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Autore Discussione: Il maggioritario è un bluff  (Letto 2291 volte)
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« inserito:: Aprile 27, 2010, 05:16:11 pm »

Leo Sansone,   26 aprile 2010, 18:12

Il maggioritario è un bluff

La riflessione     

Da destra e da sinistra ci avevano detto che tutto il male veniva dal sistema elettorale proporzionale e dalle preferenze. Così, nel biennio 1993-1994, sotto i colpi di Tangentopoli, si diede vita al maggioritario, al bipolarismo e alla democrazia leaderistica. Da allora è stata eliminata la frammentazione e un'ampia rappresentanza politica, ma la corruzione e le tangenti (nel centrodestra come nel centrosinistra) sono continuate e l'instabilità permane. La forte conflittualità che prima era nelle coalizioni, ora è all'interno del Pdl e del Pd. Sulla legislatura in corso incombe l'ombra del voto anticipato: rischiano di avere vita breve tre legislature su cinque della Seconda Repubblica

Elezioni politiche anticipate entro pochi mesi. Dopo lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini alla direzione del Pdl di giovedì scorso, la rottura della legislatura è più che probabile. Il Caimano ipotizza ed auspica, nella sostanza, il ricorso alle urne. Umberto Bossi, grande alleato del Cavaliere nel centrodestra, spalleggia il presidente del Consiglio rilanciando la sua richiesta: Fini si dimetta da presidente della Camera. "Che fai? Mi cacci?", aveva detto giovedì il cofondatore del Pdl. "Ci sto pensando", aveva risposto il fondatore del partito, dopo aver reclamato le sue dimissioni dal più alto scranno di Montecitorio "perché fai politica". Del resto il Caimano sta pensando al presidenzialismo, la carta che può giocare più facilmente in un nuovo Parlamento da lui controllato con una maggioranza più ampia e sicura.

Le elezioni anticipate non le vogliono né Fini né Pier Luigi Bersani. Sia l'ex presidente di An e sia il segretario del Pd la ritengono una scelta irresponsabile. L'uno e l'altro non si sentono pronti ad affrontare un appuntamento con le urne, temono una bruciante sconfitta. Così apprestano le difese. Il presidente della Camera cerca di rassicurare il Cavaliere negando di volere una scissione, di avere l'intenzione di fondare un altro partito e di progettare delle imboscate parlamentari contro il governo. Bersani avanza la proposta di "un patto repubblicano" a tutte le opposizioni e a Fini per bloccare "la deriva plebiscitaria" e al voto anticipato.

Berlusconi teme il logoramento del governo in una pericolosa "guerriglia" parlamentare da Prima Repubblica. Così farà un incessante pressing su Fini per spingerlo a lasciare la presidenza della Camera, la "fortezza" dalla quale guida il drappello di parlamentare finiani. Ma, al di là delle possibili tregue tattiche, ormai si è determinata una rottura difficilmente sanabile. Da giovedì, all'interno del Pdl, sono nate due destre.

La conflittualità è diventata altissima all'interno del primo partito italiano. All'interno del Pdl è sorta una maggioranza e una minoranza. Fini ha accusato Berlusconi di "centralismo carismatico". Il presidente del Consiglio ha rinfacciato al presidente della Camera di essere un bugiardo e di fargli il controcanto su quasi ogni tema. E' una conflittualità interna fotissima che ricorda quasi quella del Pd. All'interno del maggiore partito d'opposizione i contrasti sono accesi e le correnti non si contano: bersaniani, dalemiani, veltroniani, ex popolari, il gruppo di Ignazio Marino. Il partito in tre anni ha avuto ben tra segretari (Veltroni e Franceschini hanno preceduto Bersani) e ancora il Pd deve trovare una sua stabilità.

Strano. Da destra e da sinistra ci avevano detto che tutto il male veniva dal sistema elettorale proporzionale e dalle preferenze. Il maggioritario, ci dissero, avrebbe cancellato la corruzione, la frammentazione e l'instabilità politica. Così nel biennio 1993-1994, sotto i colpi di Tangentopoli, Berlusconi e Achille Occhetto diedero vita al maggioritario, al bipolarismo e alla democrazia leaderistica. Walter Veltroni, deciso sostenitore del maggioritario all'americana, nel 2007 teorizzò a praticò una ulteriore svolta. Per eliminare "le risse" e "le divisioni" del centrosinistra annunciò "la vocazione maggioritaria" del Pd che abbandonò gli alleati dell'Unione. Le soglie di sbarramento (4% alla Camera e 8% al Senato) cancellarono i partiti più piccoli dal Parlamento (sinistra radicale, sinistra riformista, socialisti, verdi, destra di Storace). L'obiettivo, assieme a Berlusconi, era di passare dal bipolarismo al bipartitismo all' americana.

Il progetto fu quasi raggiunto perché in Parlamento, oltre al Pdl e al Pd, approdarono solo la Lega, l'Italia dei valori e l'Udc. La frammentazione (e un'ampia) rappresentanza politica fu eliminata, ma la corruzione e le tangenti (nel centrodestra come nel centrosinistra) sono continuate e l'instabilità permane. La forte conflittualità che prima era nelle coalizioni, ora è all'interno del Pdl e del Pd. Il maggioritario, inoltre, non ha assicurato la governabilità. La scorsa legislatura è stata interrotta dalle elezioni anticipate (il secondo governo di Romano Prodi non durò nemmeno due anni) come già quella iniziata nel 1994 (durò solo 3 anni), quando nacque la Seconda Repubblica. Ora anche sulla legislatura in corso incombe l'ombra del voto anticipato. Ora rischiano di avere vita breve tre legislature su cinque della Seconda Repubblica.

In realtà il maggioritario è un bluff. La stabilità si raggiunge su progetti politici credibili più che attraverso strumenti d'ingegneria istituzionale. "Questi sono autentici tappeti uzbechi, preziosissimi, fatti a mano Fate entrare un pezzo di storia a casa vostra", diceva qualche anno fa un venditore in una televisione privata, qualche anno fa, reclamizzando, a suo dire, dei prodotti unici. Poi quella tv fallì dopo una serie di frodi generalizzate.

da aprileonline.info
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