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Autore Discussione: Intervista con l´autore di "Testimone inconsapevole"...  (Letto 2920 volte)
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« inserito:: Giugno 15, 2007, 11:06:23 am »

Intervista con l´autore di "Testimone inconsapevole", questa sera al Festival delle Letterature

"Ecco il mio ultimo libro"
Francesca Giuliani

Gianrico Carofiglio, il pm dal tribunale ai bestseller  È autore di un genere molto amato, parte di un filone che fa anche botteghino e genera eccellenti cifre da classifica. È un uomo di legge e come altri suoi colleghi si è scoperto un talento per l´invenzione di storie noir. È uno scrittore, Gianrico Carofiglio, quarantacinquenne di Bari, di mestiere sostituto procuratore antimafia che, in meno di cinque anni, è arrivato a vendere un milione duecentomila copie. Questa sera è ospite del Festival delle Letterature.
Falcones, De Cataldo, Scott Turow, Grisham e così via... come si spiega l´attrazione fatale fra gente di legge e belle lettere?
«Forse è più facile per noi avventurarci nel terreno della letteratura di quanto lo sia per altre categorie professionali. Di sicuro nel nostro lavoro c´è molto materiale umano».
Nei suoi libri, come in quelli di altri autori del suo genere, c´è un personaggio che ritorna: è Guido Guerrieri, l´investigatore-avvocato. Anche questo è un cliché delle storie noir. Perché?
«Io mi sono ritrovato addosso delle etichette contro le quali non ho nulla. Ma chi ha letto i miei libri sa che parlano d´altro: hanno un´intelaiatura di suspence ma contengono una dimensione diversa, più intima; è il caso di Testimone inconsapevole, (Sellerio, 2002), che è in realtà un romanzo di formazione. Il personaggio torna poi in altri due miei libri, che sono nuovi capitoli di una unica storia».
Insomma suoi lettori incontreranno ancora questo personaggio?
«Guerrieri appare in Cacciatori nelle tenebre, il fumetto scritto con i disegni di mio fratello Francesco, architetto che esce in autunno per Rizzoli. Ma lui lo ha disegnato di spalle».
Quindi dopo la trilogia Guerrieri scomparirà?
«Tornerà in un´altra mia favola, ancora da scrivere».
E a cosa sta lavorando ora?
«All´uscita di L´arte del dubbio, prevista per fine anno; un saggio sulle tecniche degli interrogatori dibattimentali. Era un testo per addetti ai lavori ma l´ho rivisto e corretto per tutti. Perché è avvincente scoprire i lati più appassionanti o paradossali di un processo, che sia piccolo o di mafia».
Cosa l´ha fatta diventare uno scrittore?
«È una cosa che ho sempre sognato. Poi c´è stato un momento, alla fine del 2000, in cui ho capito che era qualcosa che desideravo veramente fare. E ci ho provato».
Quali passioni letterarie hanno sostenuto questo esordio tardivo?
«Ho ammirato immensamente Carver, Hemingway. E Steinbeck per la parsimonia di vocabolario. Calvino, Emilio Lussu. Oltre al più grande scrittore del Novecento che è Kafka».
C´è in lei un altro aspetto che parrebbe "seriale": è un uomo del sud. C´è un circolo virtuoso tra lettere e cultura meridionale?
«Diciamo che in Puglia è un bel momento. Stanno succedendo cose in molti ambiti, dal cinema alla musica alla letteratura. Sono felice di farne parte».
Come concilia il suo lavoro di magistrato con quello di scrittore?
«Reggere la prima linea stava diventando faticoso: da poche settimane sono consulente della commissione parlamentare antimafia, mi sono trasferito a Roma».
E quindi porterà le sue storie negli interni del Palazzo romano?
«Roma mi affascina perché è in un tempo sospeso tra passato e futuro. È un mondo da esplorare».
I suoi romanzi sono diventati film tv. Daniele Vicari sta per iniziare le riprese da Il passato è una terra straniera con Elio Germano. Insomma i romani l´hanno già adottata...
«Ne sono entusiasta. Anche della scelta di Germano come protagonista. Credo che sarà perfetto».
Ha già ceduto alle lusinghe dei salotti capitolini?
«Sono curioso, mi piace guardare la gente. Vado a vedere tutto, come fosse un acquario».

(14 giugno 2007)

da espresso.repubblica.it
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