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Autore Discussione: De Magistris:"Mi cacciano perchè indago. Così torniamo all'epoca fascista"  (Letto 13737 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Febbraio 25, 2010, 09:29:59 am »

27 febbraio, De Magistris in piazza con il popolo viola: “E’ il momento della partecipazione civile contro il berlusconismo”


di Luigi De Magistris,

Sarà la piazza di sabato 27 febbraio a rispondere a quanti speravano che il popolo viola del No B day rifluisse nel silenzio intimo della rassegnazione. E sarà una risposta determinata e colorata capace, anche questa volta, di ricordare che la rinuncia alla battaglia contro il berlusconismo è un lusso che non ci è consentito, oltre ad essere un'ipotesi che non esiste.

Adesso non è permesso lo sconforto, il rivolgimento nel privato, il vittimismo del "non cambierà mai". Adesso è il momento della protesta e della proposta, dell'iniziativa pubblica, della partecipazione civile, del coraggio del "possiamo cambiare". Rispetto al 5 dicembre in cui siamo scesi in piazza per quel primo appuntamento nato dalla rete, il quadro politico nazionale è probabilmente peggiorato (se peggioramento era possibile).

E' stata infatti approvata la norma sul legittimo impedimento, confezionato ad hoc per garantire la trasformazione di Berlusconi in legibus solutus, ed è salito in superficie lo scandalo della Protezione civile, che ha rinforzato la convinzione di quanto la questione morale sia un'emergenza democratica da affrontare subito. Il presente lascia dunque pensare ad un futuro ancora più oscuro. Non è una considerazione da profeti pessimisti, semplicemente la percezione di quanti vedono la democrazia a rischio osservando le azioni di questo Governo.

La paura per il futuro della democrazia si chiama ddl intercettazioni o norma sui pentiti, riveste le sembianze del lodo Alfano costituzionale o della Bertolaso Spa, si manifesta nelle liste elettorali composte di veline e amici degli amici, si alimenta delle accuse di eversione rivolte dal premier a quanti difendono la Costituzione, assume il volto del dossieraggio-killeraggio politico delle forze che hanno condotto un'opposizione ferma, si annida nelle politiche economiche che introducono "la privatizzazione a tappe forzate" per disporre dei beni e della vita pubblica come fosse "roba" di pochi (dall'acqua al ritorno del nucleare, fino alla mancanza di una politica industriale anti-crisi).

Però, sempre rispetto a quel 5 dicembre, qualcosa si è messo in movimento e ed è su questo movimento che può poggiare la speranza di un cambiamento. Primarie partecipate in Puglia, il popolo viola che ha continuato ad incontrarsi e a parlarsi, l'apertura di un confronto sulla necessità di garantire "trasparenza" in occasione del prossimo appuntamento elettorale, pur con tutte le polemiche e le diversità di opinione anche tra "compagni di viaggio".

In questo Paese le coscienze non si sono addormentate sotto l'influenza berlusconiana, o per lo meno non completamente e non tutte. Proprio loro saranno protagoniste sabato e porteranno in piazza, con le loro sciarpe viola, anche il "sogno di una cosa", che è concreta quanto politica: la difesa della Costituzione e dello stato di diritto. Perché non si dica che questa piazza è populista e tantomeno forcaiola. Questa piazza è semplicemente democratica e realista, ricca di progetti e di idee, alternativa pacifica al Governo ma soprattutto al suo modello ideologico.

(24 febbraio 2010)

da temi.repubblica/micromega.it
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« Risposta #16 inserito:: Maggio 04, 2010, 10:34:28 am »

L'Italia vista dalla Grecia

Luigi De Magistris

È appena trascorso il Primo maggio. Il lavoro, la lotta per i diritti, le battaglie per l’uguaglianza, per la democrazia. È il giorno dei lavoratori, di quell’immenso patrimonio umano che costruisce e garantisce il futuro dell’umanità. Anche il giorno di quelli che si ostinano a considerare il lavoro un diritto, non un favore; un diritto inviolabile e non un privilegio; libertà e non appartenenza. Il giorno di chi lotta contro le logiche selvagge della precarizzazione; di quelli che sognano un mondo più uguale ed un riequilibrio nei rapporti di forza tra il lavoro ed il capitale.
Il Primo maggio nell’agenda dei governanti dovrebbe essere ogni giorno. Nel nostro Paese – dove l’art. 1 della Costituzione statuisce che siamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro - la strada dei diritti non è perseguita da chi governa. I governanti pensano ai loro interessi e a quelli dei loro sodali; a garantirsi impunità, privilegi e ricchezze; scudi fiscali e personali; a consolidare sultanati personalistici in vista dell’apoteosi del potere rappresentata dall’elezione diretta del capo dello Stato; a favorire affaristi e criminali. È un Governo che con la sua azione rafforza corruzione e mafie. Il lavoro qualche volta i governanti lo vogliono anche dare, ma deve essere una concessione, è servente per creare vincoli di appartenenza che rafforzino il notabilato politico, rendendo sempre più potente anche la classe economica dominante. È questa la stagione in cui imperversano i tanti prenditori di soldi pubblici.
Sono appena tornato dalla Grecia, terra del Sud, culla della storia dell’umanità, in missione con una delegazione della Commissione Controllo di Bilancio del Parlamento europeo. È un Paese sull’orlo del precipizio, trascinato nel baratro da una politica incapace, ridotto in questa condizione da una classe dirigente che non ha saputo realizzare sviluppo e che non ha impiegato bene le risorse pubbliche. Un Paese in cui dilaga – come in Italia – una corruzione sistemica. È devastante verificare come i luoghi ed i popoli che hanno rappresentato la culla della civiltà, la storia dell’umanità, la ricchezza culturale ed anche lo splendore degli albori dello sviluppo economico, siano dilaniati da incapacità, sperperi, corruzioni. Non si può cambiare se si mantiene intatto un sistema di potere affaristico e antidemocratico. C’è bisogno di sconfiggere con la Politica del bene comune e dell’interesse collettivo questo regime castale che è nello stesso tempo politico, economico e criminale. Solo con un nuovo modo di intendere la cosa pubblica vi potrà essere sviluppo e benessere, lavoro e rispetto della natura, diritti e giustizia e, quindi, futuro. Nell’alba dei nuovi diritti il Primo maggio dovrà essere un giorno di festa e non di rabbia, indignazione, frustrazione e tristezza. Ad ognuno di noi volerlo.

03 maggio 2010
http://www.unita.it/news/luigi_de_magistris/98186/litalia_vista_dalla_grecia
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« Risposta #17 inserito:: Agosto 21, 2010, 06:26:13 pm »

De Magistris: “Mi candido a premier Se Tonino dice sì”

Bisogna fare le primarie di coalizione, il Pd deve accettare la sfida.
Serve una figura che segni la discontinuità con il passato.


“La situazione politica sta precipitando verso le elezioni e l’Italia dei Valori deve esprimere al più presto una squadra di centrosinistra alternativa a Silvio Berlusconi per poi lanciare un proprio candidato per le primarie di coalizione. Se il partito mi appoggiasse, io non mi tirerei indietro. Serve un uomo nuovo in grado di attirare i giovani, gli astensionisti e di parlare direttamente con gli elettori”. Parola di Luigi De Magistris.


Non le sembra prematuro parlare oggi di elezioni?
L’offerta di Berlusconi a Fini di ripartire dai quattro punti del programma mi sembra strumentale. Berlusconi si prepara alle elezioni mentre dall’altro lato mi sembrano fermi. Il Pd ha paura del voto e si accontenterebbe persino di un governo Tremonti.


È favorevole all’apertura di Di Pietro ad un esecutivo di transizione per cambiare la legge elettorale?
Tutti vorremmo un governo di fedeltà costituzionale in grado di intervenire sul conflitto di interessi e sulla legge elettorale in pochi mesi per poi andare a votare. Ma non mi sembra un’ipotesi probabile. Già sento Berlusconi e Bossi che gridano al golpe dei partiti contro gli elettori. Una posizione formalmente sbagliata perché la nostra resta una democrazia parlamentare ma anche una posizione politicamente molto redditizia.


E quindi siete favorevoli ad andare a votare subito?
Dobbiamo prepararci a questa eventualità. Il mio partito deve prendere la guida del centrosinistra. Abbiamo i numeri per farlo sull’economia e sulla politica estera, come sulla legalità l’Idv in questi mesi ha guidato un’opposizione vera e dura. Il Pd continua a essere incerto sul da farsi, tentato dal Terzo polo di Casini e Rutelli. Intanto l’Italia dei Valori non può stare ferma ma deve lanciare subito una squadra che unisca l’Idv, la parte migliore del Pd, Vendola, la sinistra e i movimenti. Dobbiamo cominciare a girare l’Italia tutti insieme per mostrare che c’è un’alternativa.


Di cosa c’è bisogno nel centrosinistra per battere Berlusconi?
Innanzitutto la credibilità delle persone. Io sono convinto che in questo momento l’Italia ci chiede più trasparenza, più onestà e più legalità. E queste parole d’ordine devono viaggiare sulle gambe di persone credibili.


Pensa sia possibile un’alleanza con i finiani?
No. Io avevo previsto un anno fa quello che sta accadendo: Rutelli, Casini e Fini si uniscono e creano il polo dei moderati per puntare al dopo-Berlusconi. Questa per l’Italia è un’eventualità sciagurata. Fini e Casini hanno sostenuto tutte le peggiori leggi ad personam e se il Paese scegliesse il Terzo polo sarebbe una normalizzazione. Il fronte che va da Vendola a Casini può essere utile solo in questa legislatura per fare la riforma elettorale e la legge sul conflitto di interessi. Poi basta, ognuno per la sua strada. Comunque è un’ipotesi poco praticabile nel concreto. Secondo me l’alleanza con i finiani resterà un sogno del Pd e non si realizzerà mai.


Qual è lo scenario per le prossime elezioni e come si deve presentare il centrosinistra?
Io vedo tre schieramenti: il polo del vecchio centrodestra con il Pdl e la Lega Nord; il Terzo polo di Rutelli e Casini, magari con una parte dei finiani e poi ci siamo noi. Ci vuole una coalizione che unisca Italia dei Valori, Vendola, la sinistra e il popolo dei movimenti.


E il Partito democratico?
Il Pd deve decidere a breve se stare con noi o con il Terzo polo di Casini e Rutelli. Altrimenti l’Italia dei Valori deve lanciare un’Opa, per usare un termine economico, un’offerta pubblica per conquistare l’elettorato in libera uscita a sinistra. Non possiamo farci spiegare da Ciriaco De Mita come dobbiamo costruire l’alternativa a Berlusconi con Lorenzo Cesa e Totò Cuffaro. Mi viene da pensare a Nanni Moretti. Lui implorava di dire qualcosa di sinistra. Noi dobbiamo dire qualcosa di forte. Di sinistra e di centro.


Come si dovrebbe scegliere il candidato del centrosinistra?
Entro la fine dell’anno il centrosinistra deve esprimere il suo candidato. Bisogna fare le primarie di coalizione e il Pd deve accettare questa sfida.


Qual è secondo lei l’identikit del candidato che può battere Berlusconi?
Primo: non deve essere un uomo del passato, bruciato dalle sue precedenti esperienze politiche. Il suo volto deve trasmettere un segnale di forte discontinuità all’elettorato e deve essere una persona in grado di parlare sia con il centro liberale che con la sinistra estrema; secondo: deve essere un personaggio credibile per la sua storia personale; terzo: deve saper comunicare con l’elettorato e con i movimenti nelle piazze e anche su Internet. Giochiamo una partita truccata dal dominio televisivo del premier. Non possiamo concedere nessun vantaggio all’avversario. Il nostro candidato deve essere in grado di sostenere il confronto mediatico.


Cosa pensa dei nomi in campo per le primarie di coalizione: Chiamparino, Bersani, Bonino e Vendola?
Senza dubbio Vendola tra questi è il migliore ma non è un uomo nuovo. Anche la sua esperienza di governo in Puglia è stata segnata da luci e ombre. Bersani e Chiamparino sono persone stimate ma non segnano una discontinuità e potrebbero essere percepite come conservatrici.


E Luigi De Magistris come lo vede?
Io credo che la riflessione sul punto non spetti a me ma al partito. Io sono disponibile. In questa situazione di emergenza anche chi non aveva immaginato una simile possibilità deve mettersi in gioco. Antonio Di Pietro deve scegliere se correre in prima persona per le primarie o se scegliere di puntare su di me. Comunque un esponente dell’Idv deve correre per le primarie di coalizione. Intanto però dobbiamo lavorare insieme per costruire una squadra che si muova in una logica di coalizione.


Chi sono i vostri interlocutori possibili nel Pd?
Sicuramente Ignazio Marino ma anche gli europarlamentari Rita Borsellino, Debora Serracchiani e Rosario Crocetta.


E tra i finiani e i centristi?
Non mi sembra il caso di correre dietro a Bocchino, Cesa o Cuffaro.


Gianfranco Fini dovrebbe dimettersi?
Certamente non dovrebbe lasciare la presidenza della Camera solo perché ha litigato con Berlusconi. Sulla questione di Montecarlo le sue risposte non mi hanno convinto ma aspetterei i risultati dell’indagine della magistratura che il presidente della Camera, con grande senso istituzionale, ha accolto favorevolmente, per emettere un giudizio definitivo.

da Il Fatto Quotidiano del 12 agosto 2010
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/12/de-magistris/49707/
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« Risposta #18 inserito:: Agosto 30, 2010, 04:19:12 pm »

Luigi de Magistris*,   29 agosto 2010, 11:21

Caro Pd e caro Bersani

L'appello     

Mentre appare sempre più vicino il momento del superamento definitivo del berlusconismo, si incrociano - nel campo dell'opposizione - valutazioni e proposte diverse. Il segretario Partito democratico lancia il nuovo Ulivo, ed è un'idea positiva, a patto che si regga sui pilastri di un programma inequivocabile e vincolante e della scelta del leader attraverso le primarie. Non è condivisibile, invece, l'idea della larga alleanza, che dovrebbe imbarcare anche Casini e Fini


Le lancette dell'orologio politico e democratico del Paese segnano lo scoccare di un'ora non più rinviabile: quella dell'alternativa al berlusconismo e al governo logorato del PdL a trazione leghista. In quest'ora determinante per il futuro dell'Italia, in cui si fa sempre più concreto il sogno di veder realizzato il superamento di 15 anni bui e tristi, si incrociano tendenze e valutazioni politiche diverse. Per questo, quello di cui c'è maggiore bisogno è uno slancio coraggioso, con cui mettere da parte opportunismi e tatticismi, calcolo e strategia, pratiche e tentazioni da Prima Repubblica. Lo chiede alla politica e alle forze di opposizione un corpo elettorale stanco di vedere aggredita e svuotata la democrazia, desideroso di voltare l'ultima pagina del libro squallido del berlusconismo per scrivere un nuovo manuale: quello di una democrazia riconquistata e di un ritrovato senso civico, che abbia nella Costituzione, fino ad oggi bombardata dal quartier generale di palazzo Grazioli, il suo riferimento più importante.

Al centro del cambiamento e dell'alternativa, intese anche e naturalmente come sfida per il governo del Paese, ci devono essere le forze di opposizione dentro e fuori il Parlamento: Pd, IdV, la Federazione della Sinistra, Sinistra e Libertà, i Verdi. Motore primario di questo ‘nuovo corso' non potranno che essere l'elettorato del centrosinistra, i movimenti, il sindacato, la società civile. Perché per rendere concreto e vittorioso questo cambiamento e questa alternativa è necessario oltre il coraggio, anche la chiarezza politica. Dunque un programma inequivocabile e vincolante, a differenza delle maglie larghe e indistinte che contraddistinsero il documento su cui si fondò la stagione breve del governo Prodi e de L'Unione. Contenuti e leadership dovranno dunque essere il frutto di una consultazione di quella che può essere definita -senza apparire retrò e nonostante il Novecento finito e spesso ingiustamente dannato alla memoria- la base. Senza le primarie qualsiasi coalizione elettorale e qualsiasi leadership appariranno non legittimate e deboli agli occhi dei cittadini e delle cittadine. Con questi punti di riferimento, credo onesti e coerenti col ruolo che l'opposizione è chiamata a giocare, si può parlare del rilancio di un nuovo Ulivo, come appunto avanzato dal segretario del Pd Bersani.

Diversamente appare non condivisibile, oltre che non vincente, pensare a coalizioni imbarca tutti e imbarca tutto, mosse dall'imminenza o dallo stato di emergenza. Presentarsi alla sfida elettorale, come non esclude lo stesso Bersani, con una compagine che vada da Ferrero a Fini, passando per Vendola e l'IdV, comprendendo Casini, mi sembra irrealizzabile oltre che priva di appeal elettorale e gravita di possibilità di insuccesso. Casini e Fini sono impegnati in un progetto concorrente al nuovo Ulivo che lo stesso Bersani invoca.

Casini lavora ad un Terzo polo come operazione a freddo di un ceto politico in fondo erede senza imbarazzo della Prima Repubblica, un assemblaggio nuovo (ma in verità già vecchio) di poteri forti al centro. Fini cerca di mettere in piedi una nuova destra opposta a quella populista e dispotica di Berlusconi, con un occhio sempre attento e ammirato verso l'Udc. Fini e Casini hanno per anni sostenuto il berlusconismo, l'approvazione di leggi ad personam che hanno ridotto il Parlamento a ratificatore dei desiderata giudiziari del premier, l'aggressione sistematica alla magistratura e alla Costituzione, la delegittimazione della legalità e delle istituzioni.
Fini e Casini hanno condiviso esperienze di governo e di coalizione con i vari Cosentino e Dell'Utri.

Dunque, perché fidarci? Dunque, perché affidare a loro il sogno pulito e fresco di una nuova stagione post berlusconiana che il Paese attende da tanto, troppo tempo? Lo chiedo senza presunzione al Pd e al segretario Bersani. Lo chiedo attendendomi una risposta diversa dal mantra del "attenzione: c'è sempre un puro più puro che ti epura", dell'emergenza nazionale che richiede di accettare ciò che francamente appare eticamente e politicamente indigeribile, del poi si vedrà. Ciò che sceglieremo adesso comprometterà il destino futuro. E questa volta, davanti al Paese, non avremo né alibi né scuse per giustificare un fallimento. Governare in una nuova legislatura con queste forze unite in un amalgama incoerente non sarà possibile. Oltre all'esigenza fondamentale di una nuova legge elettorale e di una legge sul conflitto di interessi, per cui saremo disposti ad un esecutivo a tempo che porti il paese ad elezioni veramente democratiche, esiste l'esigenza dell'Italia, quella in carne e ossa, fatta di emergenze che si chiamano lavoro e conti pubblici in periodo di crisi, welfare e diritti civili in un'epoca globale e fondamentalista, ambiente e energia in periodo di sfide ambientali planetarie.

Chiedo poi, perché un elettore comunista dovrebbe accettare di votare anche Fini? Perché un elettore del mio partito, l'IdV, dovrebbe chinar la testa della legalità per offrire il proprio consenso a chi non ha avuto remore a candidare anche al Senato Cuffaro? Perché i moderati, i liberali e i delusi dal berlusconismo dovrebbero essere attratti - ed è un argomento invocato per giustificare questa coalizione trasversale- da una compagine-macedonia dal gusto indistinto, che rischia di essere alterato da troppi sapori diversi? I loro voti, invece, credo saranno carpiti soltanto attraverso la scelta di squadre dai programmi e dai leader credibili e coerenti.

Caro Pd e caro Bersani, non lasciamoci tentare dalla vecchia politica e da paludate strategie, da manovre elettoralistiche prive di ossatura ideale e ideologica.

Caro Pd e caro Bersani, rispondiamo al bisogno di chiarezza e coraggio che proviene dal Paese, concediamoci la temerarietà dei "pensieri lunghi" ed evitiamo di essere "naviganti di piccolo cabotaggio", per citare un riferimento comunemente caro come Enrico Berlinguer.
Conquistiamo il mare aperto della politica e della società, uscendo dai palazzi e dalle segreterie. Soltanto in apparenza è più rischioso, ma il tempo ci darà ragione della nostra coerenza e del nostro coraggio.

*Europarlamentare IdV
http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=15624
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