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Autore Discussione: ALBERTO D'ARGENIO. La riforma di Eurolandia: sussidi comuni, un Tesoro europeo..  (Letto 2777 volte)
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« inserito:: Giugno 25, 2015, 07:51:48 pm »

La riforma di Eurolandia: sussidi comuni, un Tesoro europeo e conti pubblici sani
Il progetto finale per il rilancio dell'area è stato messo a punto dai quattro presidenti dell'Unione, Draghi, Juncker, Tusk e Dijsselbloem e verrà presentato oggi ai capi di Stato e di governo.
Ecco l'anticipazione

Di ALBERTO D'ARGENIO
22 giugno 2015

ROMA. In una settimana i capi di Stato e di governo si giocano il futuro dell'euro e dei suoi 330 milioni di cittadini. Oggi il summit d'emergenza sulla Grecia mentre giovedì e venerdì i leader europei torneranno a Bruxelles per il normale vertice di inizio estate. Doveva essere quella l'occasione per presentare il rapporto dei 4 presidenti sulla nuova governance dell'euro. Ma la sua approvazione viene anticipata a oggi, per mostrare ai mercati che Eurolandia va avanti e si rinforza anche nel caso di eventuale default greco. In 25 pagine Draghi (Bce), Juncker (Commissione), Tusk (Consiglio) e Dijsselbloem (Eurogruppo) disegnano il nuovo governo della moneta unica. Il testo non piacerà a tutti i premier, per alcuni potrebbe essere poco ambizioso, ma comunque introduce diverse innovazioni nella catena di comando di Eurolandia e dovrebbe essere approvato.

INTERATTIVO

Road map di dieci anni
Nei prossimi 10 anni i capi delle istituzioni Ue vogliono ammodernare l'euro agendo su 4 pilastri: Unione Economica, Unione Finanziaria, Unione Fiscale e Unione Politica. È prevista una road map per portare a termine la ristrutturazione della divisa comune con tre diverse tappe. Il primo "stage" parte dal primo luglio 2015 e si chiude il 30 giugno 2017. Si prevede una manutenzione "senza cambiare i trattati". Per le due tappe successive nulla viene specificato, lasciando aperta la possibilità di modificarli. Il secondo stage parte dal primo luglio 2017 mentre il terzo si chiuderà nel 2025. Quest'ultimo non prevede però azioni specifiche con i 4 presidenti che si limitano a scrivere: "Quando le due tappe precedenti saranno completate l'eurozona sarà stabile, prospera e attrattiva per gli altri paesi che volessero entrarci ". Dunque un nocciolo duro, quello dell'euro, che va avanti, un'Unione più blanda per gli altri che possono però raggiungere i pionieri.

La filosofia è tedesca, riforme e conti a posto e poi solidarietà con una crescente cessione di sovranità: "I governi dovranno accettare una crescente condivisione delle decisioni sui loro bilanci e sulle loro politiche economiche. Un successo nella convergenza economica e nell'integrazione finanziaria apre la strada ad alcuni gradi di condivisione dei rischi".

Unione economica
Lo stage 1 di questo primo pilastro prevede la creazione di un Euro area System of Competitiveness Authorities. In ogni stato membro nascerà un'autorità indipendente che "dovrà controllare che i salari evolvano in linea con la produttività e valutare i progressi delle riforme ". La Commissione terrà in considerazione le loro conclusioni per scrivere le indicazioni ai singoli governi e valutare se mettere un Paese sotto procedura per deficit eccessivo o per squilibri macroeconomici.

Proprio la procedura per squilibri macroeconomici - finora mai azionata - dovrà essere usata di frequente anche "per incoraggiare le riforme strutturali ". Dunque "forzando" i governi ad agire (è un commissariamento che prevede anche sanzioni). Se questo passaggio è rivolto ai governi restii a fare riforme impopolari, il paragrafo successivo parla alla Germania: la procedura sarà lanciata "anche contro chi accumula surplus di bilancio senza stimolare la domanda interna". In questa fase di "convergenza" c'è l'impegno ad accompagnare riforme e risanamento con "una politica sociale da Tripla A".

Nello Stage 2 dell'Unione economica si legge: "Nel medio periodo il processo di convergenza per rendere più resistente l'euro deve diventare più vincolante concordando una serie di standard di alto livello definiti nella legislazione europea che ogni governo dovrà raggiungere. La sovranità sarà condivisa, ci saranno decisioni forti a livello di area euro e di singoli paesi. Gli standard comuni riguarderanno mercato del lavoro, competitività, ambiente economico, pubblica amministrazione e politica fiscale. Le procedure per squilibri macroeconomici potrebbero esser usate non solo come strumento per prevenire e correggere squilibri, ma anche per spingere le riforme verso gli standard comuni ". Dunque una stretta ancora più potente sulle riforme ma dal 2017 "chi centrerà gli obiettivi potrà accedere al Meccanismo per l'assorbimento degli shock". Dovrebbe essere un nuovo bilancio comune della zona euro pensato per aiutare i governi a reagire a ondate di disoccupazione in caso di crisi.

Unione Finanziaria
Lo stage 1 prevede il completamento dell'Unione bancaria per rendere gli istituti di credito più forti e garantire i risparmiatori in caso di shock sistemici. Nascerà poi una Unione dei capitali (Capital Markets Union) che assicuri "fonti di finanziamento diversificate per le aziende rispetto al credito bancario e dia una maggiore integrazione ai mercati finanziari ".

Unione Fiscale
Punta a garantire conti pubblici in ordine. Stage 1: "L'attuale governance deve essere rinforzata con la creazione di un European Fiscal Board che darà una valutazione indipendente sulla qualità dei bilanci nazionali ". Stage 2: "Per muovere verso una vera Unione Fiscale serve un sistema di stabilizzatori comuni (ammortizzatori sociali, ndr) per reagire agli shock". Come anticipato sull'Unione economica, potranno accedervi i paesi che avranno fatto le riforme.

Unione politica
Prevede di aumentare il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali nelle decisioni di politica economica di Bruxelles. Si doterà l'Eurogruppo di un presidente a tempo pieno (non più un ministro in carica). Infine rispetto alle prime bozze non è più prevista la trasformazione del Fondo salva- Stati in un Fondo monetario europeo (ci si limita a dire che , insieme al Fiscal Compact, sarà incorporato nel diritto comunitario). C'è però una novità nello stage 2, dunque dal 2017: la creazione di un ministero delle Finanze europeo: "Il Patto di Stabilità resta l'ancora per la stabilità e la fiducia nelle nostre regole di bilancio. Ma una vera Unione Fiscale richiede una condivisione maggiore delle decisioni di politica di bilancio. Questo non significa centralizzare tutti gli aspetti della politica sulle entrate e sulle uscite, i governi continueranno a decidere sulle tasse e sull'allocazione delle poste di spesa ma con l'evoluzione della zona euro sempre più decisioni dovranno essere prese collettivamente e per questo sarà necessario creare un Tesoro dell'eurozona". Una cessione di sovranità che darà sempre più peso a Bruxelles nelle decisioni economiche.

© Riproduzione riservata
22 giugno 2015

Da - http://www.repubblica.it/economia/2015/06/22/news/la_riforma_di_eurolandia_sussidi_comuni_un_tesoro_europeo_e_conti_pubblici_sani-117397398/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_22-06-2015
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 27, 2015, 10:42:17 am »

Vertice Ue, compromesso nella notte: 40mila migranti distribuiti in 2 anni
Il premier italiano duro durante il Consiglio europeo a Bruxelles: "Solidarietà o perdiamo tempo. Se non siete d'accordo sui 40mila da accogliere non siete degni di chiamarvi Europa".
Poi, dopo la mediazione: "Si poteva fare di più, ma è un primo passo"


Dal nostro inviato ALBERTO D'ARGENIO
26 giugno 2015
   
BRUXELLES - Si litiga furiosamente a Bruxelles sul piano europeo per ripartire tra i Ventotto 40mila migranti sbarcati in Italia e Grecia e altri 20mila rifugiati nei campi Unhcr in Africa. I governi dell'Europa orientale fanno blocco, cercano di affondare il pacchetto chiamato a far crescere politicamente l'Unione nel nome della solidarietà. Matteo Renzi, insieme ad Angela Merkel e François Hollande, è durissimo contro il blocco dell'Est guidato da Polonia, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Ma va in scena anche uno scontro istituzionale ai massimi livelli con un inedito litigio tra il numero uno della Commissione ed autore del piano, Jean Claude Juncker, e il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk. Alla fine, intorno alle due e mezza del mattino, la fumata bianca. Arriva un compromesso che Renzi commenta così: "Si poteva fare di più, ma è un primo passo e sono contento che l'Europa riconosca che il problema della migrazione è di tutti". Ma la drammaticità del negoziato viene confermata da un diplomatico di lungo corso secondo il quale "lo spirito di questo vertice è stato uno dei peggiori che si siano vissuti da decenni".

A causa della discussione sulla Grecia il dossier immigrazione slitta di un paio d'ore e viene affrontato dai leader a cena. Sono circa le otto di giovedì sera quando scatta l'agguato del fronte dell'Est. Nei giorni scorsi, proprio per venire incontro alle perplessità di Spagna, Francia e dell'ex blocco sovietico, gli sherpa avevano diluito alcuni passaggi del piano. Lo schema prevedeva di far approvare il meccanismo a luglio dai ministri degli Interni, che avrebbero cambiato i criteri per le quote di ripartizione tra i singoli paesi per venire incontro a chi, come la Spagna, già fa molto sul fronte accoglienza. E poi far sparire le quote obbligatorie sostituendole con una formula che avrebbe evitato il precedente giuridico sgradito ad Est senza tuttavia cambiare la sostanza del piano, che sarebbe rimasto di fatto vincolante per tutti.

Nelle previsioni della vigilia questo maquillage lessicale avrebbe permesso al testo di passare, ma a inizio cena si è capito che le cose non sarebbero andate così. Prima il no secco dei paesi dell'Est. Poi il colpo di scena: l'ex premier polacco Tusk  -  così raccontavano diverse delegazioni -  tradisce la neutralità richiesta dal suo ruolo di presidente del Consiglio europeo e si schiera apertamente con la fronda orientale sposando la causa della volontarietà. Facendo infuriare Juncker. Un gravissimo scontro istituzionale tra Consiglio e Commissione al termine del quale il lussemburghese apostrofa il collega: "La tua posizione è oltre le tue competenze, io vado avanti da solo". Allusione al fatto che la proposta avanzata a maggio da Bruxelles può comunque passare a maggioranza dei governi.

Anche la Merkel e Hollande sono furiosi. Renzi con toni pacati è durissimo nei contenuti: "Se non siete d'accordo con 40mila migranti non siete degni di chiamarvi Europa. Se questa è la vostra idea di Europa tenetevela pure, o c'è solidarietà o non fateci perdere tempo". Il fronte dell'Est non vuole alcuna forma di obbligo, nemmeno implicito, sulla ripartizione dei migranti. I toni di voce sono sempre più alti, vola qualche parola pesante. Anche il "ministro degli Esteri" dell'Unione, Federica Mogherini, interviene dicendo che "se non siamo capaci di dividerci i migranti non siamo la grande Europa che può negoziare in giro per il mondo".

Intorno alle undici di sera, terminato il dessert, la riunione viene sospesa per una trentina di minuti in modo da raffreddare gli animi e gli sherpa di Tusk tirano fuori una nuova bozza. "Inaccettabile", scandiscono Renzi, Juncker e la Merkel tornando al tavolo negoziale. Le ex quote sono su base puramente volontaria e il meccanismo deve passare per consenso: significa depotenziarne del tutto la base giuridica e non permettere a luglio ai ministri degli Interni la minaccia della prova di forza del voto a maggioranza per superare la minoranza di blocco. Il che spiega l'irritazione di Juncker, che aveva fiutato la trappola. Renzi risponde a un durissimo intervento della presidente lituana Dalia Grybauskaite: "Non accetto questa discussione meschina ed egoista, o fate un gesto anche simbolico o l'Italia può permettersi di fare da sola, è l'Europa che non può permetterselo".   

Lo scontro si protrae nella notte. Alla fine arriva il compromesso. Bizantino. I ministri degli Interni a luglio decideranno a maggioranza qualificata la ripartizione dei 40mila, ma le quote per paese saranno riscritte da Commissione e presidenza del Consiglio Ue e verranno adottate per consenso. Salta la volontarietà scritta esplicitamente ma c'è un richiamo alle conclusioni del summit del 23 aprile, quello convocato dopo la strage di 900 migranti nel Canale di Sicilia, nelle quali si parlava di volontarietà. "Però si sono impegnati tutti a starci", spiega una fonte europea. Tranne Ungheria e Bulgaria, che hanno ottenuto di sfilarsi dal meccanismo come Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca che possono farlo grazie allo storico opt out su Schengen e migrazione. Il via libera arriverà dai ministri il 9 luglio e il meccanismo sarà operativo dopo l'estate. Almeno questa è la speranza che si respirava in questa calda notte di Bruxelles. 
 
© Riproduzione riservata
26 giugno 2015

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2015/06/26/news/vertice_ue_sui_migranti-117716562/?ref=HRER3-1
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