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Autore Discussione: Claudia Di Pasquale Pene alternative al carcere: detenuti e coop fuori controllo  (Letto 2153 volte)
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« inserito:: Dicembre 24, 2014, 11:26:07 am »

Pene alternative al carcere: detenuti e coop fuori controllo
Anche le cooperative di Buzzi nel giro delle misure alternative alla detenzione

Di Claudia Di Pasquale

La scorsa primavera il Parlamento ha approvato una nuova legge che cambia il sistema penale: chi è imputato per un reato punito con una pena che non supera i 4 anni di carcere può chiedere la sospensione del processo per la “messa alla prova”. In sostanza invece di fare il processo l’imputato può fare un lavoro di pubblica utilità non retribuito a favore della collettività e, se la prova ha esito positivo, il reato viene estinto.

In pochi mesi gli uffici di esecuzione penale esterna sono stati sommersi da ben 6052 domande di messa alla prova. Bisogna però analizzare ogni singolo caso, avviare delle indagini, elaborare un programma di attività. E così oggi le domande già approvate sono solo 267.

Gli uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) hanno infatti un ruolo centrale, si occupano di tutte le misure alternative al carcere, ma soffrono di una carenza cronica e strutturale di risorse, di mezzi e di personale. Gli Uepe sono la “cenerentola” del sistema penitenziario italiano che in totale costa 2 miliardi e 800 milioni di euro, ma la quasi totalità delle risorse viene destinata al carcere.

Oggi più che mai questi uffici chiedono un aumento del personale. La stessa legge sulla messa alla prova dopotutto prevede un possibile “adeguamento numerico e professionale della pianta organica” degli Uepe. Su sollecitazione della commissione Giustizia della Camera, anche la legge di stabilità 2015 prevede di destinare all’esecuzione penale esterna nuove risorse. Ma sul fronte di un reale aumento del personale ci sono solo promesse.

Di fatto ad oggi il ministero della Giustizia ha solo elaborato una riorganizzazione degli uffici con l’accorpamento di giustizia minorile ed esecuzione penale esterna. Un’ipotesi questa avversata dai sindacati per le sue possibili conseguenze, definite “devastanti”.

Intanto l’ex direttore generale del trattamento dei detenuti del Dap, Sebastiano Ardita, oggi procuratore aggiunto presso il tribunale di Messina, denuncia la carenza di controlli nel settore delle misure alternative. Mentre la direttrice dell’ufficio di esecuzione penale esterna di Roma, Antonella Di Spena, confessa le difficoltà trovate nel tentativo di avere il pieno controllo su tutte le associazioni, gli enti e le cooperative che si occupano di misure alternative al carcere.

E tra le numerose cooperative romane, dove possono lavorare semiliberi, soggetti sottoposti a una misura alternativa ed ex detenuti, ci sono anche la coop 29 giugno e la cooperativa Formula Sociale, finite sotto sequestro perché nella disponibilità di Salvatore Buzzi, ritenuto il braccio destro dell’ex nar Massimo Carminati, leader di mafia capitale.

Guarda l’inchiesta “Il risarcimento” andata in onda a Report il 30 novembre 2014

21 dicembre 2014 | 23:16
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DA - http://www.corriere.it/inchieste/reportime/societa/pene-alternative-carcere-detenuti-coop-fuori-controllo/6861cf48-893b-11e4-87e1-ec26c60de2cb.shtml
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