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Autore Discussione: ALESSANDRO SALA.  (Letto 2897 volte)
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« inserito:: Dicembre 22, 2014, 06:12:51 pm »

BRACCIO DI FERRO al Nazareno
Lavoro e art. 18, primo sì al Senato
Il Pd si spacca, Bersani: idee surreali
Via libera in commissione alla delega al governo.
Il presidente del partito Orfini: servono correzioni importanti.
M5S e Sel abbandonano i lavori per protesta

Di ALESSANDRO SALA

«I titoli del job act sono condivisibili. Lo svolgimento meno: ne discuteremo in direzione, ma servono correzioni importanti al testo». La riforma del lavoro in discussione al Senato inizia a fare i conti anche con l’opposizione interna alla coalizione di governo e il fatto che la critica sia stata espressa pubblicamente con un tweet dal presidente del Pd, Matteo Orfini, è il segno che per il premier Matteo Renzi la strada non sarà certo in discesa. Esponente della corrente dei «giovani turchi» e già membro della segreteria di Bersani, Orfini era stato eletto alla presidenza lo scorso giugno: un passaggio che lasciava intendere una certa distensione al Nazareno, dopo la rapida ascesa dell’ex sindaco e i malumori nella «vecchia guardia» che ne erano conseguiti. Il dibattito sul cosiddetto «Jobs Act» rischia ora di riattizzarli. Proprio in queste ore si discute ad esempio della cena di lunedì sera tra Massimo D'Alema e alcuni esponenti della minoranza (che però è maggioranza nelle aule parlamentari) con l'obiettivo, secondo la ricostruzione di Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera, di impostare una strategia per arginare il potere e il decisionismo renziano. Oggi, in ogni caso, la commissione Lavoro del Senato ha approvato l'emendamento del governo (GUARDA) che introduce il contratto a tutele crescenti - il vero nodo del provvedimento perché è quello che consentirebbe di superare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori abolendo il reintegro obbligatorio dei lavoratori licenziati senza giusta causa -, e ha dato l'ok per l'approdo in aula della legge delega, previsto la prossima settimana. Sel e Movimento 5 Stelle non hanno però partecipato al voto, avendo abbandonato i lavori della commissione per protesta. E intanto si avvicina la conferenza dei capi di Stato e di governo sul lavoro, che si terrà l’8 ottobre a Milano.

L'affondo di Bersani
Le polemiche restano comunque sullo sfondo. In mattinata era stato l’ex segretario Pierluigi Bersani a sferrare un attacco al governo sul nuovo testo, parlando di «intenzioni surreali»proprio in relazione alla paventata modifica dell'articolo 18 . «E’ assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro - spiega Bersani, favorevole al mantenimento del reintegro -. Leggo oggi sui giornali, come attribuite al governo, delle intenzioni ai miei occhi surreali... Vorrei ricordare che in tutta Europa, in Inghilterra, in Francia, in Germania, esiste, ancorché non obbligatoria, la reintegra. Quindi non ci raccontassero cose che non esistono».

«Non siamo Flinstones»...
Ma Bersani non è solo. «Sarebbe saggio cancellare la caricatura degli innovatori da una parte e dei Flintstones dall'altra» commenta Gianni Cuperlo, già avversario di Renzi alle primarie. «Nessuno vuole arrestare azione del governo - puntualizza - ma serve capire quale sarà il testo della legge che va migliorata in Parlamento», nella convinzione che per uscire dalla crisi si deve puntare a «investimenti pubblici come leva di quelli privati». E ancora: «Se gli innovatori sono la destra che pensa di uscire dalla crisi riducendo i diritti e la dignità di chi lavora, io penso sia giusto stare dall'altra parte. Se invece l'innovazione è mettere al centro l'estensione di quei diritti anche a chi ne è privo si apre non un sentiero ma un'autostrada. In termini di principio e strategie».

...e neanche marziani
Dal fronte dalemiano interviene poi Massimo Paolucci, vicepresidente degli eurodeputati del Pd: «Solo un marziano sarebbe giustificato nel sostenere la tesi secondo la quale l'Italia vive la crisi economica più drammatica dal dopoguerra per colpa delle norme che regolano il mercato del lavoro. Il governo deve fare chiarezza prima della votazione sulla delega». «Aumento della disoccupazione, crollo dei consumi e calo della produttività - aggiunge - non sono figlie dell'art. 18, peraltro già modificato dall’ex ministro Elsa Fornero. Queste sciocchezze appartengono ad un vecchio armamentario della destra politica ed economica che ci ha gravemente danneggiato con le sue ottuse idee di austerità».

La sfida di Civati
Lancia invece una sfida a Renzi, in quanto segretario del partito, Pippo Civati, leader della minoranza di sinistra: «Verifichiamo per una volta l’orientamento dei nostri elettori non sulle persone, come il segretario-premier chiede spesso di fare, ma sulle cose da fare. Andiamo a chiedere alla nostra famosa base (senza paura, giusto?) cosa pensa dell’articolo 18. Apriamo i circoli e montiamo i gazebo, magari proprio sabato 18 ottobre, e facciamo un bel referendum, come previsto dall’articolo 27 dello statuto del Partito Democratico: per darci quel regolamento che manca sin dalla nostra fondazione abbiamo una proposta pronta da anni, e si può approvare domani, a proposito di velocità».

«Ne discuteremo»
La replica della segreteria è affidata ai due vice di Renzi. Lorenzo Guerini rimanda ogni discussione alla direzione del partito in programma il 29 settembre e dedicata proprio alle politiche del lavoro: «La delega è in corso di perfezionamento - sottolinea minimizzando le polemiche - ed è giusto che il Pd discuta e definisca la propria posizione. Il Partito democratico si troverà assolutamente unito, stiamo lavorando per questo». Sulla stessa linea Debora Serracchiani: «Siamo vicini a trovare la quadratura sugli articoli più importanti e quindi arriveremo fino in fondo. Può darsi che non saremo tutti d'accordo ma questo non significa che non siamo in grado di trovare una sintesi da portare in Parlamento e dare agli italiani come il cambiamento che aspettano».

@lex_sala
18 settembre 2014 | 12:37
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/politica/14_settembre_18/decreto-lavoro-pd-si-spacca-orfini-servono-correzioni-importanti-d0ece0ce-3f1d-11e4-97e5-7c54525b65fe.shtml
« Ultima modifica: Gennaio 21, 2015, 06:36:07 pm da Admin » Registrato
Admin
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 21, 2015, 06:32:31 pm »

Renzi: «Il futuro dell’Italia è oggi»
Il capo del governo in inglese al vertice di Davos: «I latini dicevano Carpe Diem. Dobbiamo cogliere l’attimo, il nostro Paese sia l’innovation lab dell’Europa»

Di ALESSANDRO SALA

«Ricordate i latini? Dicevano Carpe Diem, cogli l’attimo. Il futuro dell’Italia è oggi, non domani». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha esordito così nel suo intervento in inglese al summit di Davos, in Svizzera. Il capo del governo ha parlato delle prospettive di crescita del Paese e ha sottolineato che l’Italia non è solo un bel museo o un luogo dove trovare moda, eleganza e lusso. E piuttosto, nella sua idea, il luogo che può rappresentare un «innovation lab» per l’Europa. Per arrivare a questo servono crescita e riforme, ha detto il premier. «E’ finito il tempo in cui l’Europa viene chiamata a risolvere i nostri problemi - ha sottolineato -. E’ ora che facciamo qualcosa noi, per i nostri figli».

«Incredibile stagione di riforme»
«Credo sia un momento favorevole per l’Italia che ha bisogno di un’incredibile stagione di riforme che è già iniziata - ha puntualizzato Renzi -. Noi dobbiamo trasformare i rischi in opportunità». Il capo del governo ha poi allargato lo sguardo all’Europa e ha parlato delle politiche comunitarie: «L’Eurozona - ha evidenziato - ha parlato soltanto di austerità». Ora invece, secondo il premier italiano, servirebbe un cambio di passo in funzione della crescita e «la Bce dovrebbe aiutare l’Europa a capire».

@lex_sala
21 gennaio 2015 | 11:50
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/politica/15_gennaio_21/renzi-davos-carpe-diem-f3ce122c-a159-11e4-8f86-063e3fa7313b.shtml
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