Isis: la guerra informatica dei jihadisti per prosciugare i nostri conti correnti e finanziare lo Stato islamico Andrea Stroppa, L'Huffington Post
Pubblicato: 23/08/2014 15:38 CEST Aggiornato: 1 ora fa
L’organizzazione IS, conosciuta in precedenza con il nome di ISIS non combatte soltanto attraverso le armi, ma anche e soprattutto attraverso la tecnologia. In un articolo del The Wall Street Journal si racconta come l’IS cerchi di fare propaganda attraverso i social media.
L’utilizzo di Youtube, Facebook e Twitter sembra essere fondamentale per molteplici ragioni. Innanzitutto una condivisione di immagini dure, come quelle delle uccisioni violenti o dei raid di conquista diventa un simbolo di potere ed un avviso per chi guarda i numerosi video che circolano in rete. La rete diventa fondamentale per trovare nuove reclute che vogliono unirsi alla causa del proclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi. È chiaro che l’IS non ha paura a mostrarsi nemmeno alle telecamere dei giornalisti, infatti il new media statunitense Vice, grazie ad un coraggioso reporter, ha passato intere settimane insieme gruppo jihadista realizzando numerosi video dove i membri si raccontano apertamente.
L’IS dispone anche di un “ufficio stampa”, che proprio attraverso internet diffonde video, comunicati ed immagini. Se da una parte, i social media e la diffusione propagandistica non è un importante pericolo, dall’altra bisogna fare molto attenzione ad ulteriori sviluppi che iniziano già a trovare luce nella cronaca. Secondo alcuni, nonostante l’IS sembrerebbe avere due miliardi di dollari in cassa, non avrebbe nessuna unità dedita alla guerra cibernetica.
A sostenerlo è anche l’italiano Stefano Mele, avvocato specializzato in diritto delle tecnologie, privacy, sicurezza ed appunto intelligence. Secondo le fonti di Mele, stimato esperto in ambito internazionale, l’IS non starebbe combattendo attraverso le “cyberweapon”, ovvero armi tecnologiche con lo scopo di mettere fuori uso o sabotare sistemi di primaria importanza di una nazione colpendo apparati governativi, organizzazioni militari o aziende strategiche.
Tuttavia, come fatto notare sempre da Mele, un pericolo esiste ed è più legato ai crimini contro istituzioni finanziarie e cittadini che utilizzano account di banca e servizi di pagamento online. Junaid Hussain, 20 anni di Birmingham è stato fermato dalla polizia inglese perchè avrebbe creato un gruppo criminale con lo scopo di rubare soldi da conti online per finanziare l’IS.
Il pericolo è che gruppi, che non risiedono direttamente in Iraq o Siria, possano organizzarsi per compiere attacchi informatici. Naturalmente l’Italia è un target importante, visto che il nostro paese ha offerto il proprio supporto contro l’organizzazione IS attraverso il rifornimento di armi e munizioni ai curdi. I principali target diventano così i siti maggiormente visitati e targhetizzati per visitatori, come potrebbero essere appunto i quotidiani, i siti di annunci, forum, siti istituzionali e ovviamente i social media, anche se questi ultimi dispongono di maggiori protezioni.
Per gli utenti molti pericoli e poche strade per difendersi, al momento è sconosciuto, almeno pubblicamente, il livello di coloro che si sono uniti nell’esercito digitale dell’IS. Quando si dichiara apertamente di essere schierati nel 2014, non bisogna solo preoccuparsi di guerre ed attentati nelle metropolitane o centri commerciali, ma anche di attacchi in rete. L’Italia che dispone di gruppi informatici specializzati che fanno riferimento ai nostri servizi segreti dovranno fare un gran lavoro. Non soltanto cercare di evitare attacchi a siti strategici, ma partire immediatamente alla ricerca di coloro che, anche dal nostro paese, hanno deciso di arruolarsi digitalmente.
La principale differenza con un passato recente è che mentre prima ci si arruolava per attivismo in gruppi come Anonymous, colpendo senza danneggiare, molto spesso solo con azioni dimostrative, questa volta si parla di attacchi con scopi criminali che colpiscono tutti, con scopi poco nobili, come quelli di prosciugare un conto, sottrarre un account per propagandare messaggi di odio o utilizzare i pc infettati come botnet per attacchi ddos.
Da -
http://www.huffingtonpost.it/2014/08/23/isis-strategia-web-prosciugare-conto-banca_n_5702579.html?1408801225&utm_hp_ref=italy