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Autore Discussione: La minaccia della Svizzera: accordo fiscale rapido o sanzioni sui frontalieri  (Letto 2270 volte)
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« inserito:: Giugno 05, 2014, 06:51:42 pm »

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La minaccia della Svizzera: accordo fiscale rapido o sanzioni sui frontalieri
I deputati del Canton Ticino, dove si trova la gran parte di 125 miliardi di liquidità italiana, chiedono a Berna di intervenire per accelerare l'intesa con Roma. Il ministro delle Finanze pone come scadenza limite la primavera del 2015, diversamente potrebbero scattare i blocchi al ristorno di 50 milioni di imposte che la Confederazione gira ai comuni di confine

di FRANCO ZANTONELLI

LUGANO - L'accordo fiscale tra Svizzera e Italia, per il quale si sono adoperati quattro governi, da Berlusconi, passando per Monti e Letta, fino a Renzi, dovrebbe venire concluso entro la primavera del prossimo anno. Ne è convinta il ministro delle Finanze elvetico, Eveline Widmer-Schlumpf, che ha dato rassicurazioni in tal senso ad un gruppo di deputati del Canton Ticino. I quali, interpretando l'esasperazione della piazza finanziaria ticinese per la lentezza della trattativa, chiedevano un segnale forte di Berna nei confronti di Roma.

In sostanza, fin tanto che l'Italia non sottoscriverà un accordo sull'emersione dei capitali occultati nelle banche elvetiche, e soprattutto non toglierà la Svizzera dalla lista nera dei paradisi fiscali, i parlamentari ticinesi invocano il blocco dei ristorni degli oltre 60 mila lavoratori frontalieri italiani. Ovvero circa 50 milioni di euro di imposte alla fonte che la Confederazione versa, annualmente, ai Comuni italiani di confine. I quali li dovrebbero impiegare in opere di pubblica utilità.

"Attenzione a mosse avventate che potrebbero essere controproducenti per il Ticino e per la Svizzera", ha tuttavia lanciato l'allarme la signora Widmer-Schlumpf. La quale ha dato un ultimatum all'Italia, fissando un termine ultimo per la conclusione del negoziato: "Al più tardi nella primavera del 2015", come ha dichiarato, al Corriere del Ticino, il parlamentare democristiano Marco Romano. "Altrimenti saremo costretti a prendere provvedimenti unilaterali", ha minacciato la Ministra. Al riguardo Widmer-Schlumpf non è stata più precisa ma l'opinione corrente è che, a quel punto, darebbe il proprio benestare al blocco dei ristorni.

Insomma, il Ministro Padoan ha meno di un anno di tempo per disinnescare una nuova potenziale crisi con la Svizzera ma, anche, per far cassa con i proventi fiscali di quei circa 125 miliardi di euro che, stando all'Agenzia delle Entrate, si troverebbero nelle banche della Confederazione, in prevalenza in quelle di Lugano, Bellinzona, Locarno e Chiasso. "La situazione è troppo fluida, sul piano internazionale, perché la minaccia di Widmer-Schlumpf possa essere attuata", relativizza la portata dell'ultimatum l'avvocato Paolo Bernasconi, che sta seguendo, da addetto ai lavori, il complesso dossier sulla cooperazione in materia fiscale tra la Svizzera e gli altri Stati.

"Bisogna tenere presente che la questione è in mano, innanzitutto, all'Unione Europea e all'Ocse, il che significa che la Svizzera deve negoziare, contemporaneamente, con l'Ue e con i Paesi membri un accordo quadro generale che richiederà almeno un paio d'anni". Intanto, però, blocchiamo i ristorni è l'esortazione di Attilio Bignasca, coordinatore della Lega dei Ticinesi, il principale partito del Cantone. "Non cambia nulla, da Berna arrivano solo promesse", manda a dire al suo elettorato.

(05 giugno 2014) © Riproduzione riservata

Da - http://www.repubblica.it/economia/2014/06/05/news/accordo_fiscale_svizzera_italia_frontalieri-88099564/?ref=HRLV-5
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