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Autore Discussione: LO PORTO: UN MORTO DI SERIE B... O UN PARLAMENTO SCHIFOSO?  (Letto 2568 volte)
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« inserito:: Aprile 25, 2015, 04:40:45 pm »

Lo Porto, Gentiloni: «Italia avvertita il 22 aprile»
Il ministro degli Esteri parla ad una aula praticamente deserta sulla morte del cooperante ucciso da un drone Usa.
E negli Stati Uniti Obama sotto attacco per le operazioni antiterrorismo


Si è svolto in un’aula deserta il dibattito dopo l’informativa urgente del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sulla morte di Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano ucciso in Afghanistan in un raid antiterrorismo americano. L’Aula era praticamente vuota. C’erano sono una quarantina di deputati, oltre a due membri del governo e alla presidente Laura Boldrini. Il gruppo più rappresentato era quello del Pd con 16 deputati. Tutti gli altri avevano meno di dieci deputati presenti.

Giovanni Lo Porto «era un volontario generoso ed esperto del mondo della cooperazione allo sviluppo. Ha vissuto dedicandosi agli altri, in maniera concreta, ovunque per portare solidarietà, lo ha fatto con convinzione e consapevolezza, attività in cui migliaia di nostri connazionali sono impegnati cresce il pericolo, la prudenza ma soprattutto il nostro sostegno. Questa attività fa onore all'Italia», ha spiegato Gentiloni ribadendo «la vicinanza del governo e mia personale alla madre di Giovanni, la signora Giusi e a tutti i familiari e amici».

Renzi avvertito solo il 22 aprile
L’Italia, ha spiegato il responsabile della Farnesina, è stata avvertita della sua uccisione da un drone statunitense «nella tarda serata del 22 aprile» quando il premier Matteo Renzi ha ricevuto la notizia dal presidente americano Barack Obama. «Appena finalizzate le necessarie verifiche, che si sarebbero protratte per tre mesi a causa della particolarissima natura del contesto dell’operazione antiterrorismo - ha spiegato Gentiloni - è stata data la notizia». «L’ultima evidenza secondo cui risultava in vita risaliva allo scorso autunno - ha proseguito - Colpe ed errori ammessi dal presidente Obama, non incrinano la determinazione che il governo italiano intende perseguire nella lotta contro il terrorismo, che è una minaccia seria», ha poi aggiunto il ministro. «Il nostro dovere - ha ribadito Gentiloni- è fare ogni sforzo per soccorrere e sottrarre ai sequestratori i nostri connazionali", come fatto negli anni passati e come si sta facendo per padre Dall'Oglio in Siria e Ignazio Scaravilli in Libia». «L’Italia troverà il modo di onorare la memoria di Giovanni. - ha concluso Gentiloni - lavoreremo per acquisire il massimo delle informazioni possibili sul tragico errore riconosciuto ieri dal presidente Obama».

Negli Usa accuse alla Casa Bianca per l’uso dei droni
«Per anni i consiglieri del presidente hanno detto che errori come quello che hanno provocato la morte di due ostaggi occidentali “non sarebbero mai avvenuti”. Ed ora l’amministrazione si sta chiedendo se si sia fatto abbastanza per eliminare i rischi di questi errori». È quello che scrive oggi il Washington Post a proposito del raid dello scorso gennaio in cui i droni americani hanno uccisi Giovanni Lo Porto e l'americano Warren Weinstein. Ad essere messa in discussione è la stessa strategia seguita in questi anni in cui l'amministrazione Obama ha usato i droni come arma principale della lotta al terrorismo, cioè quella della “near certainty”.

Le linee guida per l’autorizzazione ai raid, elaborate dal direttore dalla Cia John Brennan e firmate da Barack Obama, prevedono infatti che la luce verde per l’azione venga data quando sulla base delle informazioni di intelligence si ha la “quasi certezza” che l’obiettivo colpito sia terroristico e che non si rischia di mettere in pericolo civili. «Purtroppo quest’ultima valutazione della “near certainty” si è rivelata sbagliata», ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Una strategia che in questi anni è stata duramente condannata e contestata dalle associazioni per i diritti umani che accusano l'amministrazione Obama di aver provocato la morte di centinaia di civili. Weinstein e Lo Porto «non sono assolutamente i primi innocenti uccisi dai nostri droni, e in nessun altro caso gli Stati Uniti hanno chiesto scusa per i loro errori», ha detto Alka Pradhan, avvocato di Reprive U.S., organizzazione che rappresenta le vittime civili dei droni. Barack Obama, nel frattempo, ha annunciato che un’inchiesta verrà condotta per determinare come si sia arrivati a questo tragico errore, ma nella intelligence community c’è chi crede che non sia possibile arrivare ad un livello più alto di certezza se si vuole mantenere l’uso dei droni. «Chiedere un standard più alto di prova vorrebbe dire la fine di questo tipo di operazioni», ha detto Adam Schiff, capogruppo democratico alla commissione Servizi della Camera, ricordando che in questo caso non si è trattato di un drone che ha colpito «l’edificio sbagliato, una famiglia innocente, la tragedia è stata che vi fossero nascosti ostaggi innocenti».

Da - http://www.sky.it/eveningnews/2015/268/web/homepage.html?news=3
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« Risposta #1 inserito:: Maggio 01, 2015, 12:40:09 pm »

Il documento
La lettera ritrovata di Lo Porto: «I pachistani, gente meravigliosa»
Il documento inviato alla rubrica «Italians» nell’ottobre 2005: «Pensare di etichettare come terroristi 150 milioni di persone per colpa di alcuni è ridicolo»

Di Giancarlo Lo Porto

Caro Beppe,
ho visitato tre settimane fa Srinigar, la capitale turistica del Kashmir indiano e mi sono innamorato della gente, della cultura e dei paesaggi di quella regione. Là mi sono convinto anche di visitare il Pakistan e in meno di due giorni mi trovavo a Delhi con il mio bel visto pachistano e tutto eccitato per la nuova esperienza. Nonostante i vari avvertimenti di alcuni amici di non andare, io mi sono innamorato della gente del Pakistan. Ho trovato qui le persone più ospitali e amichevoli di tutta l’Asia. Per la prima volta in un anno qualcuno si offriva di pagare a me e alla mia compagna di viaggio il tè, il biglietto del bus oppure la colazione. Pensare di etichettare come terroristi 150 milioni di persone per colpa di alcuni è ridicolo, un po’ come etichettare tutti i siciliani mafiosi (io sono di Palermo e mi capita spesso di sentire un’affermazione del genere).

Adesso mi trovo nella stupenda valle di Hunza nel nord del Pakistan, mi ritengo più che fortunato nell’essermi trovato nel posto giusto al momento giusto; non lontano, a 300 chilometri, ci sono circa 40 mila persone che sono morte in mezza giornata. Qui siamo una trentina di turisti bloccati in una cittadina aspettando che la strada per Islamabad venga riaperta. Nel frattempo, oltre alle belle passeggiate nella valle, passo il tempo anche visitando vari siti Internet per tenermi aggiornato sulla situazione. Leggo Italians quasi ogni giorno, e devo dire che mi ha stupito un poco nel non trovare dopo quattro giorni nessuna lettera di solidarietà per il popolo pachistano.

30 aprile 2015 | 07:39
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DA - http://www.corriere.it/cronache/15_aprile_30/lettera-ritrovata-lo-porto-pachistani-gente-meravigliosa-73f7289c-eefa-11e4-a9d3-3d4587947417.shtml
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