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Autore Discussione: Come la corsa al cemento sta rovinando l'Italia  (Letto 7718 volte)
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« inserito:: Novembre 04, 2014, 12:02:37 pm »

Come la corsa al cemento sta rovinando l'Italia
Gran parte del nostro suolo è edificato, il doppio rispetto a venti anni fa. Ma molti appartamenti rimangono vuoti.
Lo dicono i dati del censimento 2011 secondo cui il 25% degli alloggi è inutilizzato.
Ecco perché si deve mettere un freno alla schizofrenia delle politiche urbanistiche

Di ALBERTO ZIPARO*
27 ottobre 2014

NEL NOSTRO ormai ex Belpaese, il combinato tra la crescita di energia nell'atmosfera causata dai cambiamenti climatici e i dissesti del territorio da ipercementificazione generalizzata rivela effetti sempre più drammatici. Diverse ricerche ne indagano i motivi, anche per quanto riguarda gli aspetti quantitativi.

Il primo dato che emerge è la recente forte crescita di suolo consumato: meno di venti anni fa, l'ingombro era pari alla metà. Il contraltare di questo incredibile consumo di suolo - che significa distruzione di sistemi idrogeologici e di conseguenza dissesti, oltre che perdita di paesaggio - è costituito dall'abnorme quota di volumi, spesso vuoti che sono stati edificati nella "città diffusa" italiana.



I dati del censimento 2011 mostrano che gli appartamenti inutilizzati sono più di sette milioni: in attesa del dato esatto relativo ai vani, infatti, ipotizzando un'ampiezza media di 2,8 stanze per appartamento, si può stimare una quota di circa 20 milioni di stanze vuote. L'aumento di vuoto nel decennio è stato pari al 350%. I dati conclusivi forniti oggi dall'Istat, sono impressionanti: oggi il numero degli edifici presenti sul territorio nazionale è pari a circa 14,5 milioni per poco più di 31 milioni di appartamenti residenziali. In attesa di avere il dato netto anche su volumetrie e stanze, appare accettabile la stima di OLT (Osservatorio sui Laboratori Territoriali) di almeno di 18 miliardi di metri cubi edificati, di cui 15,5 miliardi (84,3%) residenziali; laddove il fabbisogno nazionale aggregato è di 6,2 miliardi di metri cubi (siamo 62 milioni di persone, includendo una stima molto largheggiante anche degli immigrati non censiti).

Le Regioni meridionali esasperano il quadro nazionale: la Campania presenta circa 1 milione di edifici, di cui 65.000 vuoti e inutilizzati per una popolazione di 5.760.000 abitanti; la Puglia ha 1.100.000 edifici di cui 54.200 vuoti per quattro milioni circa di abitanti; la Basilicata 117.000 edifici di cui 11.700 vuoti per 580.000 abitanti; la Sicilia 1.722.000 edifici di cui 132.000 vuoti per circa 5 milioni di abitanti; la Calabria 1.250.000 alloggi, di cui 420.000 vuoti per poco meno di 2 milioni di abitanti; la Sardegna presenta "solo" 570.000 edifici, di cui 70.000 vuoti o inutilizzati, per 1.640.000 abitanti.





Il dato relativo agli appartamenti vuoti è strabiliante: quasi un alloggio su quattro è vuoto, con una "punta" presentata ancora dalla Calabria con una quota pari al 40%; seguono Sicilia e Sardegna con circa il 30% del patrimonio abitativo inutilizzato. In Piemonte 1 alloggio su 4 è vuoto, laddove in Veneto e Toscana il rapporto è di uno su cinque circa poco meno del Lazio (22%) e poco più della Lombardia (16%).

Per quanto riguarda le città, in attesa del dato finale, si possono considerare consistenti le proiezioni parziali, che presentano quote di vani vuoti superiori a 100.000 a Torino, Milano e Roma, poco meno a Napoli, decine di migliaia nelle città di Venezia, Padova, Bologna, Firenze e Genova. In diverse città del sud il numero dei vani costruiti supera quello degli abitanti (ancora in Calabria, a Reggio, "il top" con 40.000 stanze in più dei residenti!). In molte aree interne, non solo meridionali, gli edifici sono più degli abitanti. Emerge una considerazione: solo fino a venti anni fa il dato forse più significativo era il rapporto abitanti/stanze. Con il censimento 2001, per l'emergere della "cascata di case", oltre alla rilevanza di aspetti più sociologici, quale la tendenziale forte crescita delle famiglie mononucleari, è apparso consistente parlare in termini di abitante/appartamento. Oggi diventa significativo e iconico il rapporto abitante/edificio! In Piemonte abbiamo poco più di 3 abitanti per edificio, in Lombardia poco meno di 5, in Toscana poco più di 4, nel Lazio circa 5. Nelle regioni meridionali abbiamo addirittura meno di 3 abitanti per edificio in Sardegna e in Sicilia, 2,5 in Calabria (!), 5 in Campania, 3,2 in Basilicata, poco meno di 4 in Puglia, che è in linea con il dato medio nazionale.

Ci siamo chiesti a lungo perché nel nostro paese si continuasse a costruire, a dispetto del declino demografico (la quota di immigrazione appare tuttora relativa) e socioeconomico. La spiegazione è stata fornita dagli studiosi di marketing immobiliare: da tempo non si costruisce più per la domanda sociale: la rendita fondiaria, poi immobiliare, si è trasformata sempre più in finanziaria. I "nuovi vani" dovevano costituire le "basi concrete" per "costruzioni virtuali" di fondi d'investimento o risparmio gestito. A parte la quota di riciclaggio di capitale illegale, facilmente intrecciata a essa. La schizofrenia delle politiche urbanistiche delle ultime fasi ha largamente favorito tutto ciò, con accelerazioni da parte del presente governo, per cui tutela e attenzione all'ambiente e al paesaggio sono solo declaratio: in realtà si tenta di continuare ad aggirarle per realizzare nuove "Grandi opere inutili" e cementificazioni; come dimostrano lo "Sblocca Italia" e il ddl Lupi, da cancellare subito.

(*) Professore associato in Pianificazione Urbanistica presso l'Università degli Studi di Firenze

© Riproduzione riservata 27 ottobre 2014

Da - http://www.repubblica.it/ambiente/2014/10/27/news/italia_sepolta_dal_cemento_ecco_come_le_case_stanno_affondando_il_nostro_paese-99115205/?ref=HREC1-17
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 16, 2014, 06:46:38 am »

Consumo di suolo, Martina e Galletti chiedono rapido via libera a ddl.
Ogni giorno cementificati 100 ettari d’Italia

2 dicembre 2014

Ogni giorno in Italia vengono cementificati circa 100 ettari di superficie libera, e dal 1956 al 2010, «il territorio nazionale edificato è aumentato del 166% a scapito di quello a destinazione agricola». Il bilancio di ministro Gian Luca Galletti scuote le commissioni Ambiente e Agricoltura della Camera, che lo ascoltano insieme al collega delle Politiche agricole, Maurizio Martina, sulla “legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo”.

Galletti: consumo di suolo premessa del dissesto
Per il titolare dell’Ambiente, la perdita di tale superficie, «oltre a comportare inevitabilmente una riduzione della produzione agricola, rendendola insufficiente a soddisfare il fabbisogno alimentare nazionale e facendo crescere la dipendenza del nostro Paese dall'estero, snatura e stravolge anche le connotazioni naturalistiche del suolo, non solo ponendo a rischio le nostre bellezze naturali, ma anche e soprattutto spogliando l'ambiente dalle naturali difese contro il rischio idrogeologico». Insomma, conclude Galletti, «consumo di suolo e dissesto sono strettamente collegati», e le devastanti conseguenze di questa correlazione, «proprio in questo momento storico, sono sotto gli occhi di tutti».

Martina: semplificazione per individuare superficie agricola esistente
D’accordo il ministro Martina, che da parte ha auspicato «un intervento semplificatorio per individuare la superficie agricola esistente», che dovrebbe essere affidato alla deliberazione della conferenza unificata. Il ministro sollecita in particolare «una definizione più puntuale di superficie agricola, specificando la quantità di suolo che deve essere impiegato all'uso agricolo per consentire la qualificazione di un'area come superficie agricola». Non solo: il Parlamento dovrebbe anche chiarire «quali impieghi agricoli possano effettivamente essere considerati utili ai fini della definizione di superficie agricola». Regioni ed enti locali dovrebbero comunque avere la possibilità «di prevedere maggiori garanzie in ragione della specificità dei rispettivi territori». «L'individuazione di un criterio univoco consentirebbe, tra l'altro - ha concluso Martina - anche di superare eventuali incertezze e lungaggini nell'iter applicativo delle nuove disposizioni».

Consumo suolo, Realacci (Pd): approvare legge a breve
«Su corretta gestione #territorio non c'è più tempo da perdere, necessario approvare a breve legge per #stopconsumodisuolo». L’appello - contenuto in un tweet - è del presidente della Commissione Ambiente, Ermete Realacci, che ha presieduto l'audizione dei ministri sul ddl sul consumo di suolo. La necessità di accelerare i lavori del ddl è stata condivisa nell'aula della Commissione ed è dimostrata anche dal fatto - ha spiegato Realacci - di aver convocato in audizione i due ministri e la seduta congiunta delle due commissioni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-02/consumo-suolo-martina-e-galletti-chiedono-rapido-via-libera-ddl-ogni-giorno-cementificati-100-ettari-d-italia-211829.shtml?uuid=ABaLl5KC
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