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Autore Discussione: Tosi: «I secessionisti arrestati? Una farsa da Repubblica delle banane»  (Letto 3371 volte)
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« inserito:: Aprile 03, 2014, 06:53:54 pm »

Flavio Tosi: «I secessionisti arrestati? Una farsa da Repubblica delle banane»

03 aprile 2014

«È stata una farsa da Repubblica delle banane. Sono più pericoloso io con i miei quattro fucili da caccia». Così il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, commenta durante la trasmissione "Effetto Notte le notizie in 60 minuti", su Radio 24, il blitz dei Ros dei carabinieri che ha portato all'arresto di 24 secessionisti veneti.

«A pensarci mi viene da ridere. Poi però pensi che ci sono delle persone arrestate ingiustamente» sottolinea Tosi «e quindi pensi che viene fatto del male a delle persone e che poi gliene verrà fatto ancora prossimamente in fase giudiziaria. Perché in realtà noi stiamo discutendo se con lo svuota-carceri noi dobbiamo lasciare in libertà dei delinquenti veri e qui mettiamo in atto un'operazione a metà tra Stato di polizia e Repubblica delle banane».

E quando la conduttrice, Roberta Giordano, gli chiede se intenda candidarsi alle Europee, Tosi risponde: «È un'ipotesi molto probabile, ma solo per portare voti alla Lega e al mio movimento, la Liga Veneta, poiché non intendo lasciare il mio ruolo di sindaco».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-04-03/flavio-tosi-i-secessionisti-arrestati-farsa-repubblica-banane-111542.shtml?uuid=AB7Vny7
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 03, 2014, 06:55:32 pm »

Secessionisti, Maroni: Mettono in galera idee e opinioni"

Un tema sul quale interviene anche il cardinal Bagnasco: "L'Italia è una sola".
Sulla sua pagina Facebook Grillo: "La secessione si annulla con una buona politica"


 03 aprile 2014
   
VARESE - "Mi sembra che stiano mettendo in galera le idee e le opinioni: questa è una prova di debolezza e non farà altro che rinfocolare lo spirito indipendentista e separatista dei veneti e non solo". Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, risponde così a una domanda sull'arresto dei secessionisti veneti con l'accusa di terrorismo. Subito dopo ha aggiunto che domenica parteciperà alla manifestazione organizzata dalla Lega a Verona.

Un tema sul quale interviene a stretto giro anche il cardinal Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente Cei. "Ogni forma di violenza è sempre da ripudiare" e "le difficoltà ci sono per tutti, non solo per una parte del Paese e sono anche gravi. L'Italia è una sola", ha detto Bagnasco.

Mentre Beppe Grillo sulla sua pagina Facebook, facendo riferimento all'incontro con Silvio Berlusconi, rinvia ad un post sul blog nel quale si traccia una connessione tra episodi di questo tipo e la vicenda dei secessionisti veneti. "Gli arresti in veneto, che li si condivida o meno - osserva il leader del M5S - sottolineano in ogni caso la possibilità che parti dello stato italiano non trovino più ragioni per farne parte. Per evitare la secessione bisognerebbe dare dei motivi ai cittadini italiani per sentirsi orgogliosi di esserlo. Ieri un condannato in via definitiva ha chiesto e ottenuto di essere ricevuto dal presidente della Repubblica. Che messaggio viene dato al paese? e questo sarebbe possibile in Gran Bretagna, Germania o Francia, o anche in Italia con Pertini o Ciampi? La risposta è ovviamente 'No'".

Tra gli obiettivi da raggiungere dei secessionisti veneti, ci sarebbe stata anche la creazione di un 'direttorio' che avrebbe avuto il compito di negoziare con lo Stato italiano per ottenere la secessione del Veneto.

Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/04/03/news/secessionisti_maroni_mettono_in_galera_idee_e_opinioni-82622221/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_03-04-2014
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« Risposta #2 inserito:: Aprile 09, 2014, 06:30:44 pm »

LA POLITICA E LA CRISI
Il Pil veneto crescerà del 1% nel 2014
Zaia: «Il piano Renzi è ancora poco»
Dalla Cig, agli stipendi, ai fallimenti tra le criticità anche segnali di ripresa

VENEZIA — I punti di domanda, i condizionali e i periodi ipotetici ormai si sprecano. Dopo sei anni di crisi economica continuata e ininterrotta, nessuno - ma proprio nessuno - si azzarda più a fare previsioni certe per il futuro dei lavoratori e delle imprese venete. Al massimo ci si trova di fronte a speranze e tendenze che potrebbero avere alla fine dell’anno qualche riverbero positivo (e ancora timido) sull’occupazione. Il Veneto dovrebbe registrare per il 2014 un aumento del Pil (Prodotto interno lordo) di almeno un punto percentuale. Un dato in linea con gli altri stati europei e di poco maggiore rispetto al resto dell’Italia (che probabilmente si fermerà tra un misero +0,6% e un altrettanto misero +0,8%) che però è rafforzato dai segnali positivi del secondo semestre del 2013. Negli ultimi mesi dell’anno scorso, anche se il Pil su base annua è diminuito dell’1,6% (il dato italiano è -1,9%) la produzione industriale è timidamente aumentata (+1,4%) con una crescita conseguente delle assunzioni a tempo indeterminato (circa il 70% di quelle fatte quest’anno, segno che le aziende tendono a confermare chi già lavora negli stabilimenti).

A fare la parte del leone per la crescita e a trainare l’espansione dell’economia saranno ancora una volta le esportazioni che si dovrebbero attestare su un aumento del 4,2% (contro il 2,8% dell’Italia) e confermare così il trend dell’anno appena concluso. Nel 2013 a dare la spinta a tutta la regione sono state le ceramiche (nonostante le vicissitudini e i drammi di Ideal Standard), gli elettrodomestici (nonostante le tensioni di Electrolux) e il Prosecco di Valdobbiadene e Conegliano che per la prima volta ha superato anche le bollicine dello Champagne. A trascinare verso il basso i numeri presentati da Veneto Lavoro invece ci hanno pensato il settore del legno, quello della grafica professionale (vale la pena di ricordare il drammatico suicidio di Zanardi) e quello dell’abbigliamento che per l’ennesimo anno di fila registra grandi difficoltà come tutta la filiera del manifatturiero. Proprio per questo le previsioni sul ricorso agli ammortizzatori sociali per quest’anno sono in linea con quelle degli ultimi due e non accennano a diminuire. «Le ore di cassaintegrazione, di mobilità e degli altri ammortizzatori hanno continuato a crescere in questi sei anni di crisi - spiega il direttore di Veneto Lavoro Sergio Rosato - il Veneto è passato da una spesa di 800 milioni nel 2007 a una spesa in crescita di oltre due miliardi nel 2013».

A preoccupare maggiormente («Una volta fare l’assessore al lavoro era facile, oggi molto meno», dice Elena Donazzan) però è soprattutto la perdita di Pil pro capite che frena i consumi interni e rallenta la produzione industriale. I lavoratori veneti, in media, hanno prodotto meno ricchezza. Il reddito medio complessivo è passato da 29.800 euro a 26.200, con una perdita secca di 600 euro all’anno. Il governatore Luca Zaia questo lo sa bene e come sa bene che anche il prossimo anno non ci sarà un saldo positivo. «Gli 80 euro in più in busta paga proposti dal piano del presidente del consiglio Matteo Renzi rappresentano una buona idea per i lavoratori, ma non risolvono certo le difficoltà che stiamo affrontando - spiega Zaia -. Il problema è molto più ampio: è quello del costo del lavoro e del cuneo fiscale. Se non c’è una politica strutturale vera che permette di abbassare la pressione fiscale per consentire alle nostre aziende manifatturiere di restare sul mercato e creare occupazione non se ne viene fuori». In Veneto, per la prima volta dal 2002, il tasso di occupazione è sceso al 63,3% e i disoccupati sono saliti a 195 mila, crescendo di oltre 18 mila soltanto nell’ultimo anno. Non solo. La disoccupazione giovanile è arrivata al 25% (quella reale, cioè tenendo conto di chi va ancora a scuola è dell’11%) e i tempi necessari per trovare lavoro o cambiarlo si sono dilatati nel tempo.

Se fino a qualche anno fa chi usciva da una scuola professionale trovava subito un’occupazione, oggi il 60% dei giovani che si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro aspetta due anni prima di entrare in azienda. Per l’80% di chi il lavoro l’ha perso la situazione è ancora peggiore. Il periodo di disoccupa zione (virtualmente inesistente nel 2007) dura dai tre ai quattro anni. «Dei 195 mila disoccupati, almeno 30 mila sono immigrati - continua Zaia -. Molti si sono integrati e vanno aiutati al pari dei veneti, ma altri sono venuti solo per lavorare e poter rientrare poi nei loro paesi d’origine. Questi devono essere accompagnati a casa, con progetti mirati, anche stanziando un milione di euro già destinato all’immigrazione». L’impressione, scorrendo i dati del rapporto di Veneto Lavoro (dal titolo evocativo di «Discesa finita?», con il punto di domanda), è che a un ritmo di crescita dell’1% all’anno, anche a essere molto ottimisti, ci vorranno più di dieci anni per tornare ai livelli precedenti alla crisi. Dal 2007 a oggi infatti il Veneto ha perso dieci punti di Pil per un totale di 13 miliardi di euro, ha assistito alla sparizione di circa ottomila imprese (l’unico settore che registra un dato positivo è quello delle attività commerciali) e alla cancellazione di 85 mila posti di lavoro. Solo nell’ultimo anno ci sono stati diecimila fallimenti e quasi millecinquecento crisi aziendali (che coinvolgono più di 40 mila lavoratori). E se le aree più colpite dalle crisi aziendali sono quelle di Padova (272 tavoli aperti) e Vicenza (203), le altre province registrano numeri preoccupanti (vedi tabella sopra).

15 marzo 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessio Antonini

Da - http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2014/15-marzo-2014/pil-veneto-crescera-1percento-2014-zaia-il-piano-renzi-ancora-poco-2224216210383.shtml
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