La moglie è mia e me la assumo io
Oliviero Beha
Mentre alcuni si affannano in buona o cattiva fede a riformare la nostra carta costituzionale e altri invece (quorum ego) si contenterebbero che venisse semplicemente difesa e applicata quella che esiste, c’è chi manovra egregiamente per cambiare la cosiddetta Costituzione materiale. L’art. 1 suonerebbe definitivamente così: «Io assumo mia moglie, e allora? A te che te frega? Quale legge me lo impedisce?». Gli articoli successivi, dello stesso tenore, riguarderebbero gli altri membri della famiglia, gli amici degli amici, tutti i rapporti privati resi pubblici e istituzionalizzati con un semplice tratto di penna, alla luce del sole. E tutta la detta costituzione dei comportamenti italioti verrebbe finalmente ratificata per quello che essi effettivamente già sono.
A chi dobbiamo la gratitudine che si deve a coloro i quali squarciano un velo, sconfiggono l’ipocrisia, spezzettano il fariseismo? Nell’occasione al direttore generale del Policlinico Umberto 1, Ubaldo Montaguti, che è stato chiarissimo: «Non esiste nessuna norma che mi impedisce di assumere mia moglie», riferendosi alla nomina da lui fatta nei confronti della consorte (minuscolo) nella commissione chiamata ad aggiudicare un appalto di 28 milioni di euro per la ristrutturazione delle gallerie dell’ospedale.
Il Policlinico in questione a dire il vero assurse al disonore delle cronache già nell’inverno scorso, quando un giornalista dell’Espresso fingendosi un lavoratore ospedaliero ne tracciò un quadro impietoso. Montaguti reagì benissimo, congratulandosi con l’autore dell’inchiesta anche in tv. Adesso continua nella sua opera di trasparenza portando alla luce come un minatore della coscienza quello che in tantissimi pensano, e cioè che ormai vada bene tutto «e chissenefrega». Ha dunque un merito indubbio, quello di passare dalla pratica alla teorizzazione pubblica della dissoluzione di qualunque conflitto di interessi, grande o piccolo che sia.
Siamo a un passaggio epocale di livello in fatto di consapevolezza e di etica, un passaggio dall’implicito all’esplicito assolutamente strepitoso. È vero che Napoleone Berlusconi ne ha fatto una battaglia di bandiera, con tutte le conseguenze che abbiamo da tempo sotto gli occhi per l’esempio seguito da figure/i presenti in entrambi gli schieramenti politici, ma nel caso di Montaguti si va davvero assai più in profondità, in un corpo a corpo con la quotidianità, i parenti e gli affini, che innamora.
Ma sì, quale legge impedisce di favorire i contigui,perché uno dovrebbe fidarsi più della moglie di un altro che della propria, perché non profittare dell’attimo fuggente in un periodo italiano da ultimi giorni di Pompei (ma quelli il vulcano non li aveva avvisati...)? E che altro è se non il teorema Montaguti quello che da mesi ha portato personaggi di primo piano della scena italiana in tutti i campi a sostenere con sprezzo delle critiche che «ciò che non è penalmente rilevante» diventa solo per questo se non commendevole comunque accettabile?
Quanto è passato da quando qualcuno si toglieva la vita perché soltanto il fruscio di un appunto sulla sua moralità gli impediva di guardare in faccia sua moglie invece che assumerla, come accade oggi?
C’è comunque un aspetto che potrebbe o dovrebbe mettere di buon umore in questa vicenda,ed è proprio quest’ultimo o penultimo «volar di stracci» sotto gli occhi di tutti, al proscenio mediatico, meglio se si riuscisse a farli volare a reti unificate in tv (lo faranno, lo faranno...): di solito quando tutto è esplicito si è già raschiata la gromma del barile e dal fondo in qualche modo si rimbalza e forse si riparte. In questo senso non si può che ringraziare calorosamente il Costituzionalista Montaguti, che ha fatto il passo che tutti dovremmo fare verso la fine delle doppie verità. Ce n’è una sola di verità, quella del proprio vantaggio, e della assoluta vanificazione di ogni senso del pudore. Si fa quello che ci pare, che riusciamo a fare, che nessuna legge ti impedisce di fare, e si teorizza di conseguenza. Almeno sarà tutto trasparente. Anzi, a proposito.
Prima che si chiuda il sipario, la dottrina Montaguti non potrebbe diffondersi in tutto il paese, nei suoi vari strati, nei gangli nevralgici, insomma anche nella tv? Lo chiedo umilmente, con l’umiltà di un «cassato» cronico,con il rispetto e la devozione del caso, scevro di ogni ironia,ai vertici della tv pubblica. Per favore, montagutatevi anche voi,montagutatevi anche solo un pochino, il minimo necessario perché si capisca di che morte si deve morire invece che intuirlo soltanto. È chiedere troppo?
www.olivierobeha.itPubblicato il: 26.10.07
Modificato il: 26.10.07 alle ore 12.42
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