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« inserito:: Ottobre 08, 2007, 11:16:50 am » |
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«Creato in laboratorio il primo cromosoma artificiale»
Pietro Greco
Ha un padre, Craig Venter, di professione biologo e imprenditore, e ha già un nome, Mycoplasma laboratorium, il primo «organismo vivente artificiale» che, secondo le anticipazioni del quotidiano inglese «The Guardian», avrebbe visto la luce nella cittadina di Rockville, Maryland, Usa. Ma lo staff dello scienziato americano in serata frena: «Il Guardian è avanti sulla musica», fa sapere il portavoce di Venter, Heather Kowalski - «Non lo abbiamo ancora realizzato, quando lo faremo ci sarà una pubblicazione, manca poco».
Il fulmine biotecnologico non giunge affatto inatteso: già da tempo si sapeva che Craig Venter e la sua equipe stavano lavorando alla produzione del «genoma artificiale» di un batterio. Ma il tuono è piuttosto forte. «Siamo a una grande svolta filosofica nella storia della specie umana. Siamo passati dalla capacità di leggere il nostro codice genetico alla capacità di scriverlo. Il che ci consentirà di fare cose mai fatte prima», si autocelebra lo scienziato americano. «E ora, per la prima volta Dio ha un competitore», chiosa preoccupato Pat Mooney, il bioeticista canadese direttore dell´Etc group.
Ma di cosa si tratta? Prima di rispondere, un rilievo di metodo. Che nei fatti scientifici conta. Eccome. Tutto ciò che sappiamo del Mycoplasma laboratorium - piuttosto poco - si basa su dichiarazioni non verificate dello stesso Craig Venter pubblicata dal «Guardian». Ma poiché il nostro è persona di straordinaria abilità - ha messo a punto una tecnica molto veloce ed economica per sequenziare il genoma e con questa tecnica ha letto, tra l´altro, l´intero genoma umano - concediamogli, almeno in prima battuta, un credito che negheremmo ad altri. Dunque, Venter sostiene di aver riscritto, lettera per lettera, il cromosoma di un batterio, il Mycoplasma genitalium: in pratica, ha sintetizzato in laboratorio un codice genetico di 580.000 basi nucleotidiche (le lettere) che contiene 381 geni, copiando quasi per intero (ha evitato la sintesi di una parte non funzionale) il genoma del genitalium. All´impresa avrebbe partecipato un gruppo di venti ricercatori, tra cui il premio Nobel per la medicina Hamilton Smith. Quando il cromosoma sintetico verrà trapiantato nella cellula di un batterio, sostiene Venter, ne assumerà il controllo, inizierà a replicarsi e darà vita a una nuova forma di vita. Il biologo americano è già riuscito a trapiantare con pieno successo il cromosoma di un batterio, per così dire, naturale in una cellula batterica. E si dice «certo al 100%» che il trapianto funzionerà anche con il cromosoma artificiale.
Venter si aspetta molto da questo nuovo sviluppo dell´ingegneria genetica sia in termini di conoscenza di base, sia in termini di applicazioni. Potremo mettere a punto organismi, sostiene, capaci di regalarci fonti nuove e sconosciute di energia (?). O altro ancora. In realtà, prima di arrivare anche solo a ipotizzare delle applicazioni, occorrerà dimostrare, di seguito: che siamo davvero in grado di «copiare» il cromosoma di un organismo vivente; che questo cromosoma, inserito in una cellula, si comporta come un cromosoma naturale, attivando tutti i processi del metabolismo e dell´autoreplicazione; che, saremo in grado di «scrivere» cromosomi diversi da quelli naturali conosciuti capaci di esprimersi compiutamente; che, infine, sapremo controllare la questi «cromosomi artificiali». Insomma, c´è molta ricerca ancora da fare. E sia gli entusiasmi sia le preoccupazioni sono per ora del tutto prematuri.
Resta il fatto che, se l´annuncio di Venter è fondato, si tratta di una passaggio importante. Imparare a scrivere un intero codice genetico sarebbe, come usa dire, «una pietra miliare» nella storia recente ma già densissima della biologia molecolare.
Ma non sarebbe, di per sé, il superamento di una soglia storica. Non avremmo acquisito con questo passaggio, pur fondamentale, la capacità di «dar vita alla vita». Per un fatto molto semplice. Perché non c´è alcuna soglia assoluta prima della quale non c´è vita e dopo la quale c´è la vita. La vita è l´insieme di una serie di processi. Ciò che Venter e la sua equipe hanno acquisito è la capacità di controllare uno, sia pure molto importante. Ma già prima l´uomo era riuscito a controllare alcuni processi tipici della vita e, in futuro, altri riuscirà a controllarne.
L´importante è che il controllo di questi processi biologici sia assunto in maniera trasparente. Che le conoscenze - tutte le conoscenze - siano a disposizione di tutti. In modo che tutti possano giudicarle. E tutti possano decidere, democraticamente, come utilizzarle.
Pubblicato il: 07.10.07 Modificato il: 07.10.07 alle ore 19.09 © l'Unità.
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