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Autore Discussione: Il diritto negato alla Cultura  (Letto 2387 volte)
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« inserito:: Agosto 06, 2014, 05:05:43 pm »

Il diritto negato alla Cultura

In Italia sono 1200 le biblioteche universitarie in attività. Raccolgono milioni di libri ma spesso hanno orari limitati, difficoltà di accesso, personale ridotto all'osso e supporti informatici praticamente inesistenti. La spending review degli ultimi anni ha peggiorato l'organizzazione delle strutture tanto che a Napoli gli studenti hanno deciso di passare all'autogestione

Di ALESSANDRO CECIONI, STELLA CERVASIO e MARIA ELENA SCANDALIATO.
Video di MARIA ELENA SCANDALIATO e MARCO FAGNOCCHI

01 agosto 2014
Di MARIA ELENA SCANDALIATO

ROMA - "Dobbiamo bruciarli Montag, fino all'ultimo", diceva il capo dei pompieri incendiari al protagonista di Farenheit 451, film di François Truffaut tratto dall'omonimo romanzo di Ray Bradbury. Oggetto dell'ipotetico rogo i libri, che nel cupo futuro immaginato dallo scrittore sarebbero dovuti sparire, per essere sostituiti dalla televisione. Oggi nessuno brucerebbe dei libri, soprattutto se antichi e preziosi. Tuttavia, dove non arriva il fuoco arrivano l'incuria e la mancanza di fondi, e può capitare che una biblioteca universitaria, ricca di volumi indispensabili a chi studia o fa ricerca, rimanga aperta solo qualche ora al giorno; o che, addirittura, resti abbandonata per anni, in preda alla polvere e all'umidità. L'Italia vanta una tradizione accademica da record (basti pensare all'ateneo di Bologna che, fondato nel 1088, è il più antico del mondo occidentale); eppure, per quanto incredibile possa sembrare, la condizione delle biblioteche accademiche italiane è pessima. Sia per la qualità del servizio offerto (mancanza di prestito, erronea catalogazione, scarsità di personale), sia per l'accessibilità sempre più difficoltosa (orari di apertura ridotti all'osso e strutture inadeguate al numero di studenti).

Secondo l'Aib (Associazione italiana biblioteche) in Italia si stimano 1200 biblioteche accademiche, per 81 atenei. I posti di lettura, in base al censimento Gim 2011 (Gruppo Interuniversitario di monitoraggio delle biblioteche di ateneo) sono circa 82mila, mentre le postazioni informatiche sono quasi 8mila. Cifre, queste, che confermano la scarsità di spazi e strutture denunciata dagli studenti: se nel 2011, infatti, la popolazione universitaria era di 1 milione 800mila iscritti, ogni posto di lettura avrebbe dovuto ospitare ben 22 utenti. Una situazione drammatica, che oggi potrebbe risultare persino peggiorata, visto che i fondi destinati alle biblioteche, in alcuni atenei, sono stati tagliati anche del 50%.

Orari d'apertura molto diversi. Per quanto riguarda gli orari di apertura, i numeri sono ancora più sconfortanti. In media, i 66 atenei che hanno fornito i dati al Gim tengono aperte le loro biblioteche 46 ore a settimana (circa 7 ore e mezza al giorno, sabati compresi); tuttavia, se si scende nel particolare si scopre che l'università di Trento offre un servizio di ben 103 ore a settimana, mentre la "Mediterranea" di Reggio Calabria si accontenta di sole 21 ore. Con il risultato che la preparazione degli esami sarà molto più onerosa (anche economicamente) per uno studente calabrese che per il suo collega trentino.

E dal censimento Gim emerge soprattutto la grande disparità di condizioni tra gli atenei italiani: ognuno ha il proprio regolamento e le proprie biblioteche, suddivise per dimensioni e categoria. Quelle centrali, o di facoltà, sono state sostituite per lo più da biblioteche di dipartimento o interdipartimentali, che spesso chiudono presto a causa della mancanza di personale. D'altronde, sono davvero pochi gli atenei che hanno adottato delle direttive quadro, indicando chiaramente i servizi offerti agli studenti e agli utenti "non istituzionali", ovvero non iscritti all'università (che possono accedere alla consultazione ma, nella maggioranza dei casi, non al prestito dei volumi e delle riviste). Su tutto grava la scure dei tagli, che si è abbattuta in modo indiscriminato sull'intero sistema universitario italiano.

"Il vero problema degli atenei è il budget", spiega Maria Cassella, coordinatrice della Commissione Nazionale Biblioteche Universitarie e della Ricerca per l'Aib. "Alcune università, negli ultimi anni, si sono ritrovate nella condizione di non poter pagare gli stipendi ai propri dipendenti. In situazioni simili il direttore amministrativo taglia tutte le spese superflue, compresa quella per le biblioteche". Secondo i dati Gim, nel 2010 gli atenei spendevano in media il 2,28% del loro budget per il sistema bibliotecario: si va dal 6,4% destinato dalla Normale di Pisa fino allo 0,25% speso dall'Università degli studi di Scienze Gastronomiche (che si trova a Bra, vicino Cuneo). "Gli atenei non possono tenere le strutture aperte fino a tardi, perché dovrebbero sostenere dei costi di personale che nessuno può permettersi. Chi lo paga un bibliotecario fino alle 22?", si chiede Maria Cassella. In realtà, alcuni atenei stanno sperimentando delle aperture serali: a Milano, ad esempio, diverse biblioteche della Statale restano aperte fino alle 23.30 (con personale della biblioteca, quindi il prestito funziona fino alle 23.00), mentre all'università di Bologna, dal lunedì al venerdì, chiudono alle 22.30, ma i libri si possono consultare fino alle 17 (dopo è in funzione solo la sala lettura, controllata da una cooperativa di sorveglianti).

A Barcellona sempre aperti. Certo, in Europa esistono realtà con cui è difficile fare paragoni. L'università autonoma di Barcellona, tra le migliori al mondo come qualità complessiva dei servizi in base alla QS Univeristy Rankings (classifica stilata dalla società inglese Quacquarelli Symonds, specializzata nella comparazione tra scuole e atenei di diversi Paesi), vanta l'apertura no-stop di alcune biblioteche, ad esempio quella di Scienze Sociali; lo stesso per la prestigiosa London School of Economics. Nell'università di Maastricht, la Inner City Library è aperta sette giorni su sette, fino alle 22, e nell'universidad Carlos III di Madrid diverse biblioteche sono accessibili dal lunedì alla domenica, dalle 9 alle 21. Al tempo stesso, va detto che università importanti come Sciences Po a Parigi o come l'ateneo di Ulm in Germania non garantiscono un servizio bibliotecario full time, come si potrebbe immaginare. D'altro canto, l'orario non è il solo criterio di giudizio per una biblioteca di ricerca: vanno considerati anche il servizio - quindi la competenza e la professionalità del personale - l'accessibilità e la qualità dei testi disponibili. Caratteristiche, queste, che stanno "dietro" gli scaffali.   

Ed è proprio qui, sotto la scrivania del bibliotecario, che si nascondono le inefficienze più insidiose. "In realtà siamo afflitti anche da altre questioni. Su tutte, quella della troppa carta accumulata", spiega ancora Cassella. "Le biblioteche accademiche dovrebbero servire a chi studia e fa ricerca; tuttavia, ci troviamo a gestire montagne di pubblicazioni superate, che non sono più richieste dagli utenti". Materiale che le università sono costrette a custodire, pur non essendo obbligate a farlo: "Tra le nostre finalità non c'è la conservazione, ma non abbiamo alternative. I libri antichi, precedenti al 1831, necessitano di tutele particolari, ma le riviste datate e ormai inutili potrebbero essere smaltite. Alcune università, come la Cattolica di Milano, hanno acquistato dei depositi fuori città dove stipare i titoli meno richiesti, ma è un'operazione costosa e le università pubbliche non possono affrontarla". Tra l'altro, questa babele di volumi non è neppure catalogata. La stragrande maggioranza dei libri, infatti, è stata solo inventariata o registrata su carta (in quelle vecchissime e ingombranti "cassettiere", dove la ricerca si fa manualmente, scorrendo le schede dei libri una a una).

Difficile mettere online tutto il materiale. "Le università italiane sono molto antiche, e hanno una quantità di materiale da inserire on line che è impossibile quantificare. Noi non sappiamo quante collezioni abbiamo. È ancora tutto su carta, quindi inaccessibile". In effetti, oggi chi cerca un libro lo fa attraverso l'Opac (On line public access catalogue, ovvero catalogo ad accesso libero in rete) del sistema bibliotecario del proprio ateneo, o del sistema bibliotecario nazionale (Sbn). Tuttavia, la gran parte dei libri non è ancora stata inserita, e chissà quando lo sarà, visti i tagli al personale e la mancanza di fondi: "A causa del blocco del turn over, per otto bibliotecari che vanno in pensione ne vengono assunti due. Ci chiedono di fare sempre di più, con sempre meno risorse. Ormai non si può tagliare più nulla, siamo all'osso". Ed è qui che entrano in gioco gli studenti "volenterosi": giovani che, davanti alla chiusura delle biblioteche di dipartimento o delle aule studio, decidono di autogestire servizi come la consultazione e il prestito dei testi. A volte lo fanno con il tacito assenso della facoltà; altre, contro docenti e preside. D'altronde, come scriveva Paul Valéry, "i libri hanno gli stessi nemici dell'uomo: il fuoco, l'umidità, il tempo e il proprio contenuto". Oggi, a questa lista potremmo aggiungere i tagli di budget e la scarsa sensibilità: se non direttamente dell'uomo, di certo acerrimi nemici della cultura.


Sala lettura rinata grazie agli studenti di MARIA ELENA SCANDALIATO
NAPOLI - È una passeggiata premonitrice, quella che porta da piazza Dante all'università Federico II di Napoli. Chi la percorre, oltre ad ammirare le incantevoli stradine del centro partenopeo, si imbatterà in una serie di saracinesche abbassate: sono le "storiche" librerie di Port'alba, la zona più frequentata dagli studenti universitari. Fino a qualche anno fa, i marciapiedi di questo quartiere erano pieni di libri (usati e nuovi, scolastici e universitari) esposti dai piccoli librai con sconti, offerte e promozioni. Oggi, invece, buona parte delle librerie è fallita o sta fallendo, e i libri "invenduti" sono stati condannati al macero. Un destino triste: non solo per i libri, ma per l'intera città. La stessa in cui una biblioteca accademica, piena di libri preziosi e antichi, viene abbandonata a se stessa per anni, in preda alla polvere e all'umidità.

È quanto accaduto alla facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II, che da piazza Dante dista poche centinaia di metri. Tra il 2006 e il 2008 l'Ateneo federiciano decise di trasferire il fondo librario del dipartimento nella Biblioteca di Area umanistica (Brau), poco distante. Una parte dei libri sarebbe dovuta rimanere a presidio della facoltà e dei vari dipartimenti, e il resto sarebbe dovuto migrare in piazza Bellini. In realtà il progetto - costato diversi milioni di euro - non fu mai completato, e i testi restarono ammassati nella biblioteca del dipartimento, che da allora rimase chiusa. Visto il protrarsi della chiusura e l'inaccessibilità dei libri, gli studenti scrissero una lettera aperta al rettore e ai docenti, sollecitando il trasferimento alla Brau. Gli appelli, però, caddero nel vuoto, e l'immenso patrimonio librario (migliaia di testi, alcuni dei quali molto antichi) dal 2008 rimase inutilizzato. Finché, nel 2012, i giovani del collettivo universitario "Studenti Federico II" hanno deciso di prendere in mano la situazione, e di occupare la biblioteca per restituirla ai loro colleghi.

Scenario incredibile. "Lo scenario che ci siamo trovati davanti era incredibile", racconta Ciccio, tra i primi a entrare nella biblioteca. "Migliaia di testi abbandonati sugli scaffali e rovesciati a terra. I libri sono oggetti delicati, e lasciarli a prendere polvere e umidità per anni è stata una follia". Molti volumi, secondo gli studenti, sono stati irrimediabilmente rovinati, mentre altri sono semplicemente scomparsi. "Abbiamo trovato un dizionario della Crusca molto prezioso, dal quale mancavano diverse sezioni. Chissà dove sono finite?", si chiede una studentessa del collettivo. Dopo l'occupazione, i ragazzi hanno lavorato per mesi alla risistemazione della biblioteca di dipartimento: lo spazio più grande, umido e poco illuminato, è stato liberato dagli scaffali per essere trasformato in un'aula studio autogestita, oggi molto frequentata. I testi, invece, sono stati trasferiti nella sala lignea della facoltà, un luogo suggestivo ma chiuso da anni, in stato di totale abbandono.

"Anche qui abbiamo trovato una situazione raccapricciante. Quando siamo entrati le teche erano spalancate, con i libri ammuffiti e impolverati. Molti volumi erano buttati sul pavimento, aperti e con le pagine staccate", continua Ciccio, mentre mostra le foto scattate al momento dell'ingresso nella sala, piena di libri gettati alla rinfusa e di sporcizia. "La cosa più grave è che la porta della sala era aperta. Chiunque avrebbe potuto portarsi a casa decine di testi. Cosa che, molto probabilmente, è avvenuta".

Il sistema multimediale Colibrì. Nel marzo 2013, dopo aver ripulito la sala e iniziato una prima catalogazione, gli studenti hanno restituito la biblioteca ai loro colleghi, intitolandola ad Antonio Gramsci e a Davide Cesare "Dax", militante del centro sociale Orso di Milano ucciso nel 2003. Da allora, la sala lignea è tornata a essere uno splendido spazio di studio e di consultazione, fruibile dalle 9 alle 19, dal lunedì al venerdì. "In verità, quando ci siamo trovati davanti questa montagna di libri, abbiamo scritto una lettera in cui chiedevamo alla facoltà di farsi carico della riapertura della sala, che onestamente ci sembrava un'impresa fuori dalla nostra portata", sottolinea Ciccio. "La lettera è stata sottoscritta da docenti, ricercatori e da un migliaio di studenti. Ciononostante, il consiglio di Facoltà non l'ha mai messa all'ordine del giorno, e alla fine siamo stati costretti a occuparci noi della sala lignea e della sua riapertura, pur non essendo dei bibliotecari". Ogni mercoledì, infatti, gli studenti si ritrovano nella sala per continuare la catalogazione, e di recente hanno creato un sistema multimediale - chiamato Colibrì - dove inserire i testi e renderli reperibili. Tutto nella speranza che, prima o poi, l'università si occupi di trasportarli alla Brau, come stabilito nel 2008. "E pensare che qui volevano farci una sala convegni", sorride amaro Ciccio, mentre indica le enormi teche ottocentesche piene di volumi. "Chissà quanti altri soldi avrebbero speso. Gli stessi che mancano per trasferire i libri alla Brau, o per ristrutturare la biblioteca".


Ma i veri tesori sono custoditi alla Braudi STELLA CERVASIO
NAPOLI - E' apparso anche nella fiction La Squadra, dove diventò la location di un commissariato nel cuore del centro storico di Napoli. Il convento di Sant'Antoniello a Port'Alba è una di quelle eccellenze napoletane nascoste: al suo interno abita la terza bibilioteca della Campania, dopo la Nazionale e quella Universitaria. In altre città d'Europa i turisti visitano monumenti riservati agli studiosi, nel Sud d'Italia per mancanza di personale questi luoghi preziosi sono condannati quasi alla clandestinità e all'oblio.

L'antico palazzo che ospita i circa 300mila volumi della Brau, la Biblioteca di ricerca di area umanistica della facoltà di Lettere dell'Università Federico II, è un gioiello del XVI secolo come ce ne sono pochi nella città del Barocco e del Rococò borbonico. Seimila metri quadrati coperti, un convento e un palazzo, Palazzo Conca, uniti e acquistati dall'Università negli anni scorsi, e 4000 metri quadrati di terrazze e chiostri. Un patrimonio di straordinaria importanza, quello dei libri, organizzato tematicamente e raccolto in uno dei siti più spettacolari della città affacciato sulla piazza della movida notturna, piazza Bellini.

Cinquecentine in cassaforte. Uno dei saloni più grandi del complesso cinquecentesco contiene un chilometro e 800 metri di riviste letterarie e fascicoli di periodici consultabili da studenti e ricercatori. Molti sono "cinquecentine" - per la maggior parte custoditi in cassaforte - e c'è anche un manoscritto con i versi di un poeta petrarchesco premarinista meridionale, Luigi Tansillo (1510-68), nato un ventennio prima della morte di Ariosto. Tra i "rari" che si trovano nella Sala Gioiosa, al terzo dei cinque piani di Sant'Antoniello, la Brau, che ha più di 1500 volumi precedenti al 1830, possiede anche l'opera più antica dell'ateneo napoletano, "Il libro del peregrino" di Iacopo Caviceo, stampato a Parma nel 1513.

"Riceviamo puntualmente i complimenti degli stranieri che visitano la sede della biblioteca in occasione di convegni", spiega la direttrice della Brau, Gigliola Golia, a capo della biblioteca dal 2003 "Combattiamo da sempre contro la mancanza di personale. Negli anni Ottanta le biblioteche universitarie erano state unificate nei locali di San Pietro Martire, dove aveva sede la facoltà: si creò la biblioteca centralizzata 'Adolfo Modeo', con libri sparsi tra i vari piani accorpati della facoltà di Lettere e filosofia. Ma quella sede era insufficiente: il Comune aveva i due edifici di Port'Alba, il convento di sant'Antoniello a Padua e Palazzo Conca che risale alla fine del '400 e li diede in comodato d'uso all'ateneo che spese diversi milioni per restaurarlo".

Gli incontri del principe. Il principe di Conca, don Giulio Cesare di Capua, l'aveva comprato all'asta, il figlio Matteo gettò le basi per quello che sarebbe accaduto nel XX secolo: lo usò per incontri letterari con Giovan Battista Marino e il poeta della Gerusalemme liberata, Torquato Tasso. "Nella seconda metà del 2008 abbiamo trasferito i volumi per aprire a fine gennaio 2009. Una piccola parte dei volumi della 'Modeo' sono serviti per creare una biblioteca per la didattica, lasciando giù soprattutto i doppioni provenienti dai diversi fondi librari al piano terra dell'edificio di San Pietro Martire nella traversa di via Mezzocannone". I tre impiegati sono andati poi in pensione e la facoltà non ha avuto la forza economica e di assumere nuovo personale e aprire la biblioteca per la didattica: quei locali oggi sono occupati dagli studenti, che all'interno gestiscono una mensa, una piccola palestra e custodiscono quei libri rimasti.

"Dalla Brau si vede il 'palinsesto' napoletano e la sua stratificazione", prosegue Gigliola Golia "abbiamo un locale accessibile dalla piazza e visibile tramite due inserti sul pavimento dove ci sono le mura greche, una colonna romana è rimasta inserita nelle pareti. Un portoncino sotto lo scalone monumentale, dove è stato aperto un piccolo bar, dà accesso alle mura greche, ma si possono raggiungere anche passando dalla biblioteca, perché il restauro eseguito da professori della facoltà di Architettura tramite due inserti di vetro ha reso visibili i reperti, brani di mura antiche come quelle che si vedono ancora in piazza Bellini sotto il livello stradale. Napoli è storia viva, e la Brau nasconde anche pezzi della strada aragonese".

Tagli al personale. "Nel 2012 abbiamo perso altri tre impiegati. Per fare fronte alla mancanza di dipendenti, da qualche tempo ospitiamo un presidio dell'agenzia regionale Adisu, che ci dà una mano per tenere aperta la biblioteca grazie al loro personale", conclude la direttrice "offriamo cinquanta ore settimanali dalle 9 alle 19 cinque giorni alla settimana, sia come biblioteca sia come punto Adisu. La custodia e la sorveglianza sono un tema cruciale con dieci livelli di tesori da tenere d'occhio, i cinque piani di Sant'Antoniello e gli altrettanti di Palazzo Conca, tra piani ammezzati, anfratti e nascondigli in palazzi pieni di fascino che non furono costruiti per essere biblioteche".
 
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Il gioiello del Papa
di ALESSANDRO CECIONI

ROMA - Il gioiello del Papa è una biblioteca a sette livelli, una sala di lettura elicoidale con balaustre di cristallo temperato, 120 postazioni collegate ad internet con rete lan e wifi. L'hanno costruita in tre anni, costo sei milioni di euro, progetto dello studio King e Rosselli di Roma. La rivista americana on-line Flavorwire l'ha inserita nella lista delle 25 più belle biblioteche universitarie del mondo. 500mila documenti, oltre 280mila volumi, 30mila dei quali custoditi nel caveau, "quattrocentine" e "cinquecentine", fra cui vere rarità come la Bibbia Aragonese. Giù, nelle camere blindate tenute a temperatura e umidità costante, ci sono anche i quattromila volumi donati alla Pontificia Università Lateranense da Pio IX, ed è anche per questo che ora la Biblioteca porta il suo nome. "Documenti rari e interessanti", osserva Paolo Scuderi, il direttore della Beato Pio IX "perché si tratta di regali fatti dai regnanti a un altro regnante. E dei libri che il Papa aveva raccolto per tutta la vita".

Lo zaino di Oriana Fallaci. "Poi ci sono i fondi", dice ancora Paolo Scuderi "i lasciti di studiosi, giornalisti, religiosi e politici". Così nei sotterranei, in una bacheca di vetro ("Ma cercheremo una collocazione migliore", dice Scuderi) si possono vedere lo zaino e il pass usati da Oriana Fallaci inviata in Medio Oriente e in Vietnam. "Li ha lasciati a noi insieme ai suoi 400 volumi perché aveva un grande rapporto di amicizia e stima con monsignor Fisichella che della Lateranense è stato Rettore". Ma qui ci sono anche i libri di Emilio Rossi, giornalista che fu direttore di Rai Uno, del medievista Ovidio Capitani e di molti altri.

La Beato Pio IX non è utilizzabile solo dagli studenti della Lateranense. "E' aperta a tutti, certo occore registrarsi, pagare una sorta di abbonamento annuale o semestrale. Un riconoscimento dei servizi che diamo e della unicità di molti dei nostri testi. Molti studiosi ci hanno fatto notare che qui ci sono opere ormai uniche, che non si trovano nemmeno nella Biblioteca del Vaticano. E, di fatto, il sistema delle Biblioteche delle Università Pontificie, rappresenta una sorta di Biblioteca Nazionale", dice ancora Paolo Scuderi.

Il cip che dice tutto sul libro. Quando nel 2006 fu fatto il trasloco di tutti i libri nella nuova biblioteca si decise di applicare su ogni volume un cip antitaccheggio. "Non tanto per proteggerci dai furti, quanto perché permette anche di leggere con un palmare tutte le informazioni sui volumi solo passando loro accanto. Così si scopre se un testo è fuori posto, se deve essere spostato". Con questo sistema si risparmia tempo nella catalogazione e si risparmia personale. "Qui abbiamo dieci dipendenti in tutto", dice Scuderi.

"Voi dunque costituite, a titolo speciale, l'Università del Papa", disse Giovanni Paolo II nel 1980 durante una sua visita. Perché l'Università Lateranense accoglie in sé il seminario dove si forma il clero di Roma e il Laterano è la sede vescovile del Papa come vescovo di Roma. Gli indirizzi della Lateranense sono quello Teologico Filosofico e quello giuridico con corsi in Diritto canonico e Diritto civile. La biblioteca, di conseguenza, è specializzata su questi temi, con migliaia di riviste consultabili e testi giuridici, filosofici e teologici a cui si uniscono vaste acquisizioni a cadenza mensile.

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01 Agosto 2014

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