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Autore Discussione: "Alla Diaz fu una notte cruenta ma il macellaio non sono io"  (Letto 4235 volte)
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« inserito:: Giugno 15, 2007, 11:10:31 am »

CRONACA

G8 di Genova, dopo il racconto di Fournier al processo parla l'allora comandante del reparto celere

Il questore Canterini: "C'era una macedonia di polizia.

Quando entrai era tutto finito: vidi sangue ovunque"

"Alla Diaz fu una notte cruenta ma il macellaio non sono io"

di CARLO BONINI

 
Il questore Vincenzo Canterini al centro di un gruppo di agenti in divisa
La voce del questore Vincenzo Canterini arriva da Bucarest. Il Viminale ce lo ha spedito due anni fa a occuparsi di traffico di organi ed esseri umani presso una struttura Interpol, mettendo il mare tra lui e il Reparto celere di Roma, tra lui e la scuola "Diaz" di Genova, dove, la notte del 21 luglio del 2001, agli uomini che allora comandava venne ordinato di fare irruzione.

Sessantatrè feriti. Una "macelleria messicana", per usare le parole del vicequestore Michelangelo Fournier, che di Canterini era il vice. "Io un macellaio non lo sono mai stato", dice lui. Insiste: "Capito? Chi parla non è mai stato un macellaio. E' un signore che è in polizia da 41 anni, fa sindacato con il "Consap" e vive in Romania, dove l'Amministrazione gli ha chiesto di andare. Detto questo, sapete quando Fournier ha parlato di "macelleria messicana"? Dieci giorni dopo quella notte. E sapete con chi? Con il Procuratore di Genova dove si era presentato spontaneamente per riferire quel che aveva visto. E sapete chi lo aveva accompagnato dal procuratore? Vincenzo Canterini. Dunque, sono un macellaio io?".

Dunque, la macelleria c'è stata
"Il termine è folcloristico. Ma non c'è dubbio che è stata una notte cruenta".

Il sangue lo ha visto anche lei?
"Certo che l'ho visto. Ne ho visto tanto e dappertutto".

Ha visto poliziotti picchiare donne e uomini inermi?
"No".

E Fournier, allora? Ha ammesso di aver visto e interrotto il pestaggio di una ragazza a terra. Si è scusato per aver taciuto sei anni questa circostanza. Lui ha visto e lei no?
"Premesso che Fournier è come un figliolo per me, io e lui diciamo in fondo la stessa cosa".

"In fondo", lei ha appena detto di non aver visto nessun pestaggio.
"Come ho ripetuto per tredici ore al processo di Genova, come spiegai nell'immediatezza dei fatti alla Commissione di inchiesta e appunto al procuratore di Genova dove andai insieme a Fournier, quando entrai nella "Diaz" era tutto finito. Cominciai a salire le scale della scuola e mi fermai al primo piano, proprio quando sentii le urla di Fournier".

Cosa vide?
"Fournier era vicino a una ragazza ridotta malissimo. E mi diedi da fare per far soccorrere lei come gli altri feriti che erano nella scuola".

Qualcuno la testa l'aveva rotta a quella ragazza.
"Non gli uomini del mio reparto. Non a caso, Fournier dice di essersi dovuto togliere il casco e di aver gridato "Basta!" a chi la stava picchiando. Se fossero stati i nostri ragazzi, Fournier non avrebbe avuto necessità di togliersi il casco, perché il nostro intero reparto era connesso da interfono. Avrebbe usato quello".

Dunque, lei arriva a cose fatte e né quella notte, né successivamente, riesce a venire a capo di chi si è comportato da macellaio. È così?
"Quella notte, dentro la Diaz, c'era una macedonia di polizia".

Una "macedonia"?
"Come si vede dai filmati, nella scuola entrarono almeno in 300. I miei uomini erano solo 70. Poi c'erano colleghi di altri reparti celeri, identici a noi per abbigliamento se si eccettua il cinturone bianco. C'erano agenti con l'Atlantica (camicia a maniche corte ndr.), agenti delle squadre mobili con pettorina e casco, poliziotti dell'Anticrimine. Di tutto, insomma".

Insisto. La notte della "Diaz" le ha cambiato la vita. Da due anni vive a Bucarest, e in tutto questo non è riuscito a venire a capo di chi si abbandonò alle violenze.
"Che vuole che le dica? È così. Che devo fare? Appena rientrai a Roma, chiesi tutte le relazioni di servizio di chi era stato nella scuola quella notte. Ma non seppi allora e non so oggi chi si è reso responsabile delle violenze".

Nella "Diaz" i suoi uomini rimasero a braccia conserte?
"Ma no. Non dico questo. È ovvio che qualche manganellata l'avranno data. Ma so per certo che nessuno dei miei uomini ha mai picchiato una donna o un uomo a terra. Né ha mai ricevuto ordini di questo genere. E non lo dico solo io".

Chi altro lo dice?
"Evidentemente non lo sa nessuno, ma soltanto su 2 dei 78 tonfa (i manganelli ndr.) in uso al mio reparto quella notte, le perizie del Ris dei carabinieri hanno trovato tracce di sangue. E quei due tonfa erano in dotazione a due agenti rimasti feriti, Ivo e Parisi. Dunque, è molto probabile che il sangue sia il loro. Dico di più. A Genova, Vincenzo Canterini è imputato di un solo presunto reato. Non violenze, non pestaggi. Ma di aver stilato una relazioncina di servizio al questore di 15 righe sui fatti di quella notte che non sarebbe stata veritiera".

Tacere la verità non è un vanto per un funzionario di polizia.
"Io non ho taciuto un bel niente. Io riferii al Questore quello che avevo visto. Avevo visto la pettorina e il giubbotto di uno dei miei squarciato da una coltellata e la perizia del tribunale, al contrario di quel che affermò inizialmente il Ris dei carabinieri, ha stabilito che quella coltellata fu inferta. Ho visto venire giù di tutto dai piani alti della scuola e infatti tredici dei miei sono finiti in ospedale. Quali bugie ho detto?".

A distanza di sei anni ci sarà qualcosa che si rimprovera di quella notte. O no?
"Mi rimprovero di non essere riuscito a imporre una soluzione diversa da quella che poi fu adottata. Ma è anche vero che non ne ebbi modo".

Quale soluzione diversa?
"Suggerii a chi comandava in quel momento di tirare all'interno della scuola qualcuno dei potenti lacrimogeni di cui avevamo dotazione. E di aspettare che chi era dentro uscisse. Ma non ci fu verso".

A chi lo suggerì?
"All'allora vicecapo della polizia e capo dell'Antiterrorismo Arnaldo La Barbera".

Arnaldo La Barbera è morto. Non può né confermare, né smentire.
"E infatti faccio a fatica e mi dispiace doverne parlare. Ma queste cose le ho dette già sei anni fa, quando il povero Arnaldo, un amico, era ancora vivo. Io non so con chi si consultò a sua volta La Barbera. So cosa venne deciso e so che quando l'irruzione cominciò io rimasi fuori dalla scuola e il mio reparto passò sotto il comando di due funzionari della Digos di Genova".

(15 giugno 2007) 

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 15, 2007, 11:11:08 am »

Diaz e G8: «Ora commissione d'inchiesta»


«Sul G8 si conferma quello che purtroppo sapevamo da tempo. A fronte della nuova testimonianza resa da Michelangelo Fournier, rendersi ulteriormente responsabili di non costituire una commissione d'inchiesta parlamentare sarebbe un fatto di estrema gravità». Lo dichiara il segretario di Rifondazione, comunista Franco Giordano, a proposito dei fatti del G8 di Genova.

Alla luce delle parole pronunciate mercoledì durante il processo dal vicequestore Fournier - che ha descritto come «una macelleria messicana» quello che fu fatto dai suoi colleghi all'interno della Diaz sei anni fa a Genova - anche Sinistra Democratica chiede al Governo cosa intenda fare per fare chiarezza su quanto accaduto al G8 del 2001 e ha presentato in Senato una interrogazione al premier Romano Prodi. Una commissione d'inchiesta viene anche sollecitata anche dal parlamentare europeo Mauro Zani del Pse e dal capogruppo dei Verdi-Pdci al Senato Manuela Palermi. Roberto Villetti, esponente dello Sdi e capogruppo alla Camera della Rosa nel pugno, auspica invece le dimissioni da capo della polizia di Gianni De Gennaro e l'ex senatore del Prc, ora di Sinistra critica, Gigi Malabarba si domanda: «A De Gennaro succederà De Gennaro?».

Il tutto viene detto all'indomani della deposizione choc al processo per le violenze di Genova - di cui Fournier in aula ha detto che «durante le indagini non ebbi raccontai quello che successe per spirito d'appartenenza» - e che è stata criticata anche dai responsabili di alcuni sindacati di polizia: «Il vicequestore Fournier doveva denunciare subito le violenze su persone inermi a cui ha assistito all'interno della scuola Diaz di Genova dopo l'irruzione della polizia nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001», sostengono. «Sono sconcertato - dice ad esempio Giovanni Aliquò, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfpi) - era doveroso conoscere la verità subito».


Pubblicato il: 14.06.07
Modificato il: 15.06.07 alle ore 10.30   
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 21, 2007, 11:55:58 pm »

G8, sei anni dopo: «Vogliamo una commissione»


Un concerto in piazza Alimonda di fronte a circa duecento persone ha chiuso il corteo di commemorazione per la morte di Carlo Giuliani, avvenuta alle 17,27 del 20 luglio 2001. Proprio a quell'ora la musica è stata interrotta, sul camion messo a disposizione dalla Compagnia Unica (il consorzio dei portuali di Genova) è salita la mamma di Carlo, la senatrice Haidi Giuliani. «I nostri figli hanno diritto alla loro felicità - ha detto -. È possibile, purchè si faccia un mercato un pò più piccolo e si fermino quei potenti che vogliono essere sempre più potenti. Diciamo loro che adesso siamo stufi, che è ora di dire basta. Ora basta».

La signora Giuliani ha terminato di parlare alle 17,27 in punto quando un applauso lungo tre minuti è scrosciato nella piazza dando avvio alla seconda sezione del concerto. Secondo dati ufficiali della questura il numero complessivo dei manifestanti ha raggiunto le 450 unità. La manifestazione si è svolta senza problemi o tensioni. Ha contribuito a questo risultato la presenza molto discreta delle forze di polizia che hanno schierato solo personale in borghese.

Le commemorazioni del luglio 2001 proseguono domani allo stadio «Carlini» con il dibattito: «Repressione e antifascismo» a cura di Reti-Invisibili con i comitati di solidarietà e di lotta alla repressione. Alla sera l'evento clou della giornata: la fiaccolata di fronte alla scuola Diaz organizzata dal comitato Verità e Giustizia per Genova.

Anche il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero rinnova la richiesta di una commissione d'inchiesta su quanto è accaduto a Genova sei anni fa. «È uno strumento utile alla democrazia». «Sei anni fa - ricorda il ministro - ero a Genova proprio in questi giorni e mentre hanno preso il via le iniziative di ricordo e di riflessione su quanto accaduto allora, credo sia doveroso segnalare come la creazione di una commissione d'inchiesta sui fatti del luglio 2001 sia uno strumento utile per la democrazia di questo paese. Il fatto che - ritiene Ferrero - a distanza di così tanto tempo non si sia stabilito cosa è successo in quei giorni, credo sia francamente una cosa inaccettabile. Dopo le rivelazioni emerse nelle ultime settimane su quanto avvenne in quelle giornate genovesi credo che una commissione d'inchiesta sia la miglior risposta nell'interesse del paese e del nostro sistema democratico».

Dopo la chiusura della manifestazione un corteo non autorizzato è partito verso la Questura. I manifestanti, che nel frattempo si sono abbondantemente ridotti di numero, hanno dato vita ad un sit in, bloccando il traffico nella zona.

Mentre dal camion che precedeva il corteo vengono trasmesse le frasi pronunciate da due poliziotti poco dopo la morte di Carlo Giuliani («speriamo che muoiano tutti», «tanto uno è già per terra, uno a zero per noi»), cinque ragazze hanno portato davanti al portone della questura uno striscione nel quale si legge "De Gennaro ha amato i manganelli, via Tolemaide: non dimentichiamo".

Dal secondo piano della questura è poi sceso il questore Salvatore Presenti che si è intrattenuto a colloquio per pochi minuti con il deputato di Prc Francesco Caruso. Poi i manifestanti hanno tolto il sit in e si sono diretti con tutta tranquillità nuovamente verso piazza Alimonda.


Pubblicato il: 20.07.07
Modificato il: 21.07.07 alle ore 8.25   
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