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Autore Discussione: Elena Lisa. Il cardiochirurgo Rinaldi: “La medicina difensiva è squallida”  (Letto 12132 volte)
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« inserito:: Ottobre 26, 2014, 08:10:00 am »

“Sei anni di processi non mi hanno cambiato”
Il cardiochirurgo Rinaldi: “La medicina difensiva è squallida”
Tre ore Per riparare un cuore «non battente» i cardiochirurghi hanno tre ore di tempo.
Superate quelle il rischio di mortalità aumenta in maniera esponenziale

02/05/2014
Elena Lisa

Assolto per non aver sacrificato un cuore. 
Assolto per non aver tentato un trapianto estremo, necessario solo a coprire un precedente errore chirurgico su una paziente poi deceduta.
Lui è Mauro Rinaldi, responsabile della cardiochirurgia universitaria delle Molinette, accusato nel 2008 e prosciolto due giorni fa.

Professore, come sta? 
«Bene, direi».

Direbbe o dice? 
«Dico. Il processo, le udienze non hanno stravolto la mia vita».

Possibile? Sei anni di «gogna» non l’hanno sfiorata?
«Ho fatto in modo che non accadesse. Se mi fossi lasciato sopraffare avrei messo a repentaglio il mio lavoro e la mia vita».

Più di quanto ha rischiato con le accuse di omicidio preterintenzionale e peculato? 
«Assolutamente sì. Ho visto tanti promettenti colleghi che dopo un’esperienza come la mia, conclusa positivamente, non si sono più rialzati».

Addirittura hanno smesso di lavorare? 
«In un certo senso sì. Hanno ricominciato a farlo ma partendo dal presupposto sbagliato: evitare danni a loro stessi più che al paziente».

Capita quando non si gioca in attacco... 
«Già. Ma la medicina difensiva è un’idea squallida della professione. È tra le maggiori cause di spesa pubblica e un disastro per qualità di risultati».

Però non la riguarda, in questi sei anni non ha mai smesso di lavorare. Giusto? 
«E perché avrei dovuto? Per un cardiochirurgo sei anni fuori dalla sala operatoria sono un tempo determinante. È un po’ come dire: “basta, ho finito, ho chiuso con la carriera”».

Si ricorda il giorno in cui ha ricevuto l’avviso di garanzia? 
«Non potrei dimenticarlo. Anche in quel momento però ero sereno».

Com’è riuscito a esserlo? 
«A volte basta la coscienza. Nella vicenda che mi ha portato a processo sapevo di aver fatto il mio dovere. E poi non mi abbandona una consapevolezza».

Quale? 
«Il cardiochirurgo pareggia sempre i rischi: uno per il paziente. L’altro per se stesso».

Il rischio per un cardiochirurgo è commettere errori? 
«E’ andare incontro a fatti spiacevoli. Capita a chi svolge un lavoro o un’attività estrema dove in gioco c’è la vita. Chi fa il poliziotto, scala montagne o fa automobilismo, il rischio deve sempre metterlo in conto».

E quanto è estremo il suo mestiere? 
«Abbiamo tre ore per riparare un cuore. È il tempo massimo in cui possiamo impedirgli di battere. Non un minuto in più».

Un lasso di tempo limitato specie per i casi più complessi... 
«Non possiamo transigere. In sala operatoria prendiamo decisioni all’istante. Le condizioni del paziente, l’esperienza di chi opera, l’intuizione giusta. La riuscita di un intervento è il risultato di un cocktail di elementi». 

Lei, oggi, è considerato uno dei maggiori specialisti, ma come realizzò che proprio questo fosse il suo mestiere? 

«Andai a lavorare a Pavia nel 1985 con Mario Viganò, l’apripista in Italia dei trapianti. Nessuno ci voleva andare: il reparto era piccolo, c’era molto da fare. Ma io ne rimasi affascinato». 

Continua ad esserlo, affascinato? 

«Decisamente anche se il sistema sanitario nazionale è complicato. A volte sembra ostacolarti. Ma il Piemonte ha ottimi standard di qualità. Certo, fintanto che saremo capaci di mantenerli...».

Da - http://www.lastampa.it/2014/05/02/cronaca/sei-anni-di-processi-non-mi-hanno-cambiato-h8DKWsoCQv4O0h721SbIwL/pagina.html
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 26, 2014, 08:20:13 am »

“Il fatto non sussiste”, assolto primario cardiochirurgia delle Molinette
Assolti il professor Mauro Rinaldi, il suo vice Massimo Boffini, e l’anestesista Daniela Pasero.
Erano tutti accusati di aver effettuato «consapevolmente un trapianto senza finalità terapeutiche» e per aver «sprecato» un cuore

29/04/2014 Torino
Massimiliano Peggio

La corte d’Assise di Torino ha assolto perchè il fatto non sussiste il professor Mauro Rinaldi, responsabile della Cardiochirurgia universitaria delle Molinette, il suo vice Massimo Boffini, e l’anestesista Daniela Pasero. Erano tutti accusati di aver effettuato «consapevolmente un trapianto senza finalità terapeutiche» e per aver «sprecato» un cuore, un bene pubblico di particolare valore, per far sparire le prove di un errore chirurgico su una paziente sottoposta pochi giorni prima all’impianto di una valvola aortica.

I fatti risalgono al maggio del 2008. Pasqualina Amodeo, la paziente deceduta dopo il trapianto di cuore, aveva 67 anni. I pm Paolo Toso e Paola Stupino avevano chiesto la condanna di tutti gli imputati: sette anni di reclusione per Rinaldi, 7 anni e 6 mesi per Boffini, imputato anche di frode processuale e falso documentale (assolto anche da questo reato), 6 anni e 10 mesi per la dottoressa Pasero. Il legale di parte civile aveva chiesto un risarcimento di 300 mila euro per il figlio disabile della donna, e 250 mila euro a testa per altri due figli e il marito. «Sono soddisfatto della sentenza perché ero convinto di aver sempre fatto il mio dovere» ha detto Rinaldi prima di lasciare il tribunale per un intervento in sala operatoria. I giudici lo hanno assolto con formula ampia gli imputati ma hanno disposto l’invio degli atti alla procura per valutare l’ipotesi di omicidio colposo in relazione al primo intervento, quello della sostituzione della valvola aortica.

Il professor Rinaldi era difeso dagli avvocati Marco Feno e Cesare Zaccone, il suo vice Boffini da Luca Marta e Daniele Mazzoleni, l’anestesista Pasero da Roberto Piacentino Antonio Bellu.

Da - http://www.lastampa.it/2014/04/29/cronaca/il-fatto-non-sussiste-assolto-primario-cardiochirurgia-delle-molinette-3XOOyFyoBL2T57BdwsfWjN/pagina.html
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