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Autore Discussione: Paolo Valentino. Amici della Russia e dell’Europa La via armena alla politica...  (Letto 2072 volte)
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« inserito:: Aprile 20, 2015, 05:54:41 pm »

L’intervista
«Amici della Russia e dell’Europa La via armena alla politica estera»
Il presidente caucasico in Italia: «Mai più indifferenza di fronte ai genocidi»


Di Paolo Valentino

«Se la comunità internazionale avesse collettivamente risposto al genocidio degli armeni, avremmo avuto un Novecento diverso e probabilmente oggi non staremmo a parlare di quanto accade alle minoranze cristiane nel Medio Oriente. È noto che l’intenzione genocidaria di Hitler nel caso dell’Olocausto fu esplicitata per la prima volta nel 1939, quando davanti al suo Stato maggiore si chiese: “Chi, dopotutto, si ricorda oggi dell’annientamento degli armeni?”. C’è una tendenza a sottovalutare la lezione del XX secolo e troppo spesso gli interessi dominano sui valori. Altrimenti avremmo avuto condanne nette e prevenzione attiva». Il 24 aprile corrono i cento anni del genocidio degli armeni nell’Impero Ottomano. E la Repubblica di Erevan si appresta a commemorarlo, lanciando un appello al mondo. In visita ufficiale in Italia, il presidente armeno Serzh Sarkysyan ne parla in questa intervista al Corriere.

«Il nostro messaggio per il centenario è teso alla prevenzione dei genocidi. È una richiesta d’impegno politico a tutta la comunità internazionale e noi abbiamo il diritto morale di farlo. La prevenzione e la condanna di questi crimini non devono essere assoggettate a interessi geopolitici. Il Novecento è la lezione perfetta di ciò che può succedere in mancanza di quanto chiediamo. Purtroppo temo che il secolo dei genocidi non sia finito. In Medio Oriente, dove target primari sono le minoranze etniche e religiose, assistiamo all’inizio di un’azione genocidaria. Siamo giunti a un punto nel quale è indispensabile fare uno sforzo collettivo».

Perché cento anni dopo è ancora così difficile avere un consenso unanime su quanto accadde, mentre ci sono reticenze e silenzi, non solo da parte della Turchia?
«La veridicità storica del genocidio armeno non è controversa, la stessa Corte marziale turca condannò già nel 1919 per crimini contro l’umanità gli autori del genocidio. Perfino Ankara ammette che ci siano state uccisioni di civili armeni. Alcuni Stati lo chiamano genocidio, altri massacro, altri ancora tragedia. Quanto ad altri Paesi, il mancato riconoscimento è condizionato dai loro interessi con la Turchia».

I rapporti tra Armenia e Italia attraversano una fase molto positiva. Negli ultimi 4 anni l’interscambio commerciale annuale è praticamente raddoppiato, passando da 127 a 214 milioni di dollari. Cosa si aspetta per il futuro?
«I nostri due Paesi sono uniti da forti interessi, ma anche dalla condivisione di valori universali. Le nostre relazioni diplomatiche hanno solo 24 anni, ma i nostri rapporti si fondano su un intreccio millenario. Nelle relazioni commerciali con Roma non facciamo altro che rilanciare qualcosa di antico, che risale al Medioevo, quando le città-Stato italiane operavano lungo le reti mercantili armene. Ho fiducia che non passerà molto tempo prima di arrivare a un altro raddoppio, grazie all’evoluzione virtuosa del nostro contesto economico in termini di agevolazioni e opportunità per le aziende straniere».

In una fase di grande tensione nei rapporti tra i Paesi dell’Europa occidentale e la Federazione Russa, l’Armenia rappresenta un’eccezione. Dal primo gennaio siete membri dell’Unione euroasiatica insieme a Russia, Bielorussia e Kazakhstan. Ma allo stesso tempo siete in avanzata fase negoziale per un Accordo di associazione con la Ue. Come si conciliano queste due cose? E pensando all’Ucraina, dove la crisi nacque proprio dalla contrapposizione tra i due percorsi, l’Armenia può essere un modello?
«Per decenni l’economia armena è stata strettamente integrata con quelle dei Paesi dell’ex Unione Sovietica. Il nostro primo partner commerciale è la Russia, dove gran parte del nostro export ha un naturale sbocco di mercato. D’altro canto, siamo privi di risorse energetiche, importiamo gas e petrolio dalla Federazione Russa. Aderendo all’Unione euroasiatica abbiamo ottenuto prezzi energetici molto favorevoli. È una decisione logica e razionale. Per quanto riguarda i nostri rapporti con l’Unione Europea, decisivo è il suo contributo alle riforme democratiche in corso nel nostro Paese. Alla base delle nostre scelte c’è dunque una combinazione tra interessi e valori. Siamo pragmatici. Il punto centrale è la franchezza con tutti i nostri partner. Quanto al modello, non saprei dirlo oggi. Il tempo sarà il miglior giudice. Ma di una cosa sono certo: in futuro arriveremo a instaurare una cooperazione molto stretta tra l’Unione euroasiatica e la Ue».

E l’Armenia sarà il catalizzatore?
«Alla base del nostro concetto strategico di politica estera sta non il contrasto, ma la cooperazione e le sinergie fra i centri di potere globali. Le faccio un altro esempio: noi siamo fra i Paesi fondatori dell’Organizzazione di sicurezza collettiva, che comprende alcuni Paesi dell’ex Unione Sovietica (Csto), ma contemporaneamente cooperiamo anche con la Nato».

12 aprile 2015 | 12:10
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Da - http://www.corriere.it/esteri/15_aprile_12/amici-russia-dell-europa-via-armena-politica-estera-87e8ec54-e0fa-11e4-87d6-ad7918e16413.shtml
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