Giovedì 12 Giugno 2014 09:24
L'iniziativa sarà un passo avanti importante se accompagnata da una forte semplificazione delle detrazioni e deduzioni e se servirà a ribaltare l'attuale modello basato sull’assenza di confronto tra contribuente e amministrazione nella fase che precede l'adempimento.Di Lelio Violetti
Per lavoratori dipendenti e pensionati dal prossimo anno arriva la dichiarazione precompilata. Il governo ha infatti annunciato che entro giugno sarà emanato, nell'ambito dei provvedimenti previsti per semplificare gli adempimenti dei contribuenti, il relativo decreto legislativo in attuazione della delega per la revisione del sistema fiscale. Il provvedimento definirà le modalità d'invio della dichiarazione dei redditi precompilata a lavoratori dipendenti e pensionati, circa 20 milioni di soggetti. Si tratta di una misura di sicuro impatto comunicativo che potrà avere contenuti fortemente innovativi. Si tratta tuttavia di evitare di farne un provvedimento solo di facciata sfruttando nel migliore dei modi l'occasione per semplificare sia il sistema fiscale che gli obblighi del contribuente.
Il governo, per ora, nei suoi annunci sembra soffermarsi principalmente sugli aspetti procedurali che così come sono sati prospettati non appaiono per nulla dirompenti. In primis non si capisce a pieno il significato effettivo di "invio della dichiarazione precompilata al contribuente" in quanto se si tratta d'un invio del modello a casa risulta del tutto inutile e particolarmente costoso. Già oggi i dipendenti e i pensionati, che si servono dell'intermediazione d'un CAF per la compilazione del modello 730, hanno già tutti i loro dati, compresi quelli relativi alla dichiarazione del precedente anno d'imposta, registrati presso gli archivi del sistema informativo del CAF stesso. Questo vale anche per i dipendenti che si avvalgono dell'assistenza diretta del proprio datore di lavoro.
Anche nel caso in cui la dichiarazione inviata a casa contenga qualche dato in più, tipo oneri deducibili relativi all'anno in corso, già pervenuti all'Agenzia delle entrate, come gli interessi passivi sui mutui immobiliari trasmessi dalle banche, sarebbe comunque troppo costoso inviare un intero modello cartaceo solo per questo.
Proprio per tale ragione l'INPS non invia più a casa i CUD dei pensionati, ma trasmette i dati contenuti in questi ultimi direttamente al CAF, dove il contribuente compila la dichiarazione, oltre a consentire, ovviamente, al soggetto interessato di accedervi via rete e scaricare il proprio modello in formato elettronico.
C'è anche da rilevare che per milioni di dipendenti pubblici la dichiarazione precompilata, così come annunciata dal governo, già esiste in quanto sulla rete interna del loro posto di lavoro è disponibile una applicazione del Ministero dell'Economia (Dipartimento dell'Amministrazione Generale) che consente al soggetto interessato di fare il modello 730 con i dati del proprio CUD già impostati e con tutti i dati riportabili dalla dichiarazione dell'anno precedente. In questo caso, se l'Agenzia delle entrate, è già in possesso di ulteriori dati sugli oneri, utili per la dichiarazione del dipendente pubblico, sarebbe sufficiente impostare con tali valori i relativi campi.
L'importanza della dichiarazione precompilata non sta tuttavia in quanto è stato annunciato dal governo perché se fosse così la semplificazione si ridurrebbe a ben poca cosa, ma sta nel fatto che finalmente, con un ritardo di circa un decennio, anche la nostra amministrazione inizia ad adeguarsi ad un sistema di aiuto/supporto, attraverso le nuove tecnologie, al contribuente nella fase dichiarativa; sistema già in vigore ormai da tempo in gran parte dei Paesi ad economia avanzata.
È curioso che proprio il nostro Paese che all'inizio del 2000 era il più avanzato nell'utilizzo delle nuove tecnologie in ambito fiscale, all'epoca eravamo il solo Paese al mondo che riceveva tutte le dichiarazioni corrette ed affidabili in tempo reale via rete, si adegui solo ora, con estremo ritardo ad una tendenza, che per tutti i Paesi economicamente avanzati è stata il passo successivo dell'acquisizione dei dati dichiarativi per via telematica.
Le nuove tecnologie, infatti, consentivano di stabilire un dialogo trasparente con il contribuente prima della presentazione della dichiarazione e di concentrare, quindi, l'attenzione su questa fase (con termine inglese chiamata "compliance") con una forte semplificazione dell'adempimento e con un aumento dell'adesione spontanea senza più il ricorso a faticose e costose rettifiche a posteriori ([1]).
La necessità di colloquiare direttamente via rete con il contribuente era ancora più necessaria da noi dove, a causa d'un sistema fiscale notevolmente complesso, era ed è molto forte l'intermediazione professionale (Centri di Assistenza Fiscale) che in molti casi non aggiunge valore. Addirittura lo stato corrisponde ai CAF e ai sostituti non pubblici che prestano assistenza diretta un importo "di euro 14 per ciascuna dichiarazione (modello 730) elaborata e trasmessa e di euro 26 per l'elaborazione e la trasmissione delle dichiarazioni in forma congiunta".
Quindi la prima ragione per cui la dichiarazione precompilata costituisce un significativo passo in avanti è che consente d'instaurare, senza il bisogno dell'intermediazione, un colloquio diretto via internet fra amministrazione e contribuente. Tenendo conto che i soggetti interessati sono circa 20 milioni la dichiarazione precompilata potrebbe dare una spinta rilevante alla diffusione e al maggiore utilizzo delle nuove tecnologie.
Per facilitare l'instaurarsi di questo nuovo rapporto sarebbe opportuno accompagnare l'innovazione della precompilata con una drastica semplificazione delle regole alla base del calcolo della nostra imposta sui redditi (IRPEF).
A tal proposito si osserva che il nostro sistema di deduzioni/detrazioni dall'imposizione sui redditi, rispetto a quello in vigore in altri Paesi comparabili economicamente con il nostro, privilegia l'intervento a pioggia con una miriade di misure di dettaglio che vanno a coprire numerosi aspetti del settore agevolato. La nostra IRPEF conta infatti una cinquantina di tipi di deduzioni/detrazioni, manca conseguentemente una regia che indirizzi e selezioni l'intervento privilegiando quei settori che si vuole agevolare per sostenere o lo stato sociale o lo sviluppo economico.
La filosofia di fondo di questo sistema sembra quella di dare un pochino a tutti per non scontentare nessuno; il risultato finale è che il sistema è particolarmente complesso, poco organico e probabilmente scarsamente incisivo.
Da notare, inoltre, che nel calcolo dell'imponibile anche la determinazione del valore della detrazione/deduzione è particolarmente macchinoso. Si cita per tutti solo la detrazione decrescente al crescere del reddito che è una peculiarità esclusivamente nostra e l'onere detraibile in percentuale sulla spesa sostenuta con differenti percentuali a seconda del tipo (19%, 22%, 36%, 41% e 55%). A tutto ciò, infine, occorre aggiungere che anche l'introduzione del bonus (credito d'imposta) per i redditi da lavoro dipendente fra 8 mila e 26 mila euro di certo non contribuirà a semplificare le cose.
Permanendo tale situazione è difficilmente ipotizzabile che la precompilata porti a una rapida riduzione dell'attuale livello dell'intermediazione professionale.
Da ultimo l'introduzione della precompilata non modificherà solo il rapporto tra fisco e dipendente/pensionato, ma in prospettiva, con la sua estensione a tutte le tipologie di contribuenti, avvierà una vera e propria rivoluzione del nostro sistema fiscale con il superamento dell'attuale modello di autoliquidazione dell'imposta che prevede che il contribuente determini da solo, senza l'intervento dell'amministrazione, quanto dovuto e lo versi.
La precompilata sposta l'attenzione nella fase a monte della dichiarazione e prevede in futuro con un esteso utilizzo delle banche dati esistenti, fiscali e patrimoniali, che sia l'amministrazione stessa a inserire nel modello tutto ciò che conosce. Il naturale passo successivo è che sia l'amministrazione, come avviene in molte realtà analoghe alla nostra, a determinare l'imposta sulla base di questi dati e di altre informazioni in suo possesso, condividendo il risultato con il contribuente.
Con la precompilata l'amministrazione può riappropriarsi d'una fase che, usando una brutta parola, aveva esternalizzato al contribuente. Il cambiamento è rivoluzionario in quanto ribalta l'attuale modello di contrasto all'evasione che prevede l'intervento dell'amministrazione solo dopo anni. D'altra parte è proprio sulla cura dell'adeguamento spontaneo che le altre amministrazioni fiscali hanno ormai da anni puntato, mettendo in pratica una ovvietà che è quella che "è meglio riscuotere subito in modo certo che riscuotere dopo anni in modo incerto"[2].
[1] Si rileva che la rete telematica del Fisco fu realizzata dal primo governo Prodi con Ministro delle Finanze il professor Vincenzo Visco. Nel breve periodo, dalla seconda metà del 2006 alla prima metà del 2008 (secondo Governo Prodi), il professor Visco fu Vice Ministro alle Finanze nel Ministero dell’economia e continuò a portare avanti quanto a suo tempo avviato con l'utilizzo dell'innovazione tecnologica in campo fiscale, ponendo particolare attenzione alla fase dichiarativa e prevedendo, tra l'altro, anche l'introduzione della dichiarazione precompilata. Il successivo governo Berlusconi non ha poi portato avanti il progetto.
[2] Confronta sul sito il precedente articolo di lunedì 14 aprile 2014 "L'efficacia del sistema non si misura solo su quanto si recupera delle somme evase ma anche e soprattutto dalla capacità di migliorare l'adesione spontanea"
Da -
http://www.fiscoequo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=892:irpef-utilizzare-la-dichiarazione-precompilata-per-ristabilire-colloquio-diretto-tra-fisco-e-contribuente&catid=52:attualita&Itemid=110