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Autore Discussione: Diversamente Tragico "Carlo Monni infinito e imperfetto"  (Letto 2260 volte)
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« inserito:: Gennaio 01, 2015, 04:43:25 pm »

Diversamente Tragico

"Carlo Monni infinito e imperfetto", l'attore fiorentino raccontato da Franco Casaglieri

Pubblicato: 29/12/2014 17:53 CET Aggiornato: 29/12/2014 17:53 CET

C'è un piccolo libro magnifico su Carlo Monni, grande attore, performer, profeta, toscano divagante. Un librino fantastico, aureo che circola come un testo underground e varrebbe la pena rendere noto ai più. Si tratta di Carlo Monni, infinito e imperfetto di Franco Casaglieri, amico storico di Benigni nella loro Vergaio, toscan filmaker.

Librino che è un mazzetto di pagine, piccole pagine. Un quadernino sulla vita di uno che fu attore col primo Benigni e che debuttò negli anni Settanta sulla scena del teatro off romano con il grande umorista e regista Donato Sannini. Carlo Monni fu sempre presente nelle leggendarie performance del settimanale satirico il Male e venne molto seguito come protagonista, con Ceccherini e Paci, di un fenomenale Pinocchio teatrale. Famoso anche per le performance e le piece con il clown teatrale Andrea Kaemmerle e con Andrea Cambi

Arriva dunque il microscopico libro di Casaglieri su Carlo Monni, un santo comico che tuona e ghigna e piange, ha l'ulcera, più ulcere. È un poeta, un traduttore clandestino di grandi poeti, un tragico, evocatore di sonetti di Shakespeare, di versi di Cardarelli, di Sandro Penna. Un divagante di strade e borghi, notti e giorni, teatrante a giornata, qui e lì per trecento euro. Famoso in tutta Italia, uno di quelli che in certe parti della Toscana antica chiamavano vàgeri, vale a dire i lavoratori stagionali che scendevano dall'Amiata in Maremma e la sera si fermavano davanti a un fuoco acceso e raccontavano storie, bevevano un bicchiere di vino. Monni fu un attore vàgero. Sempre libero.

Questo quadernino di Casaglieri - che spero sia solo l'incipit di un racconto in progress, di una vera e propria opera - è una biografia, un grido senza fine che evoca Monni e lo rende permanente. Immortala lo splendore sacro e terreno, la vita ab/errante. È un oro che non si trova, non quotato in borsa e su nessun mercato. A un tratto, dunque, dell'oro nella nostra plaga. Un mazzetto di pagine come mazzo di carte iperboliche che sparigliano l'ordinario vivere, gli automatismi, le distrazioni, la passività, gli accomodamenti, i sì detti invece di no, le menzogne. Il racconto di Monni spariglia le sconfitte, il sonno che ci coglie, perché Carlo non è mai stato sconfitto, assonnato: abbiatelo per certo. La vita di Carlo affiora febbrile, anarco-cristiana, da asceta sulfureo e divino. Un arcobaleno di mitezza e forza. Una vita navigata completamente controvento.

Anche la scrittura di Casaglieri è monacale, scevra di volute e graziosismi, elegantemente ruvida, colma di un lavoro nascosto, opulento, gravido dei frutti che ci porge. Poggiate il piccolo libro e sentirete che Carlo è con noi altri, adesso, a bere un altro bicchiere di rosso.

Leggiamo anche i versi di Carlo, un suo celebre rap, le sue nascoste traduzioni di grandi poeti, la vita per strada, la felicità di orinare in un campo. Monni seduto in mille trattorie, a lavarsi in mare, a fare il bagno esclusivamente con le mutande. Con una donna che fatalmente lo fregherà di nuovo - indogliè ita? Sparita.

Invitato a una prima cinematografica e cacciato perché preso per barbone. Lui che non lo era ma che se voleva lo era il principe dei barboni. Che a Firenze abitava fatalmente in una via che più appropriata non poteva essere: via dell'Inferno.

Carlo con decine di chilometri di corsa al mattino al parco delle Cascine, Carlo a giocare a carte al bar delle Colonnine e a condonare i debiti di gioco degli amici. Carlo e quella salubre, perseguita, metodica follia.

Sono due le sorprese con cui entra in gioco Franco Casaglieri. La capacità così rara di una scrittura che sorprende le ore e i minuti aurei della vita, quella di Carlo artista ventiquattro ore su ventiquattro. Un uomo in grado di mantenere quelle ore e quei minuti come ore e minuti viventi, non come ricordi, ma come brividi in grado di farci vedere la sua impresa chiamata vita scorrere davanti a noi.

Sì, Carlo era così. Quando lo conobbi nel 1978 e anche negli ultimi anni toscani. Sempre. I sandali, i piedi nudi d'inverno, i pantaloni rimboccati a Palazzo Vecchio col sindaco Renzi, Benigni e il vecchio Melik, a ricordare il suo antico mentore degli anni Settanta, Donato Sannini, il Don Chisciotte di cui lui fu l'impagabile, teatrale, epico, monumentale, memorabile, Sancio Panza. E il Monni finale, per una strada fiorentina, dopo cena, quando tutti lo salutavano come se in strada passasse un profeta da cui farsi benedire - e forse lo era un profeta. Un monaco beat.

La seconda sorpresa è celata nelle poche righe di introduzione e nella scrittura controllata. Un succedersi di lampi dove appaiono dal niente le leggi della vita e delle giornate di Carlo Monni. La seconda sorpresa è la prosa che Casaglieri ci ha concesso. La voce. La voce dello scrittore: di lui, Franco Casaglieri. Voce che non getta niente di quello che vale e che non trattiene alcunché di ciò di cui si può fare a meno, un tesoro che ci dispiace abbandonare proprio mentre lo abbiamo scoperto. Grazie tantissimo, Franco.

Da - http://www.huffingtonpost.it/jiga-melik/carlo-monni-attore-fiorentino-franco-casaglieri_b_6389372.html?utm_hp_ref=italy
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