LA-U dell'OLIVO
Novembre 25, 2024, 07:53:23 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Serracchiani: non finiremo vittime di D’Alema e Bindi  (Letto 1970 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Dicembre 14, 2014, 06:00:22 pm »

Serracchiani: non finiremo vittime di D’Alema e Bindi
“Non si possono fare giochini, il Paese rischia di cadere in ginocchio”
Debora Serracchiani governatore del Friuli e vice segretario del Partito democratico

13/12/2014
Carlo Bertini
Roma

Il nostro popolo ci ha affidato il compito di cambiare il Paese e non possiamo essere vittime di una guerra interna perché chi c’era prima vuole tornare a guidare il Pd. Faremo il congresso nel 2017 ma ora questo governo gode di consenso. Vogliono bloccarci? Ci provino, noi proveremo a rinnovare il Paese fino all’ultimo giorno». Malgrado il raffreddore e la raucedine è un fiume in piena Debora Serracchiani, animata da una vis polemica contro chi nel partito di cui è vicesegretario è stato trattato finora coi guanti. «Tutti hanno visto che le candidature non hanno escluso nessuno mai in questi mesi, ma ora sta venendo meno la fiducia».

Le riforme bersaglio del fuoco amico sono la prova, come ha scritto ieri, che la premiata ditta Bindi-D’Alema è all’opera per far cadere Renzi?
«Sì, non escludo vi sia da parte di qualcuno la volontà di farlo. Ma manca la consapevolezza di ciò che sta succedendo. Se il Pd e il governo si occupano di Ilva, Eni, di fare le riforme istituzionali attese da 20 anni che ci chiede l’Europa, non si possono fare giochini per dare un segnale politico. Il problema è che così rischiano di far cadere il paese in ginocchio».

Domani farete votare un documento di abiura per chi si dissocia con voti in difformità dagli orientamenti dei gruppi e della direzione?
«In assemblea si deve fare chiarezza sui comportamenti di ognuno quando esercita i ruoli per cui è stato eletto. Renzi chiarirà in modo netto che il Pd è un partito che discute, ma che ci sono luoghi dove vengono prese decisioni che poi vanno rispettate».

Farete fuori la minoranza ostile dagli organismi di segreteria e dalle candidature apicali? 
«Abbiamo bisogno non di fedeltà ma di lealtà. E domenica verrà assunto un impegno da parte di tutti».

Diranno che li volete cacciare, che volete zittire la minoranza. Rischio scissione?
«Dopo tutte le Direzioni, le assemblee nazionali e dei gruppi, francamente l’accusa che non includiamo non regge: abbiamo pure allargato a tutte le anime del Pd gli organismi dirigenti. Abbiamo rispettato il dissenso chiedendo che le riforme vadano avanti spedite e mai abbiamo voluto cacciare nessuno, neppure quando vota contro la fiducia al proprio governo. Ma ogni scelta è rimessa ai singoli, se uno si trova a disagio prende le sue decisioni, nessuno si sposa un partito, ma delle idee». 

Voi dite che l’opposizione interna mette a rischio la legislatura. Loro dicono che le vostre siano tutte scuse per andare a votare e liberarvi di loro.
«Non si può dire che il governo voglia andare al voto. Al contrario, questo lavoro riformatore richiede tempi lunghi e non c’è nessuna corsa alle elezioni. Ma le riforme vanno fatte in fretta, non possiamo fermarci ad una discussione sterile senza decisioni».

Dietro tutto ciò c’è la guerra sul Quirinale, prove tecniche di interdizione?
«Prima di tutto c’è la difficoltà di qualcuno di pensare che si è chiusa un’epoca per una classe dirigente che stimo e che ha fatto la nostra storia. Detto questo, il giochino della politica che riguarda il Quirinale o altre poltrone, non può riguardare più il Pd di oggi, impegnato ad avere credibilità in Europa. Ma per alcuni i giochini di palazzo sono ancora importanti e per qualcuno sono il massimo». 

Brutta botta per il Pd l’inchiesta romana. Un altro colpo ad un’immagine già ferita da altri scandali. Come ne uscirete?
«Stiamo rinnovando il Pd a tutti i livelli. A Roma abbiamo un sindaco e nel Lazio un governatore, chiamati a un rinnovamento profondo che entrambi stanno facendo fin dall’inizio. Chi sbaglia paga e anche caro, ma c’è un Pd di gente per bene, che si impegna e partecipa. E vogliamo tutelarlo». 

Da - http://www.lastampa.it/2014/12/13/italia/politica/serracchiani-non-finiremo-vittime-di-dalema-e-bindi-smZjAzb6fcmFZqen6Rx4CP/pagina.html
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!