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Renzi ‘di sinistra’ spiazza minoranza Pd. Partono applausi, ma è pronto lo schiaffo
Spiazzata dalle mosse del premier, l'opposizione interna al Partito democratico affila le lame in vista del passaggio al Senato della legge elettorale. Un'occasione in cui 105 deputati chiederanno di reintrodurre le quote rosa
di Wanda Marra
14 marzo 2014
“I mille euro annui per chi guadagna fino a 1500 euro mensili, e l’innalzamento del rapporto tra deficit e Pil, come l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, sono segnali che vanno nella giusta direzione. E l’allentamento dei vincoli europei faceva parte anche della nostra campagna congressuale”. Gianni Cuperlo sta per andare a votare. Usa il tono piano ed educato che gli è proprio per esprimere quello che la minoranza dem sta dicendo dalla conferenza stampa pirotecnica di Renzi: il segretario-premier ha promesso cose di sinistra, ha indicato una direzione di marcia condivisibile.
Di più, ha fatto sue alcune delle bandiere dei suoi più fieri oppositori. A cominciare da quella di Stefano Fassina sull’allentamento del deficit, che infatti a conferenza stampa appena finita si è trovato improvvisamente a dichiarare in favore di Renzi. Idem per la Camusso, che era pronta a sparare veleno e si è trovata a spargere miele. Un effetto di spiazzamento non senza un certo rammarico. “Noi siamo d’accordo con quello che ha detto Renzi. E non posso pensare che il mio segretario non abbia le coperture” , per dirla con il super bersaniano Davide Zoggia. “Sì, ci sono delle cose che vanno viste meglio. Per esempio, bisogna stare attenti a non toccare troppo le pensioni. E poi bisognerà valutare meglio le misure sul lavoro. Però, va bene”, dice anche Guglielmo Epifani. È evidente dai toni prudenti e dalle espressioni sobrie che lo aspettano tutti al varco. Ma anche che – di fronte a misure largamente popolari, e con le elezioni europee alle porte – non è proprio il caso di attaccare.
Se è per Massimo D’Alema, poi, dopo l’ingresso del Pd nel Pse si è tornati a un’asse privilegiato: sarà proprio il presidente del Consiglio a presentare l’ultimo libro sull’Europa del Lìder Maximo il prossimo martedì. “Con Renzi condividiamo la necessità di una svolta politica profonda dell’Europa che non continui a essere così lontana dai cittadini ma sia l’espressione democratica della volontà dei cittadini”, diceva ieri lui. Lui, Matteo, peraltro la questione l’ha presa sul serio. Uno degli attuali cavalli di battaglia è diventata proprio l’Europa “dei cittadini e non dei vincoli”. Conoscendolo, è pronto a mettersi alla guida della rivoluzione europea. Da parte dei lettiani, quelli meno vendicativi, poi, è tutto un rammarico: “Erano le cose che volevamo fare noi e non abbiamo fatto”, un ritornello ricorrente. Chi non è spiazzato per niente è il Giovane Turco, Matteo Orfini, che da quando Renzi ha cominciato a parlare di jobs act ha scelto un’altra linea: meglio parlare, dialogare, collaborare, caso mai provare ad influenzare che fare la guerra. E il fatto che quello sul lavoro non sia un decreto, ma una legge delega parlamentare è anche il frutto di un lavoro di mediazione. Non a caso Renzi Orfini lo vorrebbe mettere in segreteria del Pd. Ma quella è un’altra partita, tutta aperta.
Come, al di là di proclami e battimani, sono aperti tutta una serie di fronti: primo tra tutti, la legge elettorale. Cuperlo – mentre approvava #lasvoltabuona – firmava anche un documento con altri 105 parlamentari, per dire che in Senato nella legge vanno inserite le quote rosa. Senza se e senza ma. Come dire, una mano si tende a stringere quella dell’altro, un’altra si usa per preparare lo schiaffo. Lo stesso Cuperlo ieri ha visto pure Bersani. Mentre a Montecitorio – ufficialmente per il convegno sull’Europa con Renzi, Prodi e Napolitano – sono arrivate anche Anna Finocchiaro e Doris Lo Moro. Entrambe hanno in mano la partita dell’Italicum a Palazzo Madama. Entrambe hanno dichiarato battaglia. E con l’occasione ieri hanno confabulato con le colleghe deputate deluse e amareggiate da com’è andata a finire la questione della parità di genere. L’Italicum in Senato è tutta una scommessa. Come pure la riforma della stessa Camera alta. Ma agli oppositori e ai “gufi” variamente individuabili, Renzi fa sempre balenare un problema: se non si fa come dice lui, è pronto a far saltare se stesso. Ma anche – e soprattutto – tutti gli altri.
da Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2014
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/14/renzi-di-sinistra-spiazza-minoranza-pd-partono-applausi-ma-e-pronto-lo-schiaffo/913571/