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Autore Discussione: Di Giovanna Grassi. Williams Anch’io devo combattere contro l’inferno dell’alcol  (Letto 2187 volte)
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« inserito:: Agosto 14, 2014, 05:54:23 pm »

L’intervista
Williams: «Anch’io devo combattere contro l’inferno dell’alcol»
L’attore: «Capita nella vita, e a me accade più spesso sullo schermo, di essere bravi insegnanti, ma di non saper scegliere per se stessi la strada giusta»

Di Giovanna Grassi
Quest’intervista rilasciata da Robin Williams, l’attore scomparso il 12 agosto 2014, a Giovanna Grassi, è stata pubblicata dal Corriere della Sera il 28 ottobre 2006.

LOS ANGELES - «Capita nella vita, e a me accade più spesso sullo schermo, di essere bravi insegnanti, ma di non saper scegliere per se stessi la strada giusta», dice Robin Williams, il professore de L’attimo fuggente, lo psicoanalista premiato dall’Oscar in Will Hunting-Genio ribelle. L’attore parla del periodo di «riabilitazione dalla malattia dell’alcolismo» (così la definisce) con senso di colpa. Già 20 anni fa aveva seguito una prima cura per liberarsi da droga e alcol. Osserva: «Sembra che sia diventata una prassi per molte celebrità fare atto di contrizione pubblica, ma si tratta di vere tragedie. L’inferno delle dipendenze è uno dei mali più profondi dell’America di oggi, vittima di droghe, pillole e tranquillanti di ogni tipo, alcol...»


I bambini lo aspettano come voce di un pinguino in Happy Feet; sugli schermi è il politicamente scorretto Man of the year: Williams interpreta il conduttore di uno show tv comico che diventa il potenziale candidato alla Presidenza degli Stati Uniti. Incassi non esaltanti ma i critici hanno osannato la sua inquietante interpretazione di un conduttore radiofonico gay in The night listener e a Natale sarà in uno dei film più attesi, Night at the Museum, nei panni nientemeno che di Theodore Roosevelt in un museo dove di notte tutte le statue prendono vita. E ha appena accettato di prendere parte, tredici anni dopo il primo successo, a Mrs Doubtfire 2. «La sceneggiatura mi è molto piaciuta, sono ansioso di iniziare le riprese e spero tutto sia ok: per me sarà un’iniezione di entusiasmo e di riconquista di piena fiducia del pubblico. Lo spero». Eppure, malgrado tutti questi impegni, il buco nero si è di nuovo aperto. Come lo spiega? «L’attore sa che il successo ha piedi d’argilla e che dietro l’angolo c’è sempre una star pronta al suo posto. Ma questa spiegazione non basta. Le debolezze personali trovano anche fertili radici nell’insoddisfazione serpeggiante nel mio Paese. Per un comico, poi, quando ridere non ha più un effetto catartico, specie nel mondo di oggi, tutto diventa difficile. Sì, avevo acquistato un ranch e iniziato pochi anni fa a produrre vino. Credevo di dominare la situazione e speravo che anche questa attività mi avrebbe aiutato a sconfiggere ogni demone, ma non è stato così». Che cosa lo ha ferito di più in questo periodo? «L’aver letto vignette su di me: “Ha dichiarato che non è più capace di essere sobrio, ma quando mai lo è stato?” e frasi che hanno puntato il dito anche su Mel Gibson e altri colleghi: “Tutti loro hanno da vendere qualcosa, un film, un disco, uno show tv e, guarda caso, si scoprono capaci di denunciare, alla vigilia del lancio, la loro povertà morale”».
   
In realtà anche chi non ha da vendere alcunché, a esempio Jamie Lee Curtis, ha confessato di aver a lungo tentato di nascondere di essere dipendente dall’alcol «fino a quando ho capito che non potevo continuare a mentire e ho fatto una cura di riabilitazione». Lo stesso discorso vale anche per Jim Carrey e tantissimi altri. Matthew Perry di «Friends» (ora sui teleschermi con un nuovo serial), ha spesso ricadute al pari di Melanie Griffith. Hanno seguito lunghe terapie sir Anthony Hopkins e di Ben Affleck. In tempi diversi, quando tutto si metteva a tacere per ordine degli studios, Jack Lemmon fu arrestato più volte per ubriachezza. «Il primo bicchiere è il vero nemico perché se sei un potenziale dipendente non lo scordi più — dice con umorismo dark Williams—. Tutti dovrebbero leggere il libro “Alcoholics Anonymous”, che raccoglie testimonianze di tanti addicted». Jim Carrey ha dichiarato che si sente maggiormente forte nel vincere la depressione da quando non fa ricorso a Prozac o ad alcol.

E’ d’accordo? «E’ un discorso lungo perché la dipendenza ti dà la possibilità di far credere agli altri che tutto è “ok” e impari a barare. Io so quanto può essere costato a Mel Gibson e a Keith Urban confessare questa doppia vita spesso segreta nelle ricadute anche a chi ci sta vicino perché devi ammettere che la dipendenza a volte è più forte di ogni sentimento. Nel centro di riabilitazione dell’Oregon ho ascoltato casi umani che testimoniano il baratro del nostro tempo. Lo sanno le donne, a esempio, che la dipendenza dalla chirurgia estetica (un’altra malattia a Hollywood) dopo le operazioni porta tante donne a bere, a forme di anoressia o di bulimia, ad avere rapporti sessuali con sconosciuti? Il problema è sociale». Ha deciso di limitare il lancio di Man of the year per timore di troppe domande? «Quando accetti la confessione pubblica è perché ti rendi conti che da solo non puoi farcela. Ho ristretto gli impegni di lancio anche perché è duro dover guardare in faccia i tuoi figli quando altri fanno loro crudeli domande».

12 agosto 2014 | 13:03
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/spettacoli/14_agosto_12/williams-anch-io-devo-combattere-contro-l-inferno-dell-alcol-b153ca12-220c-11e4-81f2-200d3848d166.shtml
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