue poesie: Viziosa femmina pallida; Le telefono per dirle che ho trovato il suo fermaglio?; Breve dialogo tra un uomo e una donna nel quale la simpatia dilaga ma nessuno bacia nessuno. Tra le muse ispiratrici dei suoi versi (anzi, di «ste robe che scrivo») non ci sono Raboni e Montale, ma Jacovitti, Woody Allen, i Peanuts e il poeta americano Billy Collins. Il prossimo anno farà il grande salto: «Se Dio vuole, pubblicherò un libro di poesie e un romanzo per Rizzoli».
Dietro di lui, e intorno a lui, c’è un piccolo plotone di poeti «performanti», che non leggono poesie alate da un piedistallo, ma con reading e poetry slam cercano un contatto vero con i lettori: Vincenzo Costantino, Paolo Agrati, Roberto Mercadini, Alfonso Maria Petrosino, Francesca Genti, Carlo Molinaro, Alessandra Racca, Anna Lamberti-Bocconi, Clara Vajthò, Giacomo Sandron, Arsenio Bravuomo, Sergio Garau, Paolo Gentiluomo, Luigi Socci. Chissà che, in un lontano futuro, non diventino loro i «poeti ufficiali».
11 agosto 2015 (modifica il 11 agosto 2015 | 16:54)
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