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Autore Discussione: ARLECCHINO C'E'... e non è rassegnato.  (Letto 19434 volte)
Arlecchino
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« Risposta #15 inserito:: Settembre 19, 2015, 08:51:28 pm »

Jeremy Rifkin: "La sharing economy è la terza rivoluzione industriale"
Secondo l'economista americano l'affermazione dell’economia di scambio è un evento di portata storica. E sostituirà i due sistemi nati nel Diciannovesimo secolo, cioè capitalismo e socialismo

Di Antonio Carlucci
17 agosto 2015

La sharing economy è la terza rivoluzione industriale. Parola di Jeremy Rifkin, economista visionario il cui percorso intellettuale è cominciato negli anni Novanta dello scorso secolo con un saggio che teorizzava la fine del lavoro come si era affermato dal Diciannovesimo Secolo, per arrivare oggi a scandire le basi teoriche esposte nel suo ultimo lavoro, “ La società a costo marginale zero ” (Mondadori). Secondo Rifkin la sharing economy è figlia naturale del capitalismo come lo vediamo funzionare ancora oggi tutti i giorni e questo sistema dovrà per forza di cose trovare un modo di coabitare con l’economia dello scambio dove non conta più il possesso dei beni e dei servizi ma la possibilità di scambiarne l’uso e alla fine esisterà un ibrido in cui le due forme saranno costrette a convivere e ad avere relazioni stabili.

In questo colloquio con “l’Espresso”, Rifkin racconta l’affermarsi dell’economia dello scambio in tutto il pianeta e le ragioni che ne stanno alla base. Spiega come e perché i governi mondiali inseguono a fatica questo fenomeno non essendo in grado di condizionarne lo sviluppo. E disegna i possibili scenari del futuro prossimo venturo.

Jeremy Rifkin, La sharing economy è un fenomeno mondiale o il suo sviluppo è ancora limitato all’ occidente?
«È universale, come si può leggere in uno studio condotto dalla Nielsen in oltre 40 nazioni dove sono state fatte ricerche attraverso centinaia di interviste sulla propensione a scambiarsi la casa piuttosto che la macchina rispetto al desiderio di possedere questi beni. Oggi, la sharing economy è un fenomeno affermato negli Stati Uniti e in Europa, ma la grande sorpresa che viene dallo studio Nielsen è l’entusiasmo che si coglie nei paesi dell’Asia e del Pacifico. Al primo posto con il 93 per cento di approccio favorevole verso l’economia dello scambio è la Cina».

Come lo spiega?
«Quello che pensavamo solo poco tempo fa, ovvero che i cinesi fossero più interessati a seguire il modello tradizionale della rivoluzione industriale del Ventesimo secolo che pone al centro delle relazioni umane l’acquisto e la vendita di beni all’interno di un mercato capitalista tradizionale, si è rivelato non del tutto esatto. Non intendono certo abbandonare quel modello ma lo scenario della sharing economy suscita grandissimo interesse. Credo che la ragione sia nel DNA culturale degli asiatici che li vede predisposti, anche per ragioni religiose legate al confucianesimo e al buddhismo, all’economia dello scambio. Loro sono molto meno individualisti degli occidentali e più propensi a legarsi ai valori collettivi che si creano all’interno delle loro comunità».

Che tipo di relazione esiste oggi tra la nascente sharing economy e il sistema capitalistico tradizionale che mette al centro la produzione e il possesso dei beni?
«Il capitalismo è il padre naturale dell’economia dello scambio, la quale è in fase di sviluppo e di crescita, ma è ancora giovane e immatura. Ma è assolutamente chiaro che l’economia dello scambio, oltre ad essere un evento storico di enorme portata, è il primo nuovo sistema economico in crescita in tutto il mondo che viene dopo i due sistemi che abbiamo visto prendere forma nel Diciannovesimo secolo, il capitalismo e il socialismo. Adesso assisteremo all’emergere di un sistema ibrido nel quale dovranno convivere l’economia capitalista fondata sul mercato e la sharing economy e che possiamo considerare la Terza Rivoluzione Industriale. E il capitalismo dovrà consentire alla neonata economia dello scambio di crescere e di trovare la sua identità in questo mondo. Ma come accade in ogni famiglia, in ogni relazione padre-figlio, quest’ultimo riuscirà a cambiare il genitore e questo vuol dire che il capitalismo come lo conosciamo oggi dovrà necessariamente modificarsi per convivere con la sharing economy e non sarà più l’arbitro esclusivo della vita economica di milioni di persone, perché dovrà dividere con il figlio il palcoscenico del mondo. Infine, man mano che le nuove tecnologie, internet, le piattaforme digitali si svilupperanno e consentiranno all’economia di scambio di ridurre quasi a zero i costi marginali, l’economia dello scambio crescerà sempre di più ed avrà un rapporto paritario con il suo padre naturale».

Così è stato sufficiente un sistema che riducesse quasi a zero i costi marginali per dare il via a un cambiamento che rischia di mettere in crisi il capitalismo?
«Esatto. Prenda per esempio Airbnb, la società che mette in contatto milioni di persone per lo scambio di una casa o la ricerca di una stanza. Per loro aggiungere un appartamento o un nuovo utente che vuole condividere la sua casa ha un costo marginale vicino allo zero. Per una grande società alberghiera aggiungere una stanza significa mettere in conto costi di acquisto del terreno, di costruzione di un nuovo albergo, di tasse sulla proprietà, di ulteriori spese di manutenzione. Lo stesso vale per la condivisione di una automobile, di una barca, perfino di un servizio. La rivoluzione sta tutta qui. E se a questo si aggiungono le piattaforme digitali e lo sviluppo che ci sarà, l’accesso all’economia di scambio sarà sempre più facile e alla portata di più persone».

I governi e le leadership di Stati Uniti, Europa ed Asia sono spettatori passivi dell’affermarsi della sharing economy o sono protagonisti di questo cambiamento?
«Il fenomeno si muove e si afferma a una velocità così grande che i governi sono molto indietro nel dibattito sul modo di interagire con l’economia dello scambio. Ci sono questioni che attengono alle regole che devono esserci quando si vuole scambiare una automobile o una casa. Quali debbano essere le linee guida generali di questo nuovo mondo è tutto da discutere e i governi non sono in prima fila, ma inseguono con fatica i cambiamenti. Del resto la prima rivoluzione industriale portò a un grande scontro politico, fece nascere nuove entità come la sovranità nazionale o i mercati nazionali e tutto questo avvenne a piccoli passi. Adesso si sta affermando una nuova categoria che sostituisce i consumatori classici che comprano e vendono beni e servizi. Sono coloro che cedono o usano per un limitato periodo di tempo beni e servizi senza possederli - case, automobili, musica, video, notizie - e così facendo saltano il mercato come lo conosciamo e le sue regole. È ovvio che ce ne vogliono di nuove, ma sarà molto difficile pensarle a tavolino con il rischio di difendere soltanto la status quo, senza considerare come il fenomeno crescerà e si svilupperà».

Se l’affermarsi dell’economia dello scambio porta con sé la riduzione dei costi marginali fin quasi a zero, dovremo affrontare di conseguenza una diminuzione della produzione mondiale e del prodotto interno lordo dei rispettivi Paesi. Non c’è il rischio che il mondo smetta di crescere e si apra una strada che non sappiamo dove ci porterà?
«È chiaro che il Pil mondiale cambierà e ci sarà un drammatico impatto sull’occupazione. Però, quando diciamo che i costi marginali tendono allo zero, questo non significa che saranno uguali a zero, ma che saranno molto molto bassi. Il Pil mondiale è in ogni caso in decrescita e le ragioni sono molte e non legate alla nascita della sharing economy: c’è l’uno per cento del mondo in conflitto con il restante 99 per cento, ci sono modifiche strutturali dell’economia, la produttività è in discesa ovunque, la piattaforma della Seconda Rivoluzione Industriale si sta esaurendo mentre si afferma un nuovo mondo al centro del quale ci sono le piattaforme digitali - e questa la possiamo considerare la Terza Rivoluzione Industriale - dove uomini e donne producono e consumano tra di loro a un costo marginale vicino allo zero, dove non conta il prodotto interno lordo, ma dove aumenta il benessere economico, la qualità della vita, la democratizzazione del sistema economico in generale perché gli sforzi saranno concentrati, e così la nuova occupazione, per rendere accessibili a tutti le piattaforme della sharing economy, l’automazione, le grandi reti del traffico digitale e delle energie alternative».

© Riproduzione riservata
17 agosto 2015

Da - http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/08/17/news/jeremy-rifkin-finalmente-c-e-una-terza-via-1.225297
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« Risposta #16 inserito:: Ottobre 09, 2015, 06:21:30 pm »

Arlecchino
    
Oggetto del messaggio: Fondiamo UN PROGETTO e ... ANDIAMO A VOTARE!

Messaggio Inviato: ven ott 09, 2015 09:52 am

---

IL CENTROSINISTRA e RENZI stanno subendo un logorio troppo pesante per non reagire con azioni concrete gestite dal cervello politico di cui dobbiamo essere capaci.

La reazione di pancia lasciamola a Salvini e Grillo (con le dovute differenze tra Lega e M5S).

Intorno al Governo Renzi troppi casini, troppi nemici, troppi interessati a rottamare il Rottamatore, troppe insufficienze interne che non ci permettono di ottenere e mantenere una adesione popolare ma di alto livello nella convinzione.

Non possiamo ignorare le cose negative fatte o uscite dalla bocca dei protagonisti del nostro "vertice" (menzogne, parlare per slogan, infantili ripetizioni sul "bello" di risultati risibili, sciocche vanterie, ecc.). Se lo facessimo confermeremmo quello che dicono di noi cervelli raffinati condizionati da ideologie e interessi di parte, ma non stupidi nel loro seminare zizzania (quindi insidiosi e capaci di "turbare" e "orientare" cervelli semplici e male informati).

Peggio che mai quando anche noi "cosiddetti informati" su molte critiche, espresse da quei cervelli, non possiamo non essere d'accordo.

Dobbiamo stendere un nuovo Progetto per un Nuovo CentroSinistra (non un partito della nazione) tenendo ben presente che chiusi in un solo partito non porteremmo risultati duraturi e in ogni caso non saremmo liberi da condizionamenti.

Condizionamenti che in un Progetto condiviso farebbero meno male dei ricatti di oggi.

Solo un Progetto condiviso da elettori informati, formati e costantemente motivati, trasversali rispetto all'incasellamento partitico del passato anche recente, può darci la speranza di CAMBIARE IN MEGLIO la nostra Italia oggi penosamente arretrata rispetto al "correre" del mondo globale.

Mondo Globale che deve modificarsi a sua volta e a cui noi dovremmo dare un contributo non risibile. Oggi contiamo ancora poco nel Mondo.

ciaoooooooo

da - http://forumista.it/viewtopic.php?f=19&t=6194064&p=1685416&sid=a1e076808bad5c52eb9d0b48e020711e#p1685416
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« Risposta #17 inserito:: Ottobre 31, 2015, 12:08:42 pm »

da Il Forumista

Arlecchino
   
 Oggetto del messaggio: Noi NON RENZIANI NON SIAMO TIFOSI, MA NON SIAMO FESSI?

Messaggio Inviato: sab ott 31, 2015 11:49 am

   
"""La rivoluzione è lontana, siamo un Paese più vecchio dei suoi cittadini."""

...

Non voglio commentare questa frase (pericoloso che sia anche un sentimento) dico solo quanto è spiacevole verificare anche da parte di persone stimabili e seriamente democratiche il "para-occhismo" (vedere le realtà in modo offuscato dall'ideologia) che continua a far sbagliare.

Ringraziamo tutti (per chi crede Dio in primis) che quella situazione barbara come la guerra (la rivoluzione) sia lontana anche dalle menti meno avvertite di noi italiani. La rivoluzione non ha mai portato a nulla di buono solo sofferenza e spargimento di sangue per i più deboli ... il popolo.

Siamo circondati da seminatori di zizzania e da porta-sfiga a pagamento.
NON ascoltiamoli, ragioniamo con il nostro buon senso civile.

Abbiamo spiegato la nostra posizione più volte, cioè da sostenitori del CentroSinistra (ulivista) diamo una libera e critica collaborazione, agendo da uno spazio ex-ulivista (che ci siamo guadagnato da decenni) per cooperare con il PD, ma senza scordare le nostre più antiche radici uliviste, appunto.

Questo intendo, io personalmente, quando scrivo di "NON ESSERE ANCORA RENZIANO", precisando che la nostra vicinanza al Governo Renzi nasce e si basa su pochi elementi forti:

1) - non ne siamo tifosi ma constatiamo che non ci sono alternative valide, per l'Italia, oltre il fare "a suo modo" di Renzi.

2) -Le opposizioni, tutte, quotidianamente ci dimostrano con parole ed opere che farebbero nulla di buono e molto di peggio se fossero loro al potere oggi.

3) - Il GOVERNO RENZI HA "FATTO", a suo modo, ma molto deve ancora fare in modo diverso e migliore! Noi vogliamo che lavori in quella direzione sappiamo che se vuole è in grado di farlo. Usi in modo adeguato gli appoggi che ha, senza perdere di vista l'onesta dignità di chi crede in Renzi e nella sua Squadra (migliorabile).

4) - La nostra principale attesa verso il governo Renzi sta nel fatto che vogliamo realizzi concretamente ogni azione utile a portare pulizia nella nazione e risultati concreti con benefici godibili dagli ITALIANI TUTTI. Che questo comporti la delusione dei fanatici dello stare comodi all'opposizione (5Stelle e Sinistra obsoleta) oppure il mal di testa per confusi antieuropeisti e razzisti, a noi poco importa. Le liti e i bisticci tra partiti e politici di bassa lega, hanno favorito il malaffare, la corruzione, la malavita di ogni tipo, adesso speriamo Renzi ce ne liberi (a suo modo).

5) - Che tutto avvenga in DEMOCRAZIA è compito del Presidente MATTARELLA. Noi siamo d'accordo con lui: non è vero che l'Italia debba essere destinata in eterno al letamaio che oggi dimostra d'essere. Basta!

ciaoooooo
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« Risposta #18 inserito:: Novembre 09, 2015, 04:54:08 pm »

Jacopo Fo: «In Mozambico ho incontrato Arlecchino»

A cura di Eni Foundation

«Mai avrei pensato di trovare Arlecchino in Mozambico, invece…». Jacopo Fo racconta che, lavorando al progetto il Teatro fa bene per Eni Foundation, si è imbattuto in Trickster, una figura comica teatrale per molti versi assimilabile al nostro Arlecchino. Il Mozambico non è affatto arretrato dal punto di vista teatrale: nel solo distretto di Palma, nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, una delle zone più difficili del paese, su 25 mila abitanti operano più di 20 compagnie teatrali.

«È la loro unica fonte di informazione – spiega Fo – non hanno energia elettrica, dormono per terra, non sempre mangiano, ma assistono alle rappresentazioni teatrali dove vengono informati di ciò che accade non solo nel mondo, ma anche nei villaggi vicini». E per questo, per la sua facile comunicazione e penetrazione tra i villaggi, che Eni Foundation ha pensato al teatro come mezzo di comunicazione per trasmettere alla popolazione del distretto di Palma, conoscenze su buone pratiche igienico-sanitarie e alimentari, con particolare riguardo alla maternità e alla cura dei neonati, in un modo più efficace di quanto consentano le forme di divulgazione tradizionali. Nella zona Eni Foundation, anche con la collaborazione di Cuamm, Medici con l’Africa, attraverso la ristrutturazione e la costruzione di presidi sanitari, garantisce un’assistenza sanitaria di qualità ma - a causa del retaggio di secoli di colonialismo - c’è ancora diffidenza verso la medicina occidentale e le strutture moderne, spesso le medicine ricevute vengono buttate.

«Per questo motivo siamo stati invitati dai medici che lavorano sul campo a immaginare la possibilità di fare attraverso il teatro un discorso che dia maggiore informazione sulla validità della medicina moderna». Così è stato fatto un vero e proprio casting tra un centinaio di attori: ne sono stati scelti 7 che parlassero sia portoghese sia swahili, la lingua franca in quella zona dell’Africa, soprattutto quella più parlata e compresa nei villaggi lontani dalle grandi città.

«Sono venuti in Italia e assieme abbiamo scritto il testo, cercando un canone comico che facesse ridere in Mozambico, senza imporre la nostra comicità. Ci hanno raccontato le loro storie, le loro esperienze, le trame degli spettacoli più conosciuti nel loro paese e abbiamo scoperto che la comicità è uguale alla nostra: il gioco delle parti, i fraintendimenti, il grottesco e, soprattutto l’esistenza di Trickster, il loro Arlecchino. Così abbiamo scritto un testo comico, dove tra i personaggi c’è una donna che deve partorire e un medico, e dove – tra le risate - si veicola la giusta e corretta informazione sanitaria. Attenzione, però, il tutto senza sbeffeggiare o sminuire le loro tradizioni: non solo nella commedia ma anche nella realtà, cioè nelle strutture sanitarie di Eni Foundation, si è riusciti a fare un’integrazione tra medicina tradizionale e medicina moderna; cioè tra i medici e i curandeiros locali, gli sciamani. Trovo che sia stata un’impresa colossale».

Lo spettacolo debutta tra poco a Maputo, la capitale del Mozambico, e poi sarà rappresentato nei villaggi del distretto di Palma ma - visto che è recitato in swahili - non è escluso che possa anche uscire dai confini del Mozambico. «Perché in Africa – conclude Jacopo Fo - l’informazione sanitaria non è mai abbastanza».

I CONTENUTI DI QUESTO ARTICOLO SONO STATI PRODOTTI DA ENI FOUNDATION

29 ottobre 2015 (modifica il 29 ottobre 2015 | 11:30)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/native-adv/eni-foundation-01.shtml
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« Risposta #19 inserito:: Novembre 13, 2015, 12:03:11 pm »

Arlecchino    

Oggetto del messaggio: FONDIAMO UN PROGETTO PER UN NUOVO CENTROSINISTRA...

MessaggioInviato: ven nov 13, 2015 11:52 am

   
SINISTRA ITALIANA e PD separati è un bene.
Tra poco si può iniziare un dialogo... costruttivo e senza ricatti ideologici.

Il CENTROSINISTRA ha urgenza di formare un gruppo di lavoro che elabori un PROGETTO, per il dopo elezioni.
Quindi un dialogo senza infingiménti e in assenza di ipocrisia, con la SINISTRA ITALIANA, sarà utile.

Nel CentroSinistra è il PD che ha bisogno di una revisione urgente che da Partito da disinfettare lo si trasformi in un Progetto chiarificatore e sincero.
Cioè in un Progetto che "rottamando" l'immondizia attuale, si presenti agli Italiani per realizzare un futuro di benessere e un nuovo vivere civile.

ciaooo


« Ultima modifica: Novembre 13, 2015, 12:16:07 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #20 inserito:: Aprile 13, 2016, 11:37:11 am »

Arlecchino    

 Oggetto del messaggio: MA ... resto come testimone della stupidità politica di chi
Messaggio Inviato: mer apr 13, 2016 09:00 am


... resto anche solo come testimone della stupidità politica di chi ... non ha saputo capire e cogliere l'opportunità di avere un forum vitale (http://www.ulivo.it) e attivo.
Un forum inserito strutturalmente nel CentroSinistra, che molti anni prima di Casalegno riusciva a dialogare nel web raccogliendo una forte attenzione partecipata.

Ancora oggi, anche se massacrato dalla suddetta stupidità anche organizzativa, un mio messaggio singolo, in poco più di 60 giorni, è letto da migliaia di forumisti.

Era ciò che volevo dimostrare!

Il vertice PD è in tempo, se volesse accorgersi degli errori passati, per rilanciare la ricerca di dialogo con la gente. Se lo farete io sarò con voi (sempre da libero pensatore).

Renzi ne ha bisogno diteglielo!

Ciaoooo

Da - http://forumista.it/viewtopic.php?f=19&t=6194180&p=1685714&sid=46514ad40342005ecaa0748407f4401a#p1685714
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