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Autore Discussione: ALBERTO D'ARGENIO L'Italia rischia di perdere fino a 50 miliardi  (Letto 2953 volte)
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« inserito:: Luglio 16, 2014, 05:40:57 pm »

Ue, la sfida di Renzi: "Se salta Mogherini, noi candidiamo D'Alema"
Il premier deciso al muro contro muro per la nomina del ministro degli Esteri alla guida della Pesc.
Il sospetto di Palazzo Chigi è che ci sia una manovra per favorire Enrico Letta

di ALBERTO D'ARGENIO
16 luglio 2014
   
Angela, se Federica Mogherini è troppo giovane, sappi che per me l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione è Massimo D'Alema". È un pomeriggio di fuoco a Palazzo Chigi. Le linee sono letteralmente roventi. Dopo che un fronte di 11 Paesi, prevalentemente dell'Est, si è coagulato contro la candidatura della Mogherini a "ministro degli Esteri" dell'Unione, Matteo Renzi sente Angela Merkel, Herman Van Rompuy e Francois Hollande.

A tutti il premier fa lo stesso discorso: "L'accordo è che alla famiglia socialista spetta l'Alto rappresentante e che all'interno della famiglia socialista sarà l'Italia ad avere la prima scelta. Dunque tocca a noi e per me ci sarà una Lady Pesc, Federica Mogherini". Ma dopo il no all'attuale ministro italiano, il premier incassa i dubbi anche su D'Alema. Ma non intende mollare. Vuole giocare la partita fino in fondo.

Renzi questa sera sarà a Bruxelles alla cena con gli altri leader che devono decidere le ultime nomine europee dopo che ieri Strasburgo ha dato la fiducia a Jean Claude Juncker, nuovo presidente della Commissione Ue che entrerà in carica a novembre.

Ma la partita italiana è in salita. Fino a cinque giorni fa tutte le Cancellerie concordavano che la Mogherini sarebbe stata nominata a capo della diplomazia europea. Poi le acque si sono rapidamente increspate.

Tanto che Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo uscente incaricato dai leader di trovare la quadra sulle nomine, ha iniziato a manifestare a Roma le proprie perplessità: "La Mogherini - era il messaggio recapitato tramite canali diplomatici - non ha abbastanza esperienza. Temo che non passerà". Facendo sapere che il modo per uscire dell'impasse era quello di candidare Enrico Letta alla presidenza del Consiglio europeo, o a Mr Pesc. "Tutti lo accetterebbero all'istante". Ma da Roma è arrivato un "no" secco.

A quel punto, si racconta su regia della Polonia, il fronte anti-Mogherini si è organizzato arrivando a contare 11 paesi, anche se ora Varsavia si sta allontanando da questa linea. Prevalentemente dell'Europa orientale, ma con le spalle coperte da Londra e da alcuni ambienti di Berlino. Tanto che ieri Elmar Brock, luogotenente di Angela Merkel a Strasburgo, ripeteva ai colleghi italiani: "Dopo la Ashton serve una persona che abbia esperienza e network internazionale". Il fronte del no accusa poi la candidata italiana di non avere il curriculum per trasformare l'evanescente figura del ministro degli Esteri Ue in qualcosa di incisivo.

E le capitali dell'Est le rinfacciano posizioni troppo vicine alla Russia di Vladimir Putin, dopo la crisi Ucraina il nemico numero uno delle Cancellerie dell'Est spaventate dal neo imperialismo russo e favorevoli a inasprire le sanzioni contro Mosca. Alla Mogherini viene rimproverato di avere rassicurato Putin su South Stream, la pipeline di fatto bloccata dall'Europa dopo la crisi Ucraina per diminuire il potere di ricatto sul gas con il quale il Cremlino sfida l'Unione.

C'è un episodio che spiega plasticamente quanto la partita per l'Italia sarà difficile: ieri la bulgara Kristalina Georgieva, attuale commissario Ue in quota Ppe e competitor della Mogherini, non poteva circolare per i corridoi del Parlamento europeo senza che colleghi ed europarlamentari la fermassero per farle le congratulazioni per la carica che, pronosticavano, le sarà assegnata questa sera. Uno smacco per l'Italia, visto che Van Rompuy è intenzionato a decidere solo Mr Pesc, lasciando le altre nomine, il presidente del Consiglio europeo e quello dell'Eurogruppo, a un altro vertice a fine mese. Dunque Roma rischierebbe di uscire a mani vuote dopo avere dato per fatta la nomina della Mogherini.

Renzi non si rassegna, come testimoniava ieri il sottosegretario Sandro Gozi: "Se ci saranno obiezioni anche l'Alto rappresentante, come già Juncker, sarà designato a maggioranza". Insomma, l'Italia è pronta a sfidare il blocco dell'Est al voto all'interno del Consiglio europeo, come Cameron fece per bloccare Juncker rimanendo in compagnia del solo ultranazionalista ungherese Orban. Ma superare lo scoglio non di due, ma di dieci paesi, può rivelarsi ancora più difficile.

Renzi si prepara alla battaglia, conta sul lavoro di network che ha fatto nelle ultime settimane. "Ci dicono che abbiamo un feeling con la Russia? Ma quando mai!", commentava ieri il premier con i suoi. "La Lituania (unico Paese ad essere uscito allo scoperto contro la Mogherini, ndr) dice di no? Bene, ne prendo atto". E ancora, "C'è un problema con l'Italia? C'è un problema con il Partito socialista europeo? Mi dicono di no. Se il problema è con la Mogherini, parliamone. Se dicono che è troppo giovane parliamone".

Ma a Palazzo Chigi c'è il sospetto che la manovra contro la candidata di Renzi sia stata orchestrata dai partner per portare Enrico Letta a Bruxelles. E su questo il premier è categorico, non vuole che siano gli altri a scegliere il futuro uomo italiano in Europa: "Per me ci sono solo la Mogherini e D'Alema".

Discorso che Renzi ha fatto sia alla Merkel che a Van Rompuy. Ma entrambi hanno sonoramente bocciato il nome di D'Alema, che in molte Cancellerie, e anche Oltreoceano, non è apprezzato per le posizioni sul Medio Oriente. Se domani le posizioni rimarranno bloccate, Renzi è pronto a rinunciare a Mr Pesc solo in cambio di qualcosa di altrettanto importante. Non il commissario all'Economia, visto che l'Italia ha già Draghi alla Bce e che c'è un accordo per darlo al socialista francese Moscovici: "E lui va benissimo, la Francia farà qualsiasi cosa per la flessibilità sui conti e la crescita ", è la valutazione del governo. I partner dovranno offrire qualcosa di grosso, e gradito al premier, per evitare di rimanere tra le secche.

Renzi questa sera si presenterà al summit così: "Dovete dire no all'Italia e no al Pse. Ma sappiate che dentro al Pse il Pd è il partito più forte e che tutti sono d'accordo a darci l'Alto rappresentante. Perché non va bene la nostra candidata? Perché non va bene la candidata dei socialisti? Ce lo devono spiegare". Ecco il guanto di sfida che lancerà ai colleghi, forte di una convinzione: "Perché la Merkel e gli altri - è il ragionamento che gira a Palazzo Chigi - devono mettere un dito nell'occhio all'Italia per fare un favore alla Bulgaria?".

Tutto questo il premier lo ha già detto ai partner che ha sentito al telefono nelle ultime ore, a Van Rompuy ha ricordato che "l'Italia è un Paese fondatore dell'Unione e ogni anno versa 24 miliardi al bilancio europeo". E di fronte alle perplessità del chairman dei vertici Ue, ha salutato: "Herman, ci risentiamo domani mattina (oggi, ndr)". Consegnando poi ai suoi un messaggio di battaglia: "Non so se la cena di Bruxelles si chiuderà con una decisione". Di certo sarà una lunga notte.

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2014/07/16/news/ue_renzi_deciso_su_mogherini-91681371/?ref=HREC1-6
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 23, 2018, 12:45:11 pm »

Ue, a Bruxelles si discute di bilancio post Brexit e nomine.
L'Italia rischia di perdere fino a 50 miliardi
Oggi i capi di Stato e di governo terranno la prima discussione sul bilancio europeo 2020-2027.
Causa Brexit le risorse si restringeranno e in più sarà necessario finanziare le nuove politiche Ue come difesa, migranti e digitale.
Per finanziarle si pensa di tagliare i fondi di coesione e i sussidi all’agricoltura, con l'Italia che rischia di perdere fino a 50 miliari di euro.
Prime trattative anche sulle nomine dei prossimi leader dell'Unione

Dal nostro corrispondente ALBERTO D'ARGENIO
23 febbraio 2018

BRUXELLES - Soldi ed elezioni al centro del primo vertice europeo dell’anno. Oggi a Bruxelles, senza Theresa May, i capi di Stato e di governo terranno la prima discussione sul bilancio europeo 2020-2027. Causa Brexit le risorse si restringeranno e in più sarà necessario finanziare le nuove politiche Ue come difesa, migranti e digitale. Per finanziarle Bruxelles pensa di tagliare i fondi di coesione e i sussidi all’agricoltura, con l’Italia che rischia di perdere fino a 50 miliardi.

Partita ad alta tensione anche la volontà di legare i fondi Ue a diverse condizionalità: l’Est si scaglierà contro le proposte care a Italia, Francia e Germania di vincolarli al rispetto dei diritti (vedi Polonia) e all’accoglienza dei migranti (tutto il gruppo di Visegrad). Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, invece cercherà di respingere l’idea che i soldi non vadano a chi non rispetta i parametri sui conti pubblici. Siamo soltanto alla prima discussione, il dibattito entrerà nel vivo dopo maggio.

C’è poi la discussione sulla nomina del prossimo presidente della Commissione europea, nel 2019. Il Parlamento europeo difende il sistema degli Spitzenkandidaten usato nel 2014: il candidato presidente del partito europeo che vince le elezioni Ue (nel 2014 Jean-Claude Juncker con il Ppe) diventa automaticamente capo dell’esecutivo comunitario. Diversi leader, a partire dal presidente francese Emmanuel Macron, sono contrari per non perdere la loro prerogativa di scegliere il successore di Juncker (e di non regalarlo ai popolari, che anche nel 2019 saranno il primo partito europeo).

Si pensa a un compromesso: nella scelta i capi di Stato e di governo dovranno tenere conto del risultato elettorale. Di fatto il frontman del partito vincente sarà il primo a ottenere l’incarico, ma senza automatismi, passerà solo se troverà una maggioranza al Parlamento europeo e in seno ai governi. Altrimenti sarà scartato. Un modo per socialisti e liberali di sperare, magari con una alleanza già nei pensieri di Macron e Matteo Renzi, di scalzare il Ppe dal vertice di Bruxelles. Ma la giornata per Gentiloni potrebbe essere utile anche per un chiarimento politico a ridosso delle elezioni dopo che ieri Juncker ha lanciato l’allarme sul rischio mercati nel caso le urne non restituiscano al Paese un governo forte e stabile.

© Riproduzione riservata 23 febbraio 2018

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2018/02/23/news/vertice_ue_bilancio_post_brexit-189545722/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T1
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« Risposta #2 inserito:: Aprile 17, 2018, 11:18:56 pm »

Macron mette in guardia l'Europa: "Non è tempo normale; emerge guerra civile europea"

Il presidente francese all'Europarlamento per rilanciare la Ue.

Ottanta iniziative in vari ambiti, dalla zona Euro al programma Erasmus, fino alla tassazione dei giganti digitali

Dal nostro corrispondente ALBERTO D'ARGENIO
17 aprile 2018

"Non possiamo far finta di essere in un tempo normale, c'è un dubbio che attraversa molti dei nostri Paesi europei sull'Europa, una sorta di guerra civile europea sta emergendo: stanno venendo a galla i nostri egoismi nazionali e il fascino illiberale".

Così il presidente francese Emmanuel Macron si è rivolto oggi ai deputati europei riuniti a Strasburgo con l'obiettivo di mobilitarli attorno alla sua ambizione di "rifondare l'Europa". Macron parla per la prima volta a Strasburgo. "Di fronte all'autoritarismo che ci circonda la risposta non è la democrazia autoritaria ma l'autorità della democrazia", ha detto.

"Il modello europeo non è datato", ha detto il presidente francese. E ancora: "Questo modello è potente come nessun altro e al contempo fragile, perchè la sua forza a ogni istante dipende dal nostro impegno. Oggi giorno dobbiamo difenderlo insieme".

Rivolgendosi agli europarlamentari, secondo l'Eliseo, Marcon ha detto anche che "entro la fine della legislatura dobbiamo sbloccare il dibattito avvelenato sui migranti, sulla riforma di Dublino e la relocation: propongo di creare un programma europeo per finanziare le comunità locali che accolgono e integrano i rifugiati".

Nel suo discorso il presidente dovrebbe ripercorrere a grandi linee il discorso "per rifondare l'Europa" che aveva pronunciato a settembre alla Sorbona. Ottanta iniziative che spaziavano in tutti gli ambiti, dal rafforzamento della zona Euro alla generalizzazione del programma Erasmus passando per l'Europa della Difesa e la tassazione dei giganti digitali. Lo scopo è rilanciare l’Europa, dotarla di quelle riforme per farle fare un balzo in avanti politico e nella governance economica.

Ma a frenare le ambizioni del giovane inquilino dell’Eliseo, criticato anche per aver spaccato l’Unione sull’attacco in Siria, i no piovuti dal Nord Europa. Prima la lettera degli otto, un gruppo di governi guidati da Olanda e baltici, contrari a qualsiasi riforma della moneta unica che superi il dogma del rigore. Allo stesso modo la Cdu, il partito di Angela Merkel, ieri si è schierata contro le innovazioni proposte nei mesi scorsi da Parigi. E non aiuta la situazione politica in Spagna e Italia, alleati naturali della Francia sulle riforme per la zona euro ma azzoppate dalla situazione di politica interna che stanno vivendo.

Per queste ragioni - alle quali si somma una certa riluttanza sulle riforme da parte di Merkel - sembra ormai un miraggio arrivare al varo delle riforme della zona euro al consiglio europeo di giugno, come inizialmente previsto. Ma Macron da Strasburgo cerca il rilancio, anche lanciando le Consultazioni con i cittadini: prima tappa proprio oggi in Alsazia, dove il presidente incontrerà un gruppo di elettori per discutere dell’Europa del futuro. Giovedì l'offensiva europeista si concluderà con una visita a Berlino, dove il presidente francese si intratterrà con la cancelliera tedesca Angela Merkel sull'avvenire della zona euro. Critiche al progetto di rifondazione dell'Europa lanciato da Macron sono arrivate in Germania dal partito conservatore che fa capo a Merkel, in particolare alla sua idea di un bilancio della zona euro per favorire gli investimenti.

© Riproduzione riservata 17 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2018/04/17/news/macron_parlamento_europa_strasburgo-194085092/?ch_id=sfbk&src_id=8001&g_id=0&atier_id=00&ktgt=sfbk8001000&ref=fbbr
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