Mafia Capitale, altri 21 indagati: anche un sottosegretario siciliano e un ex assessore di Alemanno
Sotto inchiesta Giuseppe Castiglione (Ncd) per la gestione del Cara di Mineo, l'ex responsabile all'Ambiente del Pdl in Campidoglio e Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Zingaretti che già si era dimesso tre mesi fa. Nuove perquisizioni alle coop, sia cattoliche che rosse
Di MARIA ELENA VINCENZI e GIOVANNA VITALE
05 giugno 2015
Mafia Capitale e business dei migranti, dopo gli arresti una nuova ondata di indagati. Tra questi, il sottosegretario all'Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), che risulta tra i sei sotto inchiesta per turbativa d'asta nell'inchiesta della Procura di Catania sull'appalto per la gestione del Cara di Mineo che ha replicato: "Si ripete la stessa storia di sei mesi fa, apprendo dalla stampa di essere indagato ma io non ne so nulla. Tutta questa vicenda è semplicemente assurda". E Marco Visconti, ex assessore all'Ambiente della giunta capitolina allora guidata da Gianni Alemanno.
Nuovo provvedimento anche per Maurizio Venafro, ormai ex capo di gabinetto del governatore Zingaretti che si era già dimesso tre mesi fa dopo aver appreso di essere indagato dalla Procura di Roma "in un'inchiesta relativa ad una gara d'appalto della Regione". E Calogero Salvatore Nucera, ex capo segreteria di Francesco D'Ausilio quando era capogruppo del Pd in consiglio comunale a Roma. C'è Patrizia Cologgi, ex capo del dipartimento della protezione civile comunale. Sono questi alcuni dei nomi dei ventuno indagati della seconda tranche di Mafia Capitale che ha portato ieri all'arresto di 44 persone. Dirigenti comunali e politici che ieri sono stati perquisiti dai carabinieri del Ros su mandato del procuratore aggiunto Michele Prestipino e dei pubblici ministeri Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli.
Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha appena inviato al Consiglio comunale la richiesta di sospensione dalla carica delle persone colpite ieri dagli arresti. "Stiamo già procedendo, per noi basta l'ordinanza di custodia cautelare. Ho firmato le lettere al consiglio comunale. La procedura è in atto - ha detto il prefetto Franco Gabrielli a Radio Roma Capitale all'interno della trasmissione - Questa seconda parte dell'inchiesta la definirei un aftershock più che un terremoto, perché il vero terremoto fu a dicembre".
Interrogatori di garanzia. Intanto, è iniziata la prima tornata di interrogatori di garanzia per i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare. Oggi sono sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente dell'Assemblea Comunale, che al gip ha detto: "Non ho commesso reati". "L'interrogatorio è andato bene - ha spiegato l'avvocato lasciando il carcere - Non sono ottimista ma sono consapevole che Coratti non ha commesso reato, si tratta di dimostrarlo. Siamo nelle mani della giustizia". Poi sono stati ascoltati Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa "La Cascina"; il dirigente comunale Angelo Scozzafava e l'ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani, sabato, sarà la volta di tutti gli indagati portati ieri nel carcere di Rebibbia.
Nuovi indagati. Avvisi di garanzia anche a Clelia Logorelli, responsabile parchi e giardini di Eur Spa, e a Mirella Di Giovine, ex direttore del Dipartimento Patrimonio. Indagato anche Silvio Praino, imprenditore alberghiero riconvertito da anni nelle strutture di accoglienza dei migranti: è accusato di avere usato la sua amicizia con Odevaine per trasformare il suo hotel in un centro di accoglienza. Indagato pure Antonio Pulcini, padre del costruttore Daniele, ieri colpito da misura cautelare e Maurizio Marotta, presidente della cooperativa Capodarco. E ancora: Fabrizio Amore, Ettore Lara e Gabriella Errico, presidente della cooperativa sociale "Un sorriso" finita nell'occhio del ciclone qualche mese fa in seguito alle tensioni nel quartiere romano di Tor Sapienza tra i residenti e gli immigrati del centro di accoglienza di via Morandi. E il sottosegretario all'Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), tra i sei indagati per turbativa d'asta nell'inchiesta della Procura di Catania sull'appalto per la gestione del Cara di Mineo. Che si difende: "Già sei mesi fa quando venne pubblicata la notizia sull'inchiesta a mio carico caddi dalle nuvole ora ci risiamo. Ma di cosa stiamo parlando poi?". E sulla gara d'appalto per Mineo dice: "Feci una gara in piena emergenza". Su Luca Odevaine: "Quando l'ex ministro Maroni mi chiamò per l'emergenza immigrati chiamai Odevaine. In quel momento era il direttore della Polizia provinciale in carica a Roma, una persona autorevole, cosa avrei dovuto fare?".
E che le cooperative, bianche o rosse, fossero la rete per aggiudicarsi una serie di appalti milionari era chiaro: non a caso, tra le società perquisite compaiono sia diverse del gruppo La Cascina, storicamente vicina a Comunione e Liberazione, sia la Cooperativa Edilizia Deposito Locomotive Roma San Lorenzo, da sempre vicina al centrosinistra. Anche Abitus, Casa della Solidarietà, Domus Caritatis, L'Oliveto Import-export, La Cascina Global service, Segni di Qualità. "La cooperativa La Cascina ritiene di dover evidenziare che i provvedimenti che hanno interessato alcuni propri dirigenti non riguardano in alcun modo reati di mafia", afferma, in una nota, il presidente del Consiglio di amministrazione, Giorgio Federici.
Le carte. Scrivono i pm: "Visconti era assessore all'Ambiente, assessorato che ha un contratto di servizio con Ama e un forte potere di indirizzo verso la stessa azienda municipalizzata. Nell'assessorato vi era un dirigente preposto ai rapporti con Ama. Franco Panzironi, nella sua qualità di presidente di Multiservizi, si era recato presso l'assessorato per riunioni con Visconti e gli altri operatori, tra i quali, alcune volte, Buzzi. In uno di questi incontri, verso la fine di settembre 2012, il citato assessore lo aveva chiamato in forma riservata e gli aveva detto che Buzzi era interessato a contribuire per le campagne elettorali del sindaco Alemanno e di Visconti medesimo con una cifra complessiva di 400mila euro da dividersi tra Alemanno e Visconti. Originariamente Visconti gli aveva chiesto di far transitare tali somme attraverso la Fondazione Nuova Italia, della quale lui era segretario e Alemanno presidente. A Visconti i soldi dovevano arrivare in contanti, in ragione del fatto che si sentiva attenzionato da organi investigativi per vicende legate alla moglie. I soldi Buzzi li avrebbe portati in Fondazione dove poi Visconti sarebbe passato a prenderli. Gli appuntamenti per le consegne avvenivano all'esterno della Fondazione, ma per telefono. Effettivamente, nel 2013 avvennero tali consegne, circa 10 - probabilmente 9 in vista delle elezioni regionali, 1 in vista della comunali. La prima volta Buzzi gli aveva detto che nel plico che gli consegnava vi erano 15mila euro. La dinamica della consegna a Visconti era sempre identica. Veniva Buzzi, consegna i plichi e successivamente venivano Visconti, il suo capo segreteria o un suo rappresentante a ritirarlo".
Su Venafro, invece, i magistrati scrivono: "La faccenda riguarda la gara d'appalto per i Cup (centralino unico di prenotazione) della Regione Lazio da oltre 1 milione di euro. Nel gruppo economico riconducibile a Buzzi, con azioni ispirate dallo stesso Buzzi, Testa e Carminati e direttamente condotte da Gramazio, lui è intervenuto sulle intese raggiunte (per l'assegnazione del bando) modificandole e ottenendo a garanzia da Venafro la nomina della commissione aggiudicatrice di Angelo Scozzafava, ormai interlocutore dell'organizzazione all'interno delle istituzioni, che ha comunicato a Buzzi il contenuto dei lavori della commissione e ne ha orientato le scelte per ottenere il risultato".
Mafia Capitale, Odevaine a Bruera: "30 mila euro in contanti da versare frazionati"
Odevaine e i soldi in Venezuela. Luca Odevaine aveva ricevuto 30 mila euro da Mafia Capitale per il suo ruolo nel Tavolo nazionale per i richiedenti asilo e aveva il problema di portare il denaro all'estero, in Venezuela, senza incappare nella legge italiana. E' quanto documenterebbe un video realizzato dal Ros carabinieri con una telecamera nascosta nello studio dell'ex vice capo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni in Campidoglio, arrestato per associazione mafiosa. Odevaine è seduto davanti a un tavolo pieno di carte accanto a Marco Bruera, suo collaboratore finito ieri ai domiciliari. Mentre parla Odevaine maneggia delle mazzette di denaro. "Mi raccomando ti chiedo massima riservatezza - dice -, dopo di che m'hanno dato dei soldi...che devo versare e poi rimandare in Venezuela. Me li hanno dati ieri sera questi soldi, per cui io stamattina so' andato in banca...e non me li fanno... cioè non li posso versare tutti sennò mi fanno la segnalazione all'antiriciclaggio".
Ipotesi scioglimento Comune di Roma. La decisione del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, su un eventuale scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose avverrà entro i 45 giorni successivi al 15 giugno, giorno in cui la commissione incaricata dalla prefettura di verificare se la criminalità è entrata in Campidoglio o meno renderà nota la sua relazione, che al momento è già "corposissima" e composta da "oltre 700 pagine". In caso affermativo si passerà comunque per un'istruttoria del ministro dell'Interno, prima della decisione finale da parte del Consiglio dei ministri. "Il mio predecessore - ha spiegato Gabrielli intervenuto a Radio Roma Capitale - a seguito dell'ordinanza di custodia cautelare, e di una evidente ipotesi di infiltrazioni del Consiglio comunale" della prima parte di Mafia Capitale, "attivò la procedura attraverso la costituzione di una commissione di accesso che aveva 3 mesi di tempo. Poi questi tre mesi sono stati prorogati dal 15 di marzo al 15 giugno, termine che la commissione anche in conseguenza di questa ulteriore e corposa appendice si prenderà tutto. Ad oggi il prefetto di Roma non conosce gli esiti di questa attività perché la commissione entro il 15 dovrà produrre una relazione, peraltro so che è corposissima, sull'attività che non sarà un'attività di esegesi dei provvedimenti giudiziari, ma sarà anche tra le altre cose invasiva rispetto agli ambiti delle amministrazioni che sono state toccate da questa vicenda e in particolare il Comune e i Municipi - ha continuato Gabrielli - All'esito di questa attività il prefetto avrà 45 giorni di tempo, durante cui formulerà la sua valutazione anche sentito il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che sarà allargato al procuratore Giuseppe Pignatone. All'esito di questa vicenda- il ministro dell'Interno farà una sua ulteriore istruttoria, e qualora dovesse ritenere che il Comune di Roma è stato infiltrato e quindi da sciogliere, produrrà la proposta al Cdm che nel nostro Paese è l'organo che procede allo scioglimento dei consigli comunali". Ma, ha aggiunto il prefetto, "non vorrei che passasse l'idea di Fabio Quinto Massimo il temporaggiatore. I commissari mi stanno parlando di una relazione che ha già superato le 700 pagine. Le carte dovranno essere ponderate e non saranno sufficienti. La procedura prevede che il prefetto si avvalga della consulenza del Comitato provinciale". Questo "avrà un ruolo", è "un organo consultivo, e non decisionale. La decisione spetta al Prefetto. Nel Comitato siederà il principale attore investigativo, lì sentiremo le sue valutazioni".
Intanto, la giunta Marino si schiera dalla parte del sindaco. "Il sindaco non si dimetterà, né la giunta né nessun altro", e "noi andiamo avanti perché chi ci ha preceduto ha creato questo danno mentre noi abbiamo contribuito a combatterlo e andiamo avanti con l'azione di liberazione della città di Roma dal malaffare - ha detto l'assessore capitolino ai lavori pubblici, Maurizio Pucci - Roma se la sono già mangiata e la verità è che dobbiamo liberarla definitivamente da questa gente che in questi anni se l'è mangiata", ha continuato Pucci, assicurando che "il sindaco rappresenta la vera novità della città, e la giunta si è stretta attorno a lui e con lui va avanti".
Le reazioni. Quanto avvenuto a Roma "è molto inquietante e dobbiamo tutti provare molto dolore e vergogna: non si può giocare sulla pelle delle persone più deboli e fragili - ha commentato il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti - Non deve passare l'idea che il mondo del sociale sia tutto così, perché ci sono migliaia di realtà che lavorano in modo pulito". Ad ogni modo "alcuni mesi fa avevo detto, fra lo stupore di qualcuno, che ne avremo viste delle belle. Non è un atto di accusa a nessuno ma chi come noi opera all'interno di certi settori aveva già percepito alcune cose. Ma non ci siamo mai sottratti quando abbiamo avuto elementi dal consegnarli agli inquirenti".
I sindacati hanno organizzato "una fiaccolata contro le mafie, per la legalità e la rigenerazione delle classi dirigenti della nostra città. In seguito agli ultimi avvenimenti che stanno investendo la politica romana invitiamo la cittadinanza, i lavoratori, i pensionati, i giovani a partecipare alla fiaccolata che stiamo organizzando e che si terrà mercoledì 10 giugno, alle ore 17.30, in piazza Santi Apostoli", ha spiegato in una nota il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Claudio di Berardino, il responsabile della Cisl di Roma Mario Bertone e il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio Alberto Civica.
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05 giugno 2015
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