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Autore Discussione: "Voto ds ma lunedì scendo in strada con i ragazzi di Azione Giovani"  (Letto 4125 volte)
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« inserito:: Giugno 16, 2007, 06:00:50 pm »

16/6/2007 (7:42) - INTERVISTA

"Voto ds ma lunedì scendo in strada con i ragazzi di Azione Giovani"
 
Parla Diego Nardella, impiegato di trent'anni

MASSIMO NUMA


Diego Nardella, 30 anni, impiegato nell’amministrazione scolastica.

Abita in via Monti, zona San Salvario.

Nelle ultime elezioni ha votato per i Ds.

Lunedì notte sarà nelle ronde organizzate di Azione Giovani, l’organizzazione giovanile di An. Signor Nardella, non le sembra una contraddizione?
«Non mi sembra. Un conto sono le mie idee politiche, che ovviamente non sono cambiate nel frattempo. Un altro è vivere qui, nel quartiere di San Salvario, giugno 2007. Credo che ormai stia per diventare invivibile. Quelli della mia parte non fanno niente. Questi, di destra o non di destra, fanno qualcosa di utile e io partecipo. Credo che il problema della sicurezza sia bipartisan. O no?»

Certo, ma per tanta gente di sinistra, gli slogan e le parole d’ordine di «Azione Giovani» sono fascisti. In questi giorni, in via Aosta, gruppi di anarchici hanno attaccato il presidio di An. Le non si sente un po’ in imbarazzo?
«Ripeto, no. Guardi, io vivo in via Monti dove la situazione, almeno in apparenza, è meno grave che in altre zone di San Salvario. Tra l’altro sono grande e grosso, per cui cammino tranquillo per le vie del quartiere. Se mi aggrediscono, so come difendermi. Almeno ci provo. Ma la mia ragazza, che per lavoro rientra a tardi la sera, non ne può più di fare lo slalom tra gli spacciatori neri. Per carità, nessun razzismo. Potrebbero essere bianchi o di qualsiasi colore. E’ che con le donne sono spesso aggressivi. Non si spostano per farti passare. Hanno atteggiamenti che rasentano le molestie. E questo non va bene».

Però il patto della sicurezza, siglato dal governo con il Comune di Torino è un passo avanti, rispetto alle politiche del passato. Anche l’Unione sembra ormai avere cambiato passo, su questo problema.
«Ne prendo atto con soddisfazione. Se dovessi rivotare alle politiche, forse mi comporterei come nel 2006. Ma io voglio vedere fatti concreti qui, dove viviamo. E adesso. Non mi importa delle etichette politiche. E’ un vero peccato, semmai, che la sinistra lasci l’iniziativa alla destra o a chi per lei. Per esempio, a San Salvario, la Lega Nord aveva assunto numerose iniziative di contrasto. Ma con una connotazione politica in cui non mi riconoscevo. Non ho nulla contro gli immigrati. Ce l’ho con i pusher. Nessuno mi ha chiesto quali sono le mie idee politiche. Scendo in strada per tentare di restituire il quartiere alla gente normale. Senza spranghe, senza violenza. Ci saranno anche le forze di polizia, il compito di reprimere spetta a loro, non a noi. Ma stare inerte a guardare dalla finestra come muore, giorno dopo giorno, San Salvario, no. Non mi va»

Negli ultimi mesi, la situazione sembra peggiorata. Molti, riferendosi ai pusher, non parlano di un vero pericolo, ma di una innocua «percezione dell’illegalità». E’ d’accordo?
«Il quadro complessivo s’è aggravato in modo molto evidente. Basta farsi un giro, di sera, tra le 20 sino all’alba. E provare a contare gli spacciatori che infestano le vie. Io chiedo a chi sottovaluta questo fenomeno di riflettere. Prima che sia troppo tardi. E’ un appello rivolto a tutti gli uomini di buona volontà. Italiani e stranieri, di destra o di sinistra».

da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 17, 2007, 11:40:27 am »

17/6/2007 (9:4)
Mea culpa Ds: "L’abbiamo dimenticato"
 
Roberto Placido
 

Una notte a San Salvario con Placido

MASSIMO NUMA
TORINO


Roberto Placido, diessino, vicepresidente del Consiglio Regionale, osserva una notte ordinaria di San Salvario - con meno pusher del solito, tra l’altro - e va giù duro, subito: «Le ronde? Non sono d’accordo. Perché rischia di passare un’idea pericolosa, cioè quella di sostituirsi alle istituzioni per avere giustizia». Ma che pensa dell’elettore dell’Unione che abita a San Salvario e che scenderà in strada con i militanti di An? «Non approvo per le ragioni che ho detto prima. Ma lo capisco, eccome. Da parte nostra c’è stato un vuoto, un calo di tensione su questi temi, che sono importantissimi per la gente. E’ facile dirlo adesso, ma bisogna riprendere l’iniziativa. E lo faremo».

Notte quasi tranquilla per i parametri quotidiani di questo quartiere che, da decenni ormai, non ha pace. «Io sono preoccupato. Molto preoccupato. Perché si abbassa l’età dei consumatori, cala sensibilmente il costo della dose, diventa accessibile a tantissimi ragazzi. Che sanno poco o nulla degli effetti. Devastanti». Così Roberto Placido si avvicina a un angolo qualsiasi di via Saluzzo; si avvicina, giacca e cravatta, ai pusher neri che presidiano la zona.

Colti di sorpresa. Alcuni si allontanano in fretta. Un paio accettano il dialogo, che è rapido e bruciante. Cos’hai, cosa vendi? Cocaina o white? Attimo di pausa. Poi: «...olo white». Quanto? «...venti euro». Hai della brown? «No». Dov’è il tuo fornitore? «in quel portone, al 23 di via Berthollet». Vero, falso.

Comunque incredibile. Altro che segreti. Gli spacciatori si guardano attorno sospettosi. Temono che arrivino i poliziotti. «Ci rendiamo conto di quanto poco ci voglia per farsi una dose? E come è facile? Hai la sensazione che sia ormai un reato depenalizzato, tanto è la facilità con cui si può acquistare droga pesante, in pieno centro, in aree illuminate a dovere, mentre incrociano le pattuglie di polizia e carabinieri. E’ questo l’aspetto più sconcertante». E proprio perché, questa, non è una di quelle notti da incubo, quando San Salvario si trasforma in un ipermarket di ogni genere di stupefacenti, che fa paura la routine dello spaccio. «E’ chiaro che c’è qualcosa che non va nel flusso immigratorio africano, dove il racket assume gli spacciatori. La nuova proposta di legge Amato-Ferrero, che dovrà sostituire la Bossi-Fini, non mi convince del tutto. Vanno bene le aperture, gli aiuti, la cadute di ogni steccato. Manca un pezzo: quello dei controlli. Non vorrei che arrivassero, nelle nostre strade, nuove legioni di disperati».

Riflette, il vice presidente del Consiglio Regionale, sulla repressione: «La storia dei polpastrelli abrasi, della sostanziale non punibilità de pusher. Ecco un altro tema su cui lavorare. I magistrati hanno bisogno di norme più efficaci, incisive. Le attuali non bastano. Ci vuole la certezza della pena. Non bisogna avere paura a parlare di repressione». A San Salvario c’è una specie di schizofrenia di fondo. Nei locali continua la movida, la festa, gli incontri di chi, con la droga, non ha niente in comune. C’è un muro che divide i pusher e la gente cosiddetta normale. «Ed è un altro punto da affrontare - dice Placido - la processioni di consumatori, di ogni genere, di ogni età, di ogni ceto sociale, è impressionante. Bisogna colpire i consumatori. In modo deciso. Colpirli in qualche modo. Colpire ed educare, con strumenti più idonei. Non serve nascondere il problema. Il fatto è che non riguarda solo San Salvario, ormai. Mai fatto un tour analogo a Madonna di Campagna, via Terni o via Stradella?».

E Fabio Malagnino, segretario della sezione Ds di San Salvario: «Le ronde sono inutili. Tra l’altro Marrone, l’esponente di Ag che afferma di essere stato aggredito, non è nuovo a minacce del genere. Si vede che è sfortunato. Ma la situazione del quartiere è grave. Bene i controlli delle forze dell’ordine. Non basta. Bisogna colpire il livello più alto dei narcos».

da lastampa.it
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