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Autore Discussione: Bernard-Henri Lévy. Le ingiuste critiche ai moderati dell’islam  (Letto 2057 volte)
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« inserito:: Ottobre 05, 2014, 07:51:54 pm »

Protesta
Le ingiuste critiche ai moderati dell’islam
Da Londra a Parigi, sono sempre più numerosi i musulmani contrari a decapitazioni e stragi dell’Isis.
Ma c’è chi le esalta. Il ruolo fondamentale degli imam

Di Bernard-Henri Lévy

È il dibattito più assurdo del momento. Riassumiamo. Sono sempre più numerose le autorità spirituali che finalmente si decidono a condannare - dal Cairo a Riad e Giakarta - i crimini di un islamismo verso cui finora erano state molto indulgenti. A Londra nasce un movimento in cui migliaia di persone gridano, su internet, il loro rifiuto di accettare che gli omicidi, le decapitazioni in serie, gli appelli alla guerra santa lanciati dall’Iraq siano perpetrati in loro nome. Il movimento si estende in Francia dove l’imam di Drancy, Hassen Chalghoumi, poi il rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, trovano le parole per dire l’orrore che ispira loro l’assassinio, sulle montagne della Kabilia, di Hervé Gourdel e invitano i fedeli a scendere in piazza per esprimere, anch’essi, il loro disgusto.

Ed ecco un manipolo di persone dalla mente limitata che, invece di felicitarsi per questo segnale di unità nazionale di fronte al peggio e invece, soprattutto, di ammirare il coraggio dei manifestanti consapevoli che, agli occhi dello Stato islamico, il fatto di sventolare il ritratto di uno «sporco francese» fa di loro dei traditori, degli apostati e degli assassinati in potenza, trovano da dire soltanto una cosa: «Che sono manipolati... obbligati a scusarsi di un misfatto che è loro estraneo... che quella gente, manifestando la propria fratellanza, in realtà ha soltanto obbedito a un ordine e confermato il sospetto di cui era oggetto...». Sorvoliamo sul disprezzo. Sorvoliamo sul fatto che esistono ancora editorialisti «di sinistra» che vedono i loro concittadini di origine araba, berbera e, in ogni caso, musulmana, come eterne vittime, oggetti della Storia e mai soggetti, incapaci di produrre un discorso proprio, alienati.

La verità è che l’Islam stesso, l’Islam invocato dagli assassini di Mosul non meno di quello degli imam di Lione o di Parigi, l’Islam di cui l’Isis è - lo si voglia o meno - lo stendardo sanguinoso, è diventato un luogo di dibattito, anzi, un campo di battaglia. E di questa battaglia i musulmani sono i primi arbitri. Islam contro Islam. Guerra di appropriazione attorno ai nomi dell’Islam. Lotta ideologica, interna quindi all’Islam, fra chi ritiene che jihad, per esempio, sia un comandamento spirituale e chi una chiamata all’omicidio e alla guerra santa.

Prendiamo in considerazione uno qualsiasi dei giovani invitati da predicatori improvvisati a raggiungere il migliaio di loro concittadini già partiti per la Siria e l’Iraq. Immaginiamolo tentato dal gruppo che si vuole fondere con il jihadismo, che egli vede formarsi nella propria città o sulle pagine Facebook e ripetono che essere musulmani significa dare la caccia agli ebrei, ai cristiani, agli yazidi e agli sciiti.

Ebbene, è di importanza capitale che egli ascolti da veri imam che il Corano non è questo. È decisivo che abbia davanti a sé l’immagine di altri gruppi che testimonino che l’Islam è una religione di fratellanza e di pace. È essenziale che all’idea di Islam predicata dalla nuova setta di assassini si opponga un’altra idea, sostenuta da voci più potenti, forti di tale potenza, atte a screditare i sostenitori della prima idea.

Dire questo non significa offendere i musulmani, ma onorarli. Non significa non fidarsi, è credere nelle loro forze vive e nella loro capacità di difendere la Repubblica. Non significa fare «comunitarismo», ma fare, o rifare, politica: la vera politica, che traccia linee di demarcazione all’interno delle formazioni ideologiche al cui proposito i nostri maestri ci insegnavano che si ha sempre ragione nel farvi passare il filo che separa i due eterni partiti dell’inumanità e del vivere insieme. È l’occasione, adesso, di esaminare la malattia dell’Islam di cui parla da vent’anni Abdelwahab Meddeb. Le tragedie a catena, il grande ciclone planetario dove volteggiano alcune fra le parole dell’Islam: forse tutto questo sarà, per coloro che tengono a tali parole come alla loro fede più intima, il punto di partenza di una lunga e bella marcia al termine della quale la terza religione del Libro si libererà, anch’essa, della parte oscura di sé.

Ci auguriamo che i musulmani di Francia non perdano questa occasione. E che gli irresponsabili che li invitano a restare a casa non li facciano desistere alla vigilia della lotta che essi attendono da lungo tempo. Siamo tutti sulla stessa barca. Ma loro sono in prima linea: bisogna che vincano.
(traduzione di Daniela Maggioni)

5 ottobre 2014 | 09:13
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DA - http://www.corriere.it/esteri/14_ottobre_05/ingiuste-critiche-moderati-dell-islam-0136a420-4c5e-11e4-8c5c-557ef01adf3d.shtml
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