RAPPORTO ISTAT
Il 60 per cento di tumori in più?
Una notizia positiva
La spiegazione degli esperti: non solo una crescita dei casi, ma la percentuale indica che una volta ammalati è sempre più probabile vivere, e a lungo, con la malattia
Di Vera Martinella
Siamo un Paese di anziani, abbiamo uno dei più elevati tassi d’invecchiamento in ambito europeo e internazionale e lo si vede anche dal tipo di malattie più diffuse fra gli italiani. Non a caso, dall’indagine Istat «Tutela della salute e accesso alle cure» emerge che nel 2013 circa un connazionale su due (46,9 per cento) ha indicato di soffrire di almeno una patologia cronica, come artrosi, artrite, ipertensione, osteoporosi o diabete, solo per citarne alcune: tutte tipiche dell’età che avanza. Negli ultimi 30 anni la vita media in Italia è aumentata di 6,5 anni per le donne e di 8 per gli uomini, e la speranza di vita alla nascita ha raggiunto nel 2012 gli 84,5 anni per le donne ed i 79,4 per gli uomini. Il progressivo allungamento della vita media è correlato, oltre che allo stile di vita, al progresso della scienza e della ricerca negli ultimi decenni, che ha permesso di contrastare molte importanti malattie e anche di migliorare la qualità della vita dei pazienti. I dati sulla patologia oncologica, tra gli altri, mettono bene in luce come sia costantemente in crescita la quota di pazienti che sopravvivono, e sempre più a lungo, alla malattia.
Cresce il numero di persone che guariscono o convivono con un tumore
È anche in questo contesto che s’inserisce la «sorprendente» crescita del 60 per cento dei tumori fra il 2005 e il 2013: «Dai dati Istat si evidenzia una crescita del 60 per cento degli italiani che hanno avuto una diagnosi di cancro, sia nella popolazione generale che fra gli over 65 - commenta Stefano Cascinu, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia medica -. Questo significa da un lato che c’è un aumento dei casi, dovuto anche all’invecchiamento (la probabilità di ammalarsi di una neoplasia sale con l’avanzare dell’età) e alla maggiore adesione agli screening che favoriscono la scoperta della malattia in fase precoce, sia che cresce il numero di persone che convivono a lungo con una patologia oncologica, tanto da cronicizzarla. In particolare che cresca il numero di ultra 65enni che dichiarano di aver avuto una neoplasia è un dato positivo, perché dimostra i successi ottenuti con le terapie proprio in questa fascia d’età più “critica”, fino a pochi anni fa più difficile da curare». Positivo anche il commento di Emanuele Crocetti, segretario nazionale dell’Associazione Italiana Registri tumori: «La questione importante - spiega Crocetti - è chiarire che un aumento dei tumori nella popolazione nel tempo (eliminando l’effetto dell’invecchiamento), riconosce due cause: o aumentano le nuove diagnosi oppure migliora la sopravvivenza dei casi. I dati Airtum stimano che nel 2006 ci fossero 2.250.000 italiani affetti da un tumore maligno e che nel 2013 questo numero sia salito a 2.800.000. Quello che emerge distintamente è nella sostanza un miglioramento della prognosi che porta alla guarigione o alla cronicizzazione della malattia.
Numero di tumori in crescita in tutto il mondo: a rischio un italiano su tre
L’incidenza dei tumori è in continua crescita in tutto il mondo. Dall’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc, l’ente dell’Organizzazione mondiale della sanità specializzato in oncologia con sede a Lione), emerge che nel 2012 14,1 milioni di persone si sono ammalate di una forma di cancro e 8,2 milioni sono morte a causa della malattia, mentre le statistiche di quattro anni fa (relative ai dati 2008) riportavano 12,7 milioni di nuovi casi e 7,6 milioni di decessi. Le statistiche più recenti non lasciano dubbi: oggi una persona su tre in Italia è a rischio di ammalarsi di cancro nel corso della vita e la consapevolezza dell’importanza della diagnosi precoce è sempre più diffusa. Spesso scoprire la malattia agli stadi iniziali è fondamentale per poter avere maggiori probabilità di guarire e su questo fronte i dati Istat confermano una buona notizia: gli italiani sono più attenti alla prevenzione e alla diagnosi precoce dei tumori.
Migliora l’adesione agli screening di prevenzione
I programmi di screening segnano una progressiva (anche se lenta) diffusione, per cui complessivamente crescono sia l’offerta sul territorio nazionale sia la partecipazione dei cittadini, ma il Sud resta indietro. Aumenta la prevenzione dei tumori femminili rispetto al 2005, grazie alla diffusione dei programmi pubblici di screening. La quota di donne di 25 anni e oltre che si è sottoposta a mammografia, passa dal 43,7 per cento al 54,5, mentre il 73,6 ha effettuato un pap test, con un netto miglioramento rispetto al 2005 (più 9 punti percentuali). Gli incrementi maggiori si registrano tra le donne ultrasessantacinquenni e interessano anche i segmenti di popolazione meno istruita e le residenti nel Mezzogiorno. La prevenzione femminile sale anche tra le straniere, che tuttavia non recuperano il gap rispetto alle italiane. Per la prevenzione del tumore del colon, invece, il primo semplice screening poco invasivo è l’esame della ricerca di sangue occulto nelle feci, la cui promozione è stata ormai avviata in molte regioni d’Italia dal Servizio sanitario pubblico (prevalentemente al Nord e al Centro). Dai risultati, disponibili per la prima volta per questa edizione dell’indagine, si rileva che il test è stato eseguito almeno una volta nella vita dal 28 per cento delle persone di 45 anni e più. Nella fascia d’età raccomandata per lo screening, tra i 50 e i 70 anni, la quota è però ancora bassa (lo ha fatto solo il 26,9 per cento degli italiani): il Mezzogiorno (11,6 per cento) ha una prevalenza quattro volte più bassa di quella osservata nel Nord-ovest (45,1).
Vera Martinella
10 luglio 2014 | 15:08
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http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/14_luglio_10/60-cento-tumori-piu-notizia-positiva-32f9049c-0831-11e4-9d3c-e15131ae88f3.shtml