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Autore Discussione: Stupide le gaffe della Picerno. Stupido manganellare i provocatori della Fiom.  (Letto 2626 volte)
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« inserito:: Ottobre 30, 2014, 12:12:14 pm »

Le botte agli operai di Terni e la gaffe Picierno: giornata nera per Renzi che ora teme la piazza

Pubblicato: 29/10/2014 21:22 CET Aggiornato: 29/10/2014 22:51 CET

La grana non è scoppiata con la manifestazione di Fiom e Cgil sabato scorso a Roma, che in fondo ha lasciato Matteo Renzi tranquillo a curare lo splendore della sua Leopolda a Firenze. La deflagrazione è arrivata oggi con le botte della polizia agli operai della ThyssenKrupp di Terni arrivati nella capitale per raggiungere in corteo il ministero dello Sviluppo Economico e chiedere un incontro con la titolare Federica Guidi. Per il premier scoppia l’allarme piazza. In vista delle altre manifestazioni che ci saranno, dei licenziamenti all’orizzonte, dello sciopero generale che sarà proclamato dalla Cgil per la metà di novembre. L'invito, ripetuto ai suoi, è ad abbassare i toni, evitare che su un terreno come quello della crisi industriale si possano provocare lacerazioni e scontri. In più, ci si mette pure Pina Picierno a imbrattargli la battaglia contro i sindacati, con una gaffe televisiva contro Susanna Camusso (“Eletta con tessere false, la Cgil ha pagato i bus per la manifestazione di Roma…”) che i renziani cercano subito di riparare. Insomma, è una giornata nera a Palazzo Chigi. E se Renzi riesce in qualche modo a mettere mano al caos scatenato dall’eurodeputata (che si sarebbe giocata la candidatura a governatore della Campania), gli è più difficile recuperare sulle cariche agli operai della Fiom, segretario Maurizio Landini compreso visto che anche lui ha preso una manganellata. Il premier gli parla al telefono. “Quelle botte ci danneggiano…”, ammettono nella cerchia renziana del Pd.

Nel pomeriggio tra Palazzo Chigi e Viminale si tenta di capire la dinamica dei fatti accaduti in piazza Indipendenza, dove gli agenti in assetto antisommossa hanno bloccato a manganellate il corteo degli operai che voleva proseguire fino al ministero della Guidi. La spiegazione ufficiale è che avrebbero deviato dal percorso autorizzato. Ma al di là dei dettagli, è il fatto in sé a scatenare la preoccupazione del premier e dei suoi. Fanno particolarmente male le parole di Landini, segretario metalmeccanico ad altissimo tasso di popolarità ormai, agli antipodi rispetto a Renzi eppure stimato dal presidente del Consiglio. “Il problema non sono gli agenti che sono in piazza e che sono lavoratori come noi – strilla Landini, fumante di rabbia davanti alle telecamere - ma gli ordini che arrivano. Basta Leopolde: il premier chieda scusa”. Già, gli ordini. Renzi chiede spiegazioni ad Alfano in una lunga conversazione telefonica, chiede di avere una analisi dettagliata dell'accaduto per accertare le responsabilità e per evitare che nascano strumentalizzazioni su quanto è successo.

Il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio annuncia “dispiaciuto” che “in poche ore Alfano ha garantito tutta la documentazione per ricostruire in modo puntuale l'accaduto”. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando esprime “grande preoccupazione” parlando al telefono con il titolare del Viminale e gli chiede di “chiarire”. Con lui anche i Giovani Turchi. Mentre i deputati Francesco Laforgia, Gianni Cuperlo, Andrea De Maria, Giuseppe Guerini, Marco Miccoli, Monica Gregori presentano un’interrogazione al premier e ad Alfano pure questa per “chiarire”. In aula alla Camera Sinistra e libertà espone cartelli per chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno, ricordando che “è dal caso Shalabayeva in poi che ha dimostrato scarse capacità”.

In serata Alfano incontra Landini e gli altri leader sindacali al ministero. Probabilmente domani riferirà al Senato sui fatti di oggi. Ma tra i renziani non c’è aria di dimissioni del ministro dell’Interno.

Anche perché l’agognato rimpasto che Renzi aveva in programma per l’autunno – approfittando della necessità di dover sostituire Federica Mogherini agli Esteri – non è realizzabile. “Non si può fino a quando non verranno trovati i numeri con cui allargare la maggioranza e rendersi autonomi da Ncd…”, dice un parlamentare renzianissimo.

Chiaramente, l’obiettivo è attingere dal bacino M5s che, come ha detto lo stesso premier nell’ultima direzione Dem, “è in sgretolamento”. Ma fino ad allora, niente rimpasto. Alfano resta agli Interni, malgrado il premier abbia accarezzato l’idea di spostarlo alla Farnesina. Nel frattempo però la piazza ribolle. Magari non a livello numerico (gli operai delle acciaierie di Terni erano poche centinaia) ma a livello di umore: rabbia per i licenziamenti, per le tante vertenze in corso. E la situazione rischia di sfuggire di mano, come è successo oggi. “Proprio con gli operai di Terni, dopo che “il premier li ha incontrati alla Leopolda domenica scorsa, dopo che su quell’azienda il governo ha garantito massimo impegno…”, dicono i renziani. Già proprio Terni. Ma al ministero oggi c’è anche il tavolo per la Trw di Livorno, fabbrica di componenti di auto, e per la Jabil di Marcianise, ditta di componenti elettroniche. “Tutte multinazionali, che chiudono in Italia. Sono questi gli investimenti stranieri di cui parla il premier”, dice Michele De Palma, responsabile Fiom.

E’ questo bagno di paese reale che oggi manda in fibrillazione premier e governo. Nel pomeriggio Renzi incontra i vertici di Federacciaio e di Cassa Depositi e prestiti. Il tuffo odierno nell’ignoto delle contestazioni future paradossalmente riesce ad arginare anche il caos scatenato dalla Picierno in tv. A Renzi quella frase contro la Camusso non è piaciuta. Non perché adesso gli interessi difendere la Cgil: giammai. Soprattutto dopo l’intervista di oggi a Repubblica, in cui la leader sindacale imputa al premier di essere stato “messo al governo da Marchionne” e dai “poteri forti”. Piuttosto, il segretario del Pd ci tiene a non delegare a nessun altro le sue delicatissime battaglie contro il sindacato o anche quelle contro i magistrati. Sono entrambi due dossier nevralgici del renzismo che il segretario Dem vuole trattare in prima persona. Per non correre rischi. Esattamente come è accaduto oggi, quando la Picierno, ospite ad Agorà, “si è fatta prendere dalla tentazione emulativa del leader…e ha sbracato…”, riflettono nel Pd alla Camera.

Sono rischi del mestiere di leader, soprattutto se sei Renzi. Ad ogni modo, Picierno viene subito corretta dal vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini: "Siamo sicuri che Pina Picierno non voleva offendere nessuno, può capitare nel corso di dibattiti accesi, di dire parole eccessive”. L’eurodeputata si scusa. Ma in Transatlantico si vocifera che questo incidente abbia messo la pietra tombale sulla sua corsa a governatrice della Campania alle prossime regionali. Al suo posto, gira il nome di Raffaele Cantone, ma non sembra che il supercommissario anti-corruzione sia interessato a lasciare a metà il lavoro iniziato all’Expo.

Da -http://www.huffingtonpost.it/2014/10/29/operai-terni-renzi_n_6068982.html?1414614144&utm_hp_ref=italy
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