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Autore Discussione: Italicum, salta l’incontro Pd-M5S Grillo: “Dittatura di sbruffoni”.  (Letto 2304 volte)
Admin
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« inserito:: Luglio 13, 2014, 11:08:39 am »

Politica
07/07/2014

Italicum, salta l’incontro Pd-M5S
Grillo: “Dittatura di sbruffoni”.
Renzi: “Poche chiacchiere”
Annullato il vertice. Il comico attacca, poi frena: «Le porte restano aperte».
Il premier replica subito via Twitter: «Vogliamo un documento scritto»

Toninelli (M5s): Ecco la nostra proposta al Pd
Roma

Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, aveva appena risposto a Di Maio dicendo che «anche noi non vogliamo far saltare il tavolo» quando Beppe Grillo ha messo una pietra tombale sulla trattativa Pd-M5S su riforme e legge elettorale. «Si prende atto che un confronto democratico e trasparente in Italia è oggi impossibile». Questo il messaggio sul blog, dove il leader M5S attacca: «Stiamo scivolando lentamente verso una dittatura a norma di legge». Tempo pochissimi minuti e Matteo Renzi replica via Twitter: «Io sono un ebetino, dice Beppe, ma almeno voi avete capito quali sono gli 8 punti su cui #M5S è pronto a votare con noi? #pochechiacchiere». E, poco dopo, un altro tweet: ««Non è uno scherzo, sono le regole! Chiediamo un documento scritto per sapere se nel M5S prevale chi vuole costruire o solo chi urla». L’affondo di Grillo arriva in seguito all’annullamento dell’incontro inizialmente previsto per questo pomeriggio tra Renzi e i Cinque Stelle, anche se il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, aveva comunque detto di voler portare avanti il confronto. E proprio su questo punto, Grillo è intervenuto con un nuovo post per dire che - anche dal suo punto di vista - le porte non restano chiuse. «Per chi non ha capito, o non ha voluto capire, tra il mio intervento di oggi e la conferenza stampa di Di Maio e Toninelli non vi sono contraddizioni, le porte per una discussione sulla legge elettorale per il M5S sono sempre aperte, né mai le ha chiuse nonostante continue provocazioni. Il M5S ha il dovere come seconda forza politica di migliorare la legge elettorale e ci proverà fino in fondo. Il mio è stato un appello ai parlamentari delle altre forze politiche che hanno a cuore la democrazia perché ci aiutino a evitare una deriva anticostituzionale legata alle riforme». 

 Grillo: “Il Pd rifiuta il confronto” 
Eppure pochissimi minuti prima le parole di Grillo sembravano andare in direzione opposta. «Si prende atto che Renzi, le cui palle sono sul tavolo di Verdini e Berlusconi, rifiuta con il M5S ogni confronto democratico e che l’Italia dovrà pagarne tutte le conseguenze». «Qui andiamo verso una dittatura di stampo legale, una dittatura fatta da questo ebetino, che è un ebetone pericolosissimo, quindi molto sottovalutato anche da me, e questo mi dispiace, ma andiamo verso veramente una grande criminalità organizzata di stampo democratico. Questi sono gli sbruffoni della democrazia. Quindi io esorto veramente le persone, i cittadini, anche i componenti di altri partiti, se hanno ancora un po’ di barlume di democrazia dentro: non si può fare fuori l’opposizione così, fare finta, questa è gente falsa, ipocrita». Poi una frase che forse diventerà l’alibi futuro del Movimento: «Nessuno potrà più imputarci di non aver cercato il dialogo». 


Di Maio (M5S): “Gli accordi erano diversi” 
Soltanto a mezzogiorno, Di Maio, pur esprimendo tutto il suo rammarico per il mancato incontro, aveva lasciato la porta socchiusa. «Da ora in poi parleremo solo con Renzi, nel Pd gli altri non sono affidabili, siamo esterrefatti», ha sottolineato il vicepresidente della Camera, raccontando come dai due vicesegretari dem, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani siano arrivati notizie diverse sull’incontro che doveva tenersi oggi pomeriggio alle 15. Ora aspettiamo quali sono le reazioni dall’altra parte», dice Di Maio, «non c’è nessuna volontà di far saltare questo tavolo». «Il nostro è stato un weekend di lavoro per cercare di mettere a punto le nostre proposte». Tra queste il nodo delle preferenze. Per il M5S «i cittadini devono poter scegliere e noi vogliamo dal Pd una risposta chiara su questo», puntualizza il vicepresidente della Camera nel corso della conferenza stampa a Montecitorio. 

Guerini: “Neanche il Pd vuole fare saltare il tavolo” 
Ma il Pd non ci sta a passare per volta gabbana. «È chiaro - afferma Guerini - che neanche il Pd intende far saltare il tavolo, consapevole del fatto che l’urgenza delle riforme chiama tutti a lavorare con impegno e tempestività, confrontandoci con tutti». «Ho l’impressione - aggiunge- che Di Maio scambi la logistica con la politica. Nei giorni scorsi più volte abbiamo chiesto al M5s di esplicitare la sua posizione rispetto ai dieci punti proposti, pubblicamente, sulla legge elettorale e sulle riforme». «Ciò che è importante - aggiunge Guerini - è che il confronto non si esaurisca e da questo punto di vista è chiaro che neanche il Pd intende far saltare il tavolo, consapevole del fatto che l’urgenza delle riforme chiama tutti a lavorare con impegno e tempestività, confrontandoci con tutti».

 Il Pd alla resa dei conti coi «dissidenti» 
Al di là dello scontro tra Pd-M5S, questa settimana sarà decisiva per le riforme costituzionali a partire da quella elettorale, con l’approdo in Aula del disegno di legge Boschi. E il dibattito interno al Partito democratico sulla riforma del meccanismo di voto si è riacceso. Dopo le critiche di Pier Luigi Bersani, ieri è stato Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem, a respingere al mittente le critiche di chi a Largo del Nazareno definisce frenatori quanti esprimono posizioni divergenti rispetto alla linea dei vicesegretari e del premier. Renzi non ha intenzione di cedere: «Siamo ad un bivio, adesso ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni», è la sfida che questa sera, all’assemblea del gruppo, Matteo Renzi lancerà alla ventina di dissidenti dem che minacciano di votare contro il Senato delle Autonomie.

Gli altri partiti in fermento 
E mentre in casa Pd si continua a discutere, anche gli alleati di governo iniziano a alzare la posta. Ci pensa l’Ncd che - con Angelino Alfano - avverte: la riforma del voto così come è non va. Ad iniziare dalle soglie che devono essere cambiate: «Quella per il premio di maggioranza va alzata al 40%, le diverse soglie di sbarramento andrebbero armonizzate e razionalizzate», dice il leader del Nuovo Centrodestra. «Ed è inaccettabile - aggiunge - che se in una coalizione la soglia la supera solo un partito il premio vada solo a quello benché guadagnato con i voti di tutta la coalizione». «Renzi - aggiunge poi Fabrizio Cicchitto - non può forzare su materie come la legge elettorale, che non hanno conseguenze in materia di conti ma solo di quadro politico». Ma anche l’Udc mostra la propria insofferenza: «L’Italicum così com’è non soddisfa», dice Antonio De Poli facendo convinto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che «è cominciato il festival del panico dei partitini che vorrebbero soglie più basse».

Da - http://lastampa.it/2014/07/07/italia/politica/italicum-incontro-renzigrillini-di-maio-conferma-oggi-alle-NGY515rmlc0P5RmVvC7zgO/pagina.html
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