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Autore Discussione: Mafia Capitale, Cantone: “Un livello di infiltrazione incredibile: Roma ostaggio  (Letto 3899 volte)
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« inserito:: Giugno 06, 2015, 05:23:29 pm »

Mafia Capitale, Cantone: “Un livello di infiltrazione incredibile: Roma ostaggio”
Giustizia & Impunità
All'Università di Pisa il presidente dell’Anticorruzione ha commentato gli sviluppi dell'inchiesta che giovedì ha portato all'arresto di 44 persone: "Commissariare il Comune? Spetterà al prefetto capire qual è la situazione. Gran parte delle vicende si sono verificate prima dell’arrivo di questa giunta, anche se alcune propaggini la riguardano". Poi il n.1 di Anac ha puntato il dito contro gli imprenditori: "Usano la corruzione per creare un sistema anti concorrenziale che ha bloccato il Paese"

Di F. Q. | 5 giugno 2015

“Un livello di infiltrazione nel mondo della politica veramente incredibile. Sono stati coinvolti in questa seconda tranche 5 consiglieri comunali. L’immagine di una amministrazione veramente ostaggio del mondo corruttivo purtroppo è un’immagine non del tutto sbagliata”. E’ la fotografia scattata dal presidente dell’Authority anticorruzione, Raffaele Cantone, sui nuovi sviluppi dell’inchiesta Mafia Capitale, che giovedì ha portato all’arresto di 44 persone.

Uno scandalo che ha fatto scoppiare l’ennesima bufera sul sindaco di Roma, Ignazio Marino, e moltiplicare le voci di coloro che chiedono il commissariamento del Comune: “E’ in corso un’attività ispettiva che deve ovviamente dimostrare una serie di cose – ha detto il numero uno dell’Anac rispondendo sul punto durante un seminario all’Università di Pisa all’Edicola dei saperi, che un anno fa è stata riaperta dopo essere stata confiscata alla mafia – spetterà al prefetto di Roma capire qual è la situazione. Bisogna vedere dove è arrivato il livello di infiltrazione, non dimentichiamo che lo scioglimento del consiglio comunale non è legato ai fatti corruttivi in sé, deve dimostrare l’esistenza di fatti di infiltrazione mafiosa. Gran parte delle vicende si sono verificate prima dell’arrivo di questa giunta, anche se alcune propaggini hanno riguardato l’attuale, quantomeno, consiliatura, non l’amministrazione”.

I tentacoli della piovra si allungavano dalla Capitale verso la Sicilia, sull’affare migranti. L’appalto da 100 milioni di euro del 2014 per il Cara di Mineo è la storia più delicata politicamente e più rilevante dal punto di vista economico di Mafia Capitale. “Siamo al paradosso che ci sono gli arresti e l’appalto è ancora in corso”, rileva Cantone in merito alla situazione al centro di accoglienza richiedenti asilo più grande d’Europa il cui appalto è al centro di un’inchiesta che vede indagato anche il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd).

Su quell’appalto il presidente dell’Anac aveva da tempo accesso i fari, segnalandolo al ministero dell’Interno: “A noi era apparso immediatamente un abito su misura“, dice Cantone. “Abbiamo evidenziato – spiega – una serie di gravi irregolarità di quell’appalto. Qui ognuno deve fare la sua parte”, è l’appello. “Il livello vero della preoccupazione è il clamoroso coinvolgimento di pezzi dell’amministrazione pubblica, soprattutto politica”. Ma dal Viminale non è mai arrivata alcuna risposta.

Il 27 maggio scorso Cantone scriveva al ministro Angelino Alfano (Ncd, formazione politica nella quale milita anche Castiglione) una lettera in cui definiva illegittimo l’appalto. Tutto era iniziato il 25 febbraio quando Cantone definiva la gara “illegittima” perché “in contrasto con i principi di concorrenza, proporzionalità, trasparenza, imparzialità e economicità”. Ma dal ministero dell’Interno non arrivavano reazioni. Anzi: il 25 marzo davanti ai parlamentari del Comitato Schengen il prefetto Mario Morcone difendeva l’operato di chi gestisce il centro: “A certe situazioni bisogna fare attenzione, perché ci sono sicuramente aspetti di opacità, ma anche tanta gente per bene”, conclude il prefetto. Così il 6 maggio Cantone ribadiva per iscritto il proprio parere al Consorzio Calatino: la gara è illegittima. Ma il 15 maggio Giovanni Ferrera, direttore generale del Consorzio, indagato dalla procura di Catania insieme ad altre 5 persone tra cui Castiglione, firmava e pubblicava la determina che conferma l’appalto da 100 milioni.

Cantone ha puntato il dito anche contro la classe imprenditoriale italiana: “I principali imprenditori coinvolti nella Tangentopoli del 1992 – ha detto il capo dell’Anticorruzione – sono gli stessi coinvolti nelle pratiche corruttive di oggi e non credo che peccheremmo di eccesso di comunismo se dicessimo che la classe imprenditoriale italiana si nasconde dietro la corruzione per creare un sistema anti concorrenziale che alla fine ha bloccato lo sviluppo del sistema Paese”. “Non solo tutto ciò è stato prodotto – ha spiegato Cantone – da leggi criminogene come la legge Obiettivo, teoricamente perfetta e che invece non ha funzionato e ha consegnato il Paese nelle mani di una lobby di 10-12 costruttori“. Cantone ha poi sottolineato che “non è vero che tutta la legislazione, che secondo i più ha favorito fenomeni illeciti o correttivi, è colpa di Berlusconi, perché la legge sul falso in bilancio è stata fatta su richiesta di Confindustria perché quella legislazione avrebbe favorito uno sviluppo al Paese che invece non c’è stato”. “Questo perché – ha concluso – gli imprenditori hanno capito che i politici non vanno comprati ma allevati come polli da batteria, come rivelano le indagini su Mafia Capitale”.

di F. Q. | 5 giugno 2015

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/05/mafia-capitale-cantone-un-livello-di-infiltrazione-incredibile-roma-ostaggio/1751283/
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 06, 2015, 05:24:39 pm »

Mafia Capitale, inchiesta bis: 44 arresti e 21 perquisizioni.
In manette consigliere regionale Gramazio ex consigliere regionale Pdl
Giustizia & Impunità
L'inchiesta sul "Mondo di mezzo" della Procura di Roma prosegue. Operazione del Ros nel Lazio, in Sicilia e Abruzzo. Nel mirino anche la gestione dell'accoglienza di immigrati. A tre giorni dal giudizio immediato per il “Mondo di mezzo” la nuova bufera giudiziaria ha investito politici di Fi e Pd. Confermato il “sistema Odevaine” pensato per garantire un ritorno economico a chi gestiva i centri d’accoglienza. In manette i manager di una cooperativa di area Comunione e Liberazione. Buzzi: "Ma questi i consiglieri comunali devono sta ai nostri ordini..."

Di Andrea Palladino e Giovanna Trinchella | 4 giugno 2015

“Ma questi i consiglieri comunali devono sta ai nostri ordini …. faccio come … ma perché io devo sta agli ordini tuoi …. te pago … ma va a fanculo”. Salvatore Buzzi, l’uomo delle coop che diceva: “Pago tutti”, spiega in una intercettazione l’asservimento totale dei politici agli ordini di Mafia Capitale. Il secondo atto dell’inchiesta è arrivato questa mattina: 44 arresti, 21 perquisizioni A tre giorni dal giudizio immediato per il “Mondo di mezzo” arriva una nuova tempesta giudiziaria sulla politica. Ci sono, tra gli altri: l’ex consigliere regionale di Forza Italia (Luca Gramazio), l’ex presidente Pd del Consiglio comunale in Campidoglio (Mirko Coratti) e l’ex assessore alla Casa del Pd (Daniele Ozzimo). E poi i consiglieri comunali di Fi (Giordano Tredicine) e “Centro democratico con Tabacci” (Massimo Caprari). Ma anche l’ex presidente Pd del X Municipio di Ostia (Andrea Tassone) e l’ex assessore Pd alle Politiche sociali (Angelo Scozzava).

Come nella prima tranche nel mirino degli inquirenti sono finiti democratici e forzisti, alcuni dei quali risultavano già indagati. Cuore di questa seconda parte di inchiesta il business degli immigrati di cui parlava in una famosa intercettazione Buzzi: “Con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga”. In manette anche i manager di una cooperativa di area Comunione e Liberazione.

Tra gli arrestati uomini di Forza Italia e del Pd
Tra i 44 arresti del Ros c’è Luca Gramazio, consigliere di Forza Italia in Regione Lazio che si era dimesso dal capogruppo subito dopo la prima tranche dell’inchiesta, ma non aveva lasciato la poltrona di consigliere alla Pisana. Per lui l’accusa è di partecipazione all’associazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati per aver favorito sfruttando la sua carica politica: prima come capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale e in seguito come capogruppo Pdl (poi FI) appunto in Consiglio Regionale. Per gli inquirenti era stato a cena nel 2013 insieme al padre con Carminati: “Nulla da rimproverarmi – aveva detto rispondendo alla domanda sulla nomina alla commissione Trasparenza – Non faccio parte di un sistema”. In una intercettazione, il 23 luglio del 2013, però Carminati gli diceva: “Mo te sto a guarda’ ‘sta cosa per la … commissione trasparenza”.

Misura cautelare anche per l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, che si era autosospeso dal Partito democratico a dicembre. Lo scorso gennaio contro il suo ufficio politico c’era stato un attentato incendiario. In manette anche l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo (Pd): quest’ultimo era alla cena risalente al 2010 che per qualche giorno ha rappresentato con una fotografia della capacità di infiltrazione di Mafia capitale nelle istituzioni. I Ros hanno eseguito gli arresti anche dei consiglieri comunali Giordano Tredicine (vicepresidente del consiglio comunale e vicecoordinatore di Forza Italia per il Lazio), Massimo Caprari (capogruppo Centro democratico in Comune), l’ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone (Pd), Fabrizio Franco Testa, Angelo Scozzava, ex assessore alle Politiche sociale e già alla guida del dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della salute del Comune. Nuova ordinanza di custodia cautelare anche per Carminati e Buzzi.

Il gip Flavia Costantini ha firmato l’ordine di cattura anche per Stefano Bravo (già protagonista delle polemiche politiche legate alla prima ondata di arresti, perché tra i creatori della fondazione Human di Giovanna Melandri) e Pierpaolo Pedetti (Pd), presidente della commissione comunale Patrimoni. Domiciliari per Stefano Venditti, ex presidente della Lega Coop Lazio, il dirigente della Regione Lazio Guido Magrini nella veste di responsabile del dipartimento politiche Sociali, Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio, Franco Figurelli (misura carcere) che lavorava presso la segreteria di Coratti. Domiciliari per il costruttore Daniele Pulcini.

I carabinieri del Ros hanno eseguito misure cautelari per 44 persone con accuse di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. E la procura di Roma allarga al resto d’Italia l’inchiesta sulle relazioni pericolose tra colletti bianchi e criminali ormai organizzati: gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna. Perquisite 21 persone c’è anche l’ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio, Maurizio Venafro. L’ex braccio destro del presidente della Regione è indagato dai pm romani per il reato di tentativo di turbativa d’asta. La vicenda, per la quale Venafro si è dimesso nel marzo scorso, è relativa ad una gara d’appalto per l’acquisto del servizio Cup (il Centro Unico Prenotazione) che venne indetta e poi revocata nel dicembre scorso dallo stesso Zingaretti dopo che il bando era finito nelle carte dell’inchiesta.

I carabinieri, questa mattina all’alba, sono arrivati nella sede della cooperativa La Cascina a Tor Vergata (Roma) per acquisire documenti. Cuore di questa seconda tranche di il business degli immigrati di cui parlava in una famosa intercettazione l’ex uomo delle coop, Salvatore Buzzi: “Con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga”.  La rete di cooperative sociali, grazie a Mafia Capitale, si “sono assicurate numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”.

Arrestati i manager della cooperativa La Cascina
I manager della cooperativa La Cascina, vicina a Cl, erano “partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine” e hanno commesso “plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta” dal 2011 al 2014, mostrando così una “spiccata attitudine a delinquere” per ottenere vantaggi economici. Per questo il gip ha emesso una misura nei confronti anche di Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari.

Secondo il Gip, Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”. Nello specifico, Odevaine avrebbe tra l’altro orientato le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, in modo da creare creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina. Avrebbe inoltre fatto pressioni finalizzate a far aprire i centri per immigrati in luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara, che venivano poi predisposti in modo da garantire l’attribuzione di un punteggio elevato alla stessa La Cascina.

Il business degli immigrati e il sistema Odevaine
Al centro dell’indagine che ha portato agli arresti c’è appunto il “ramificato sistema di corruzione” creato per favorire un cartello di imprese interessato alla gestione dei centri di accoglienza, in grado di accedere ai consistenti finanziamenti pubblici stanziati per i flussi migratori. Un business che conosceva bene Luca Odevaine che nel marzo scorso ha ammesso di aver intascato tangenti. Negli atti dell’inchiesta gli inquirenti descrivevano così l’indagato: “Odevaine è un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati”. Un figura importante perché “la qualità pubblicistica di Odevaine risiede nell’essere appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione” e al contempo è “esperto del presidente del C.d.A. per il Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”, ente che soprintende alla gestione del Cara di Mineo“. E anche oggi il ruolo di Odevaine, nella veste di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, viene confermato. Era lui che “doveva garantire consistenti benefici economici ad un ‘cartello d’imprese’ interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti dall’aggiudicazione dei relativi appalti”. Per Odevaine il gip ha respinto la richiesta d’arresto.

Il primo troncone dell’indagine aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e in carcere Massimo Carminati e l’uomo delle coop Salvatore Buzzi. I pm romani Cascini, Ielo e Tescaroli, coordinati dall’aggiunto Michele Prestipino e dal procuratore Giuseppe Pignatone, hanno lavorato a lungo in questi mesi sul nuovo fronte.
di Andrea Palladino e Giovanna Trinchella | 4 giugno 2015

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/04/mafia-capitale-inchiesta-bis-44-arresti-e-21-perquisizioni/1745826/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-2015-06-04
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« Risposta #2 inserito:: Giugno 06, 2015, 05:25:46 pm »

Mafia Capitale, altri 21 indagati: anche un sottosegretario siciliano e un ex assessore di Alemanno
Sotto inchiesta Giuseppe Castiglione (Ncd) per la gestione del Cara di Mineo, l'ex responsabile all'Ambiente del Pdl in Campidoglio e Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Zingaretti che già si era dimesso tre mesi fa. Nuove perquisizioni alle coop, sia cattoliche che rosse

Di MARIA ELENA VINCENZI e GIOVANNA VITALE
05 giugno 2015
   
Mafia Capitale e business dei migranti, dopo gli arresti una nuova ondata di indagati. Tra questi, il sottosegretario all'Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), che risulta tra i sei sotto inchiesta per turbativa d'asta nell'inchiesta della Procura di Catania sull'appalto per la gestione del Cara di Mineo che ha replicato: "Si ripete la stessa storia di sei mesi fa, apprendo dalla stampa di essere indagato ma io non ne so nulla. Tutta questa vicenda è semplicemente assurda". E Marco Visconti, ex assessore all'Ambiente della giunta capitolina allora guidata da Gianni Alemanno.

Nuovo provvedimento anche per Maurizio Venafro, ormai ex capo di gabinetto del governatore Zingaretti che si era già dimesso tre mesi fa dopo aver appreso di essere indagato dalla Procura di Roma "in un'inchiesta relativa ad una gara d'appalto della Regione". E Calogero Salvatore Nucera, ex capo segreteria di Francesco D'Ausilio quando era capogruppo del Pd in consiglio comunale a Roma. C'è Patrizia Cologgi, ex capo del dipartimento della protezione civile comunale. Sono questi alcuni dei nomi dei ventuno indagati della seconda tranche di Mafia Capitale che ha portato ieri all'arresto di 44 persone. Dirigenti comunali e politici che ieri sono stati perquisiti dai carabinieri del Ros su mandato del procuratore aggiunto Michele Prestipino e dei pubblici ministeri Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli.

Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha appena inviato al Consiglio comunale la richiesta di sospensione dalla carica delle persone colpite ieri dagli arresti. "Stiamo già procedendo, per noi basta l'ordinanza di custodia cautelare. Ho firmato le lettere al consiglio comunale. La procedura è in atto - ha detto il prefetto Franco Gabrielli a Radio Roma Capitale all'interno della trasmissione - Questa seconda parte dell'inchiesta la definirei un aftershock più che un terremoto, perché il vero terremoto fu a dicembre".

Interrogatori di garanzia. Intanto, è iniziata la prima tornata di interrogatori di garanzia per i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare. Oggi sono sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente dell'Assemblea Comunale, che al gip ha detto: "Non ho commesso reati". "L'interrogatorio è andato bene - ha spiegato l'avvocato lasciando il carcere - Non sono ottimista ma sono consapevole che Coratti non ha commesso reato, si tratta di dimostrarlo. Siamo nelle mani della giustizia". Poi sono stati ascoltati Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa "La Cascina"; il dirigente comunale Angelo Scozzafava e l'ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani, sabato, sarà la volta di tutti gli indagati portati ieri nel carcere di Rebibbia.

Nuovi indagati. Avvisi di garanzia anche a Clelia Logorelli, responsabile parchi e giardini di Eur Spa, e a Mirella Di Giovine, ex direttore del Dipartimento Patrimonio. Indagato anche Silvio Praino, imprenditore alberghiero riconvertito da anni nelle strutture di accoglienza dei migranti: è accusato di avere usato la sua amicizia con Odevaine per trasformare il suo hotel in un centro di accoglienza. Indagato pure Antonio Pulcini, padre del costruttore Daniele, ieri colpito da misura cautelare e Maurizio Marotta, presidente della cooperativa Capodarco. E ancora: Fabrizio Amore, Ettore Lara e Gabriella Errico, presidente della cooperativa sociale "Un sorriso" finita nell'occhio del ciclone qualche mese fa in seguito alle tensioni nel quartiere romano di Tor Sapienza tra i residenti e gli immigrati del centro di accoglienza di via Morandi. E il sottosegretario all'Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), tra i sei indagati per turbativa d'asta nell'inchiesta della Procura di Catania sull'appalto per la gestione del Cara di Mineo. Che si difende: "Già sei mesi fa quando venne pubblicata la notizia sull'inchiesta a mio carico caddi dalle nuvole ora ci risiamo. Ma di cosa stiamo parlando poi?". E sulla gara d'appalto per Mineo dice: "Feci una gara in piena emergenza". Su Luca Odevaine: "Quando l'ex ministro Maroni mi chiamò per l'emergenza immigrati chiamai Odevaine. In quel momento era il direttore della Polizia provinciale in carica a Roma, una persona autorevole, cosa avrei dovuto fare?".

E che le cooperative, bianche o rosse, fossero la rete per aggiudicarsi una serie di appalti milionari era chiaro: non a caso, tra le società perquisite compaiono sia diverse del gruppo La Cascina, storicamente vicina a Comunione e Liberazione, sia la Cooperativa Edilizia Deposito Locomotive Roma San Lorenzo, da sempre vicina al centrosinistra. Anche Abitus, Casa della Solidarietà, Domus Caritatis, L'Oliveto Import-export, La Cascina Global service, Segni di Qualità. "La cooperativa La Cascina ritiene di dover evidenziare che i provvedimenti che hanno interessato alcuni propri dirigenti non riguardano in alcun modo reati di mafia", afferma, in una nota, il presidente del Consiglio di amministrazione, Giorgio Federici.

Le carte. Scrivono i pm: "Visconti era assessore all'Ambiente, assessorato che ha un contratto di servizio con Ama e un forte potere di indirizzo verso la stessa azienda municipalizzata. Nell'assessorato vi era un dirigente preposto ai rapporti con Ama. Franco Panzironi, nella sua qualità di presidente di Multiservizi, si era recato presso l'assessorato per riunioni con Visconti e gli altri operatori, tra i quali, alcune volte, Buzzi. In uno di questi incontri, verso la fine di settembre 2012, il citato assessore lo aveva chiamato in forma riservata e gli aveva detto che Buzzi era interessato a contribuire per le campagne elettorali del sindaco Alemanno e di Visconti medesimo con una cifra complessiva di 400mila euro da dividersi tra Alemanno e Visconti. Originariamente Visconti gli aveva chiesto di far transitare tali somme attraverso la Fondazione Nuova Italia, della quale lui era segretario e Alemanno presidente. A Visconti i soldi dovevano arrivare in contanti, in ragione del fatto che si sentiva attenzionato da organi investigativi per vicende legate alla moglie. I soldi Buzzi li avrebbe portati in Fondazione dove poi Visconti sarebbe passato a prenderli. Gli appuntamenti per le consegne avvenivano all'esterno della Fondazione, ma per telefono. Effettivamente, nel 2013 avvennero tali consegne, circa 10  -  probabilmente 9 in vista delle elezioni regionali, 1 in vista della comunali. La prima volta Buzzi gli aveva detto che nel plico che gli consegnava vi erano 15mila euro. La dinamica della consegna a Visconti era sempre identica. Veniva Buzzi, consegna i plichi e successivamente venivano Visconti, il suo capo segreteria o un suo rappresentante a ritirarlo".

Su Venafro, invece, i magistrati scrivono: "La faccenda riguarda la gara d'appalto per i Cup (centralino unico di prenotazione) della Regione Lazio da oltre 1 milione di euro. Nel gruppo economico riconducibile a Buzzi, con azioni ispirate dallo stesso Buzzi, Testa e Carminati e direttamente condotte da Gramazio, lui è intervenuto sulle intese raggiunte (per l'assegnazione del bando) modificandole e ottenendo a garanzia da Venafro la nomina della commissione aggiudicatrice di Angelo Scozzafava, ormai interlocutore dell'organizzazione all'interno delle istituzioni, che ha comunicato a Buzzi il contenuto dei lavori della commissione e ne ha orientato le scelte per ottenere il risultato".
Mafia Capitale, Odevaine a Bruera: "30 mila euro in contanti da versare frazionati"
Odevaine e i soldi in Venezuela. Luca Odevaine aveva ricevuto 30 mila euro da Mafia Capitale per il suo ruolo nel Tavolo nazionale per i richiedenti asilo e aveva il problema di portare il denaro all'estero, in Venezuela, senza incappare nella legge italiana. E' quanto documenterebbe un video realizzato dal Ros carabinieri con una telecamera nascosta nello studio dell'ex vice capo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni in Campidoglio, arrestato per associazione mafiosa. Odevaine è seduto davanti a un tavolo pieno di carte accanto a Marco Bruera, suo collaboratore finito ieri ai domiciliari. Mentre parla Odevaine maneggia delle mazzette di denaro. "Mi raccomando ti chiedo massima riservatezza - dice -, dopo di che m'hanno dato dei soldi...che devo versare e poi rimandare in Venezuela. Me li hanno dati ieri sera questi soldi, per cui io stamattina so' andato in banca...e non me li fanno... cioè non li posso versare tutti sennò mi fanno la segnalazione all'antiriciclaggio".

Ipotesi scioglimento Comune di Roma. La decisione del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, su un eventuale scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose avverrà entro i 45 giorni successivi al 15 giugno, giorno in cui la commissione incaricata dalla prefettura di verificare se la criminalità è entrata in Campidoglio o meno renderà nota la sua relazione, che al momento è già "corposissima" e composta da "oltre 700 pagine". In caso affermativo si passerà comunque per un'istruttoria del ministro dell'Interno, prima della decisione finale da parte del Consiglio dei ministri. "Il mio predecessore - ha spiegato Gabrielli intervenuto a Radio Roma Capitale - a seguito dell'ordinanza di custodia cautelare, e di una evidente ipotesi di infiltrazioni del Consiglio comunale" della prima parte di Mafia Capitale, "attivò la procedura attraverso la costituzione di una commissione di accesso che aveva 3 mesi di tempo. Poi questi tre mesi sono stati prorogati dal 15 di marzo al 15 giugno, termine che la commissione anche in conseguenza di questa ulteriore e corposa appendice si prenderà tutto. Ad oggi il prefetto di Roma non conosce gli esiti di questa attività perché la commissione entro il 15 dovrà produrre una relazione, peraltro so che è corposissima, sull'attività che non sarà un'attività di esegesi dei provvedimenti giudiziari, ma sarà anche tra le altre cose invasiva rispetto agli ambiti delle amministrazioni che sono state toccate da questa vicenda e in particolare il Comune e i Municipi - ha continuato Gabrielli - All'esito di questa attività il prefetto avrà 45 giorni di tempo, durante cui formulerà la sua valutazione anche sentito il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che sarà allargato al procuratore Giuseppe Pignatone. All'esito di questa vicenda- il ministro dell'Interno farà una sua ulteriore istruttoria, e qualora dovesse ritenere che il Comune di Roma è stato infiltrato e quindi da sciogliere, produrrà la proposta al Cdm che nel nostro Paese è l'organo che procede allo scioglimento dei consigli comunali". Ma, ha aggiunto il prefetto, "non vorrei che passasse l'idea di Fabio Quinto Massimo il temporaggiatore. I commissari mi stanno parlando di una relazione che ha già superato le 700 pagine. Le carte dovranno essere ponderate e non saranno sufficienti. La procedura prevede che il prefetto si avvalga della consulenza del Comitato provinciale". Questo "avrà un ruolo", è "un organo consultivo, e non decisionale. La decisione spetta al Prefetto. Nel Comitato siederà il principale attore investigativo, lì sentiremo le sue valutazioni".

Intanto, la giunta Marino si schiera dalla parte del sindaco. "Il sindaco non si dimetterà, né la giunta né nessun altro", e "noi andiamo avanti perché chi ci ha preceduto ha creato questo danno mentre noi abbiamo contribuito a combatterlo e andiamo avanti con l'azione di liberazione della città di Roma dal malaffare - ha detto l'assessore capitolino ai lavori pubblici, Maurizio Pucci - Roma se la sono già mangiata e la verità è che dobbiamo liberarla definitivamente da questa gente che in questi anni se l'è mangiata", ha continuato Pucci, assicurando che "il sindaco rappresenta la vera novità della città, e la giunta si è stretta attorno a lui e con lui va avanti".

Le reazioni. Quanto avvenuto a Roma "è molto inquietante e dobbiamo tutti provare molto dolore e vergogna: non si può giocare sulla pelle delle persone più deboli e fragili - ha commentato il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti - Non deve passare l'idea che il mondo del sociale sia tutto così, perché ci sono migliaia di realtà che lavorano in modo pulito". Ad ogni modo "alcuni mesi fa avevo detto, fra lo stupore di qualcuno, che ne avremo viste delle belle. Non è un atto di accusa a nessuno ma chi come noi opera all'interno di certi settori aveva già percepito alcune cose. Ma non ci siamo mai sottratti quando abbiamo avuto elementi dal consegnarli agli inquirenti".

I sindacati hanno organizzato "una fiaccolata contro le mafie, per la legalità e la rigenerazione delle classi dirigenti della nostra città. In seguito agli ultimi avvenimenti che stanno investendo la politica romana invitiamo la cittadinanza, i lavoratori, i pensionati, i giovani a partecipare alla fiaccolata che stiamo organizzando e che si terrà mercoledì 10 giugno, alle ore 17.30, in piazza Santi Apostoli", ha spiegato in una nota il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Claudio di Berardino, il responsabile della Cisl di Roma Mario Bertone e il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio Alberto Civica.

© Riproduzione riservata
05 giugno 2015

Da - http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/06/05/news/mafia_capitale_altri_21_indagati_c_e_anche_venafro_ex_capo_di_gabinetto_del_governatore_zingaretti_e_l_ex_assessore_viscon-116079852/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_05-06-2015
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« Risposta #3 inserito:: Giugno 06, 2015, 05:27:05 pm »

Mafia Capitale, da Forza Italia al Pd: tutti i politici arrestati.
Ci sono anche Gramazio, Coratti e Ozzimo
Politica
Ci sono esponenti di tutte le parti politiche nella nuova serie di arresti per l'inchiesta sul business dell'accoglienza migranti che colpisce stavolta il 'Mondo di sopra'. Alcuni erano già stati indagati nella prima tranche, altri sono nomi nuovi. Rappresentanti locali e amministratori che secondo l’accusa davano un appoggio bipartisan all’organizzazione di Massimo Carminati
Di F. Q. | 4 giugno 2015

Consiglieri comunali, regionali e dirigenti. Ma anche presidenti di municipio e membri della segreteria politica. I partiti di appartenenza? destra, sinistra e centro. Ci sono esponenti di tutte le parti politiche nella nuova serie di arresti per Mafia Capitale, che colpisce stavolta il ‘Mondo di sopra‘. Alcuni erano già stati indagati nella prima tranche dell’inchiesta, altri sono nomi nuovi. Politici locali e amministratori che secondo l’accusa davano un appoggio bipartisan all’organizzazione di Massimo Carminati.

Sono quattro i consiglieri comunali arrestati: oltre al capogruppo Fi Giordano Tredicine (finito ai domiciliari), l’esponente Pd Mirko Coratti (in carcere), ci sono Massimo Caprari, del Centro democratico (in carcere) e Pierpaolo Pedetti, Pd, presidente della commissione Patrimonio (in carcere). Tra i politici destinatari delle misure anche l’ex assessore alla Casa della Giunta Marino, Daniele Ozzimo (in carcere), l’ex consigliere comunale poi entrato nella segreteria di Coratti Franco Figurelli, il consigliere di Forza Italia alla Regione Lazio Luca Gramazio e l’ex presidente del X Municipio, Andrea Tassone, del Pd (ai domiciliari).

Tra gli arrestati di questa mattina anche Angelo Scozzafava, ex capo dipartimento delle Politiche Sociali del Comune di Roma. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. In manette anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini.

Luca Gramazio – 34 anni, ex capogruppo del Pdl in Campidoglio e poi di Forza Italia alla Regione Lazio. E’ figlio dell’ex parlamentare di Msi, An e Pdl Domenico Gramazio, che non è indagato. Luca Gramazio, secondo gli atti dell’inchiesta, partecipò anche con il padre a incontri con Carminati.

Giordano Tredicine – 33 anni, consigliere comunale e vice coordinatore di Forza Italia nel Lazio. E’ il rampollo della discussa famiglia di venditori ambulanti che gestisce la massima parte dei camion bar a Roma.

Mirko Coratti - Ex presidente del Consiglio comunale di Roma, dimessosi a seguito della retata di dicembre. “Me sò comprato Coratti”, dice il ras delle cooperative sociali Salvatore Buzzi in un’intercettazione. Il Ros ha documentato pagamenti di Buzzi a Coratti per il suo ruolo vicino alla banda.

Daniele Ozzimo – 43 anni, esponente democratico dimessosi da assessore alla Casa a dicembre perché indagato nell’inchiesta della direzione antimafia di Roma. E’ l’ex marito della deputata Pd e ora responsabile welfare nella segreteria del partito Micaela Campana. Nelle intercettazioni Buzzi dice:  “… Mo se me compro la Campana.. se me compro la Campana”. Ma non solo: nelle carte dell’inchiesta spunta anche una serie di sms tra la parlamentare e il manager delle coop. “Parlato con segretario ministro – scrive in un sms a Buzzi – Mi ha buttato giù due righe per evitare il fatto che mi bloccano l’interrogazione perche non c’e ancora procedimento. Domani mattina ti chiamo e ti dico. Bacio grande capo”. Campana non è indagata.

Pierpaolo Pedetti - 42 anni, sempre del Pd, consigliere comunale e presidente della commissione Patrimonio in Campidoglio.

Mario Cola – Dipendente del dipartimento patrimonio del Campidoglio che faceva capo a Pierpaolo Pedetti.

Andrea Tassone - 43 anni, presidente del Municipio X, quello di Ostia e del litorale, dimessosi a marzo anche per i suoi rapporti opachi con Buzzi. Al suo posto Marino ha nominato l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella.

Massimo Caprari - 45 anni, capogruppo e unico esponente di Centro Democratico, formazione creata da Bruno Tabacci e parte della maggioranza del sindaco Ignazio Marino.

Franco Figurelli – Ex membro della segreteria dell’allora presidente del Consiglio comunale Mirko Coratti. Il 15 ottobre 2014 parlando al telefono con lui, Buzzi disse: “La mucca deve mangiare“.

Angelo Scozzafava – Ex direttore del quinto dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della salute del Comune di Roma.

Daniele Magrini - Dirigente della Regione Lazio, responsabile del dipartimento Politiche sociali. Dopo che a dicembre scorso era risultato indagato nell’inchiesta Mafia Capitale il Movimento 5 Stelle aveva fatto un’interrogazione a Zingaretti e all’assessore alle politiche sociale e sport Visini sulla posizione di Magrini e per sapere se “i fondi stanziati dalla Regione Lazio siano in qualche modo arrivati nelle casse delle società coinvolte”.

Di F. Q. | 4 giugno 2015

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