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Autore Discussione: Profughi in Veneto, i sindaci Pd-Lega si ribellano: "Pronti a dimetterci"  (Letto 3441 volte)
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« inserito:: Aprile 20, 2015, 06:01:11 pm »

Profughi in Veneto, i sindaci Pd-Lega si ribellano: "Pronti a dimetterci"

Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 18/04/2015 13:52 CEST Aggiornato: 50 minuti fa

Ha detto di essere pronto a togliersi la fascia tricolore e dare le dimissioni se un solo profugo metterà piede nel suo Comune, Vigodarzere. Francesco Vezzaro, sindaco Pd della periferia padovana, è diventato il capofila della protesta contro la politica di accoglienza dei profughi che in questi giorni sono sbarcati, sempre più numerosi, sulle coste italiane.

"La decisione unilaterale delle Prefetture di individuare dei siti di accoglienza, senza interpellare i sindaci, ci impedisce di garantire sicurezza e igiene pubblica" ha dichiarato Vezzaro a Il Mattino di Padova. Il sindaco ha ricevuto subito il sostegno del governatore del Veneto Luca Zaia, del sindaco di Padova Massimo Bitonci, di quello di Loreggia Fabio Bui (anche lui come Vezzaro del Partito democratico) e di molti altri amministratori che hanno assicurato di essere "pronti a dimetterci".

La protesta è scoppiata dopo che il ministero dell'Interno, per fronteggiare l'emergenza immigrazione, ha annunciato l'intenzione di coinvolgere nei progetti di accoglienza anche i piccoli e piccolissimi comuni. Questo sarebbe infatti, secondo il Viminale, l'unico modo per sostenere l'arrivo di centinaia di profughi che, soprattutto a causa della crisi Libica, stanno sbarcando sempre più numerosi.

"Dei più di ottomila comuni presenti sul territorio nazionale, quelli che fanno accoglienza sono 450" ha dichiarato - come riporta Il Messaggero - il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione. Decisamente troppi pochi per rispondere alla domande di accoglienza che, secondo i dati del ministero degli Interni, raggiungeranno nel 2015 quota 200 mila; un nuovo record di sbarchi dopo i 170 mila del 2014.

Ed è proprio contro questa "politica dell'emergenza" che si sono scagliati i sindaci padovani capeggiati da Francesco Vezzaro. Il primo cittadino di Vigodarzere, dopo aver ricevuto rassicurazioni dal suo partito sul fatto che nessun profugo sta per arrivare nel suo Comune, ha ritirato le dimissioni ma - come riporta Il Mattino di Padova - "Ciò non significa che, salvato il mio Comune, il mio impegno verrà meno: in estate solitamente gli sbarchi aumentano in maniera esponenziale. Serve con urgenza una politica di condivisione europea e la revisione delle nostre leggi". Per questo motivo l'amministrazione ha deciso di non annullare la manifestazione di appoggio alla linea anti-profughi lanciata nei giorni scorsi.

Quattordici profughi eritrei, quasi tutti minorenni, sono invece stati accolti a Marghera, una località del Comune di Venezia. Intervistati da La Nuova di Venezia e Mestre hanno raccontato il loro viaggio e ringraziato l'Italia per l'ospitalità ricevuta:

    "Abbandonare la casa è un dramma", spiegano mentre siedono al tavolino della hall, "ma essere qui ci dà speranza". "Il viaggio è stato traumatico", dice una ragazza, "eravamo in 355 stipati, siamo vivi per miracolo e saremo sempre grati all’Italia. La barca sulla quale ci trovavamo stava affondando, ancora una mezz’ora e non ci saremmo salvati. Siamo stati in piedi dieci ore, ammassati con poco o nulla".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/04/18/profughi-sindaci-protesta_n_7091832.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 20, 2015, 06:03:46 pm »

Armi, quel Nordest che chiede più fucili per tutti: "Lo Stato non ci difende, noi facciamo da soli"
Mentre il governo pensa a evitare stragi come quella del tribunale di Milano qui, tra sindaci-pistoleri e raccolte di firme per facilitare il porto d'armi, è psicosi


Dal nostro inviato PAOLO BERIZZI
19 aprile 2015

VICENZA - Anche questa notte Joe Formaggio ha dormito col fucile carico e i proiettili di scorta sul comodino. "Sono i miei cittadini che danno il buon esempio a me", dice il sindaco di Albettone, duemila abitanti, più della metà armati, sulle colline di Vicenza.

Il buon esempio, certo... Per capire l'aria che tira è utile ricordare che, sempre a proposito della sua dimora, il "comandante", soprannome del borgomastropistolero, in un certo senso ha già sparato. "Piuttosto che darla ai rom le dò fuoco" (alla casa), giura il miglior nemico veneto degli zingari. Una prova di celodurismo 3.0 che venerdì pomeriggio è valsa a Formaggio -  già ideatore dei cartelli "divieto di sosta ai nomadi" piantati in piazza, poi rimossi dai carabinieri -  un incontro con Salvini. La candideranno alle regionali? "Io sono a disposizione. Qui si dice: " con le ciacoe non se impasta fritoe " (con le parole non si impastano frittelle, ndr). Ho due priorità, lavoro e sicurezza. L'ho detto a Salvini: il Veneto si sta armando".

Benvenuti nel Nordest, versione Far West. Mentre a Roma per evitare altre tragedie come quella del tribunale di Milano si lavora per disarmare gli italiani restringendo le norme sul porto d'armi, qui, nella regione governata dalla Lega monta forte, in controtendenza, una crescente voglia di pistole e fucili. Armi per tutti. Armi ai cittadini per difendersi "dagli immigrati", "dai rom". Che ormai, nel sillogismo propalato sotto elezioni dai populisti della sicurezza, sono sinonimo di "ladri". Gazebo, petizioni, fiaccolate, forzature. L'ultima idea sono i distretti armati. In pratica: dotare di armi la popolazione che abita in quelle zone dove la presenza di immigrati -  siano anche profughi o rifugiati -  è particolarmente densa. Giorgio Vianello è il presidente leghista della municipalità veneziana del Lido. "Mi hanno dato del matto perché ho proposto, con una raccolta di firme, di concedere il porto d'armi ai cittadini che ne faranno richiesta. Mi sembra una cosa di buon senso. Un amministratore ha la responsabilità di pensare alla sicurezza. O no?"

Come se già non ci fosse in Italia una legge -  ritenuta peraltro troppo blanda -  sulla concessione del porto d'armi. Come se con i 10 milioni di armi legali che girano -  senza tenere conto del mercato clandestino -  e i 4 milioni (una su sei) di famiglie armate, il nostro non fosse già un Paese con il dito sul grilletto. Al Veneto -  in ascesa nella classifica delle regioni più armate subito dietro Lombardia e Piemonte -  tutto questo non basta, anzi. Succede che al Lido di Venezia sbarcano 37 profughi siriani. Sono ospitati da qualche giorno al Centro di Soggiorno Morosini, gestito dal comune lagunare. Non risulta siano razziatori d'appartamenti. Ma tant'è, se 37 profughi sono bastati a Vianello per chiedere armamenti ad hoc per i veneziani del Lido, il suo capo Salvini ci è saltato sopra con raffinata ironia via Facebook ("clandestini in vacanza al Lido, italiani per strada").

Dalla laguna pieghi verso l'interno, tra il vicentino e la marca trevigiana. Giri per i paesi: nella stessa Albettone; a Nanto dove il benzinaio pentito Graziano Stacchio ha aperto il fuoco per difendere la commessa di una gioielleria dall'assalto armato dei rapinatori uccidendone uno; a Oderzo; a Ponte di Piave nel trevigiano dove pure le carabine sono entrate in azione; a Malo; a Breganze dove due famiglie su tre sono armate e dove in 500 hanno sfilato fiaccole alla mano contro il campo nomadi. Leit motiv: "La difesa me la faccio da me".

Eppure c'è ancora chi vuole credere nello Stato. Gabriele Tasso è sindaco di San Piero Mussolino, nell'alta valle vicentina. "Ho chiesto ai candidati al governo della Regione di dare più potere alla polizia locale e di ripristinare la scuola regionale di formazione per agenti. Rientrano ancora nel settore amministrativo come gli impiegati comunali. Se non cambierà niente sarà difficile impedire alla gente di organizzarsi "". È, o vogliono farla apparire, una rivoluzione "civile". "Se non ci pensa lo Stato a difenderci ci devono pensare i cittadini". La frase-mantra di Formaggio. Se fosse il titolo di un film sarebbe "All'armi siam leghisti". Perché è la Lega che ci ha messo sopra il cappello. Fin da Varese, dove a febbraio chiese al prefetto di autorizzare il porto d'armi "a tutti i cittadini, per difesa personale", condividendo il modulo di richiesta su Facebook. E Salvini, leader lumbard attivissimo sui social network, in questi giorni è in visita in Veneto. Gli hanno regalato una ruspa e lui ha dato l'imprimatur. "La gente se ha paura ha diritto di difendersi. I confini vanno difesi anche sparando".

Poi accadono cose imprevedibili. Anche trasversali. Due giorni fa Francesco Vezzaro, sindaco Pd di Vigodarzere, nel padovano, si è dimesso per protesta contro la prefettura che gli ha mollato 100 profughi in una ex caserma. Effetti impazziti. Si torna al caso Stacchio. La Lega pensava di averlo già nel sacco. Un benzinaio che spara ai rapinatori. Il rapinatore è un rom. Muore. Stacchio eroe. Ma lui non abbocca: capisce che la politica lo vuole strumentalizzare e mentre gli ultrà della demagogia intollerante indossano la t-shirt "Io sto con Stacchio", Stacchio spariglia. È lui il primo che non sta con Stacchio. "Non sparate in mio nome, non sono un esempio ", frena. Presi in contropiede, Lega e gli altri pezzi di destra, che volevano candidarlo, ripiegano quindi sul più istrionico Formaggio. Le critiche gli fanno un baffo. "Ne abbiamo pieni i c.... Preferisco vicini di casa che sparano piuttosto che gente che finge di non vedere".

È una battaglia antica quella che si sta giocando in Veneto. La chiamata alle armi riporta indietro alla stagione dello sceriffo Gentilini. Fu lui, l'ex sindaco di Treviso già condannato per odio razziale, autore della rimozione etnica delle panchine, il primo a profetizzare la necessità di "sparare contro gli immigrati ". E i suoi epigoni vanno giù duro uguale. "Se arriva una carovana di rom il aspetto col fucile", sempre il sindaco di Albettone. "L'arma di questi tempi aiuta " dice un artigiano di Oderzo. "Mi chiami Gianni e basta, che con sta gente (i rom) non si sa mai". Ha brindato a prosecco Sandro Magro, l'imprenditore di Faè di Oderzo che il 2 marzo scorso sparò colpi di fucile in aria per mettere in fuga i ladri: la Procura di Treviso ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale nei suoi confronti. "Non siamo fanatici o violenti, ma se un ladro viene a rubare a casa sua lei cosa fa, lo lascia fare? Gli serve il caffè?". Per chiedere l'archiviazione ha firmato anche un assessore provinciale: Mirco Lorenzon. Uno sensibile al problema. A marzo aveva premuto pure lui il grilletto dalla finestra di casa. Per scoraggiare i malviventi, a Negrisa di Piave, sempre nel trevigiano.

Nella Marca se non è psicosi poco ci manca. E cosi per tenere alta l'attenzione si cercano simboli. Facce da esibire. Tutte le speranze erano riposte in Stacchio. Lega e Fratelli d'Italia gli hanno offerto subito un posto in lista. E lui? Ha accettato la solidarietà popolare. Poi ha firmato. Una proposta di legge, sì. Ma per la "difesa civile, non armata e non violenta ". Che scorno. Sentitelo Stacchio.

"Non sono un eroe. I veri eroi sono quelli che ci proteggono tutti i giorni, che lo fanno per lavoro, addestrati per questo compito". Gli sceriffi fai-da-te sono avvisati ma non mollano. Chiosa di Joe Formaggio: "Stacchio o non Stacchio, io continuo a dormire col fucile carico".

Da -     http://www.repubblica.it/cronaca/2015/04/19/news/armi_quel_nordest_che_chiede_piu_fucili_per_tutti_lo_stato_non_ci_difende_noi_facciamo_da_soli_-112307991/?ref=HREC1-5
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