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Autore Discussione: Mose, c’è un nuovo filone sulla Sanità veneta - E nei verbali spunta Tosi  (Letto 2650 volte)
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« inserito:: Giugno 17, 2014, 05:18:09 pm »

Cronache
16/06/2014 - il caso

Mose, c’è un nuovo filone sulla Sanità veneta
E nei verbali spunta Tosi
Fari puntati sugli appalti per l’ospedale di Padova
Il primo cittadino di Verona: “Soltanto spazzatura”


Gianluca Paolucci Eleonora Vallin
Venezia

Il 29 novembre del 2010, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, incontra l’ex segretario generale della sanità veneta, Giancarlo Ruscitti. Oggetto dell’incontro: il via libera di Tosi alla costruzione del nuovo ospedale di Padova, un affare che sulla carta valeva fino a 1,7 miliardi di euro, la seconda grande opera della regione dopo il Mose. Quello che si dicono i due assume rilevanza in un filone d’indagine formalmente separato dall’inchiesta Mose, ma con questo strettamente legato. Un legame fatto di nomi, indagati in comune, circostanze e soldi. E spunta un ulteriore filone di indagine sul «sistema veneto» e la gestione degli appalti, sul quale sono in corso approfondimenti in Regione e nella stessa città di Verona, anche da parte della locale procura. Tosi, interpellato, fa sapere di non voler rilasciare dichiarazioni. Il suo portavoce bolla il tutto come «spazzatura».

Romano, classe 1958, una lunga esperienza nel settore sanitario con un passaggio nel comitato organizzatore del Giubileo del 2001, Ruscitti arriva alla sanità veneta durante la presidenza di Giancarlo Galan e con Tosi assessore regionale. Lasciato l’incarico nel 2010, Ruscitti quel novembre è da poco diventato «consulente» del Coveco, una delle coop associate al Consorzio Venezia Nuova (Cvn). In realtà, secondo quanto ricostruiscono i finanzieri che stanno indagando sull’inchiesta Mose, nella quale lo stesso Ruscitti è tra gli indagati, quell’incarico da 200 mila euro all’anno serve ad altro: favorire l’ingresso del Cvn nell’appalto per la costruzione del nuovo ospedale di Padova. Contratto miliardario, come detto, con almeno 200 milioni di denaro pubblico, da realizzare col rodato sistema del «project financing» e sul quale ci sono molti pretendenti. A scatenare l’interesse del Cvn sono sostanzialmente due elementi: i soldi, tanti. E la possibilità di replicare il «modello Venezia» in altre grandi opere. Cosa c’entra Tosi con l’ospedale di Padova? Ex assessore proprio alla Sanità regionale con Galan, Tosi è ritenuto ancora il «dominus» del settore nella Regione. La moglie Stefania Villanova è capo della segreteria organizzativa dell’assessorato dal 2005, con lo stesso Tosi, e per tutti i suoi successori. Tutti di provata fede «tosiana». E tutti veronesi.

L’aspetto più interessante è però quello che i due, Tosi e Ruscitti, si raccontano il 29 novembre. Secondo quanto riferisce lo stesso Ruscitti a Mazzacurati qualche giorno dopo, l’11 dicembre del 2010, nella sede del Cvn, Tosi (fino ad allora poco convinto della necessità dell’opera) avrebbe dato il suo via libera al progetto, ponendo però una serie di condizioni. Condizioni riportate negli atti dell’inchiesta Mose grazie ad una intercettazione ambientale ordinata dai pm veneziani. Tosi, dice Ruscitti, chiede innanzitutto che dia il suo assenso anche il sindaco di Padova - allora era Flavio Zanonato, Pd -. Che chi realizzerà il nuovo si occupi della dismissione del vecchio, che arrivino anche fondi internazionali. E pone delle condizioni su chi dovrà eseguire i lavori: no a Piergiorgio Baita - e quindi no alla Mantovani -, no a Gemmo, no a Carron. Sì invece a Sacaim (società veneziana poi finita in concordato, ndr.), a Sodexo, alle coop, a Mazzi (indagato per il Mose) e ad Astaldi. 

A quel punto, Mazzacurati si attiva per ottenere il via libera di Zanonato, che incontrerà nel febbraio del 2011.

Mentre Ruscitti attiva i suoi contatti nel centrodestra per garantire il via libera all’operazione. Così in quegli stessi giorni scambia varie conversazioni e sms con Giancarlo Galan, - indicato negli atti come «nota personalità politica locale e nazionale» - colui che da presidente della giunta regionale ormai a fine mandato aveva dato, pochi mesi prima, il via libera al nuovo ospedale al quale chiede una dichiarazione favorevole alla costruzione del nuovo ospedale da parte dell’allora ministro della Sanità, Ferruccio Fazio. Il nuovo governatore, Luca Zaia, ha infatti già detto che i soldi per fare l’ospedale non ci sono e sarebbe meglio rinnovare quello già esistente. Così il 6 dicembre Galan fissa una colazione con lo stesso Fazio, della quale informa lo stesso Ruscitti. Il 13 dicembre successivo poi i due si parlano al telefono e, intercettati, si danno appuntamento per parlare di persona dell’interesse di Mazzacurati all’affare del fatto che Tosi, questa volta, «non avrebbe detto no». E in quei giorni l’attenzione è concentrata sulla fiducia all’esecutivo Berlusconi dopo l’addio di Fini e Ruscitti cerca una sponda con il fratello dell’allora presidente della Camera. Tanto movimento fa però scattare l’attenzione dei finanzieri che stanno monitorando l’attività di Mazzacurati. Tutto questo gran parlare di soldi e di appalti, di politici e di affaristi, rende necessari «ulteriori approfondimenti» per valutare nuove ipotesi di reato. 

In attesa che le indagini facciano il proprio corso, non si può non rilevare un’altra circostanza che mischia ancora di più le due storie, Mose e ospedale. A presentare il project financing padovano - valore finale 600 milioni e posti letto dimezzati - sarà poi una joint venture tra l’australiana Bovis Lend & Lease e i vicentini della Palladio di Roberto Meneguzzo, altro indagato eccellente dell’inchiesta veneziana. Intanto, il neo sindaco della città del Santo, Massimo Bitonci, tra i suoi primi atti ha bloccato l’iter della costruzione della struttura. 

Da  - http://lastampa.it/2014/06/16/italia/cronache/mose-c-un-nuovo-filone-sulla-sanit-veneta-e-nei-verbali-spunta-tosi-1uIxYucR5CSo6UKHlscGLL/pagina.html
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