Venerdì 13 Dicembre 2013 08:28
Capitali all'estero, per favorire rientro sanatoria sui reati tributari e sconto sulle sanzioni
Il nuovo condono potrebbe essere adottato con la legge di stabilità.
Sarà meno vantaggioso degli scudi tremontiani, ma si tratta pur sempre di un regalo ai furbi che hanno portato capitali all'estero.
Il governo, alla disperata ricerca di soldi, è pronto a varare l'ennesimo condono. L'idea è di favorire il rientro dei capitali portati illegalmente all'estero applicando sanzioni minime e chiudendo un occhio sugli eventuali reati tributari commessi. La misura alla quale stanno lavorando i tecnici dell'Economia e della Giustizia, coordinati dal magistrato Francesco Greco, dovrebbe entrare già nella legge di stabilità e consentire la cosiddetta 'voluntary disclosure', cioè l'emersione volontaria dei contribuenti che negli anni scorsi hanno costituito capitali nei paesi a fiscalità privilegiata e che non consentono gli scambi di informazioni con il nostro paese. Le somme in gioco sono significative. Nelle sole banche svizzere si stima che siano depositati oltre 150 miliardi. E il governo punta a far affluire nelle casse dello stato alcuni miliardi da destinare alla riduzione del costo del lavoro.
Per certi versi l'adozione di una sanatoria penale è un passaggio inevitabile per evitare che la sanatoria diventi un flop annunciato. In assenza di una misura sul penale i contribuenti che volessero emergere volontariamente e diventare trasparenti dovrebbero di fatto autodenunciarsi ed esporsi al rischio di un processo penale. L'ipotesi alla quale stanno lavorando i tecnici è molto lontana dai condoni tombali varati da Tremonti con i diversi scudi per il rimpatrio dei capitali. Tuttavia la logica di base in cui continua ad operare il governo e la maggioranza che lo sostiene è sempre la stessa. Riconoscere un premio a chi non ha rispettato le regole tributarie. E non basta dire che chi vorrà emergere dovrà versare per intero la maggiore imposta dovuta e una parte, seppur minima, delle sanzioni. E' l'idea di fondo che sta alla base del condono che andrebbe rigettata. E invece, nonostante cambino i governi e le maggioranze ci troviamo sempre allo stesso punto. Al massimo cambia l'entità del premio al furbo di turno, che poi è sempre lo stesso. Perchè portare capitali all'estero o costituirvi ricchezze non può certo essere fatto da chi non ha una significativa disponibilità.
L'attuale maggioranza, tuttavia, si rende conto della gravità di concedere l'ennesimo condono a chi ha esportato capitali all'estero dopo aver aspramente e giustamente criticato i tre scudi di Tremonti. Anche per questo è ancora in corso un approfondimento sull'entità della sanatoria. Se deve riguardare tutti i reati o solo quelli minori. Stando all'ipotesi più accreditata il condono dovrebbe riguardare la semplice esportazione e detenzione di capitali all'estero, mentre per i reati più gravi come fatturazioni false, artifici contabili e dichiarazioni fraudolente, ci potrebbe essere solo una attenuazione delle sanzioni in caso di rientro. In pratica, dunque, arriverebbe la non punibilità per l'omessa o infedele dichiarazione, attualmente sanzionata con la reclusione da 1 a 3 anni, mentre per i reati più gravi, attualmente puniti con una sanzione da 18 mesi a 6 anni di reclusione ci sarebbe il dimezzamento della pena da 9 mesi a 3 anni in caso di rientro volontario.
Quanto alle sanzioni è opportuno ricordare che l'ultima legge comunitaria ha modificato la normativa antiriclaggio riducendo significativamente le sanzioni per i contribuenti che non hanno correttamente dichiarato il possesso di capitali all'estero, in precedenza sanzionati con particolare pesantezza. L'omessa indicazione nel cosiddetto modello Rw della dichiarazione dei redditi era punita con una sanzione dal 10% al 50% delle somme non dichiarate e la confisca di un ammontare equivalente agli importi non dichiarati. Ora invece la confisca è scomparsa e la sanzione va dal 3% al 15% per i paesi white list e dal 6% al 30% per i paesi black list. Rispetto alle sanzioni già ridotte con la legge comunitaria verrebbe introdotta un ulteriore sconto del 50% se le attività vengono trasferite in Italia o in altri stati membri dell'Ue. Mentre negli altri casi lo sconto si riduce al 25% della sanzione.
La procedura di collaborazione volontaria potrà essere attivata fino al 30 settembre 2016. L'autore delle violazioni, per aderire alla sanatoria, dovrà indicare spontaneamente all'amministrazione finanziaria tutti gli investimenti e tutte le attività di natura finanziaria costituiti o detenuti all'estero, anche indirettamente o per interposta persona. Chi deciderà di emergere dovrà pagare per intero le eventuali imposte evase, mentre potrà godere dello sconto sulle sanzioni e della non punibilità per l'eventuale reato tributario commesso. Non potranno accedere i contribuenti nei confronti dei quali sono stati avviati accessi, ispezioni, verifiche o qualunque attività di accertamento amministrativo o di procedimenti penali, per violazioni di norme tributarie. La collaborazione volontaria sarà vietata anche nel caso in cui si venga a conoscenza dell'avvio di procedura tramite terzi.
La richiesta di sanatoria, inoltre, non potrà essere presentata più di una volta, anche indirettamente o per interposta persona. Ai fini pratici è opportuno sottolineare che con il varo dello scudo ter è stata introdotta una norma che inverte l'onere della prova stabilendo che dovrà essere il contribuente a dimostrare che le somme non sono frutto di evasione fiscale. Per contro l'amministrazione potrà presumere che le somme all'estero sono frutto di evasione e procedere all'accertamento.
Più in generale è opportuno ricordare che la sanatoria si inquadra all'interno della strategia Ocse di stringere le maglie attorno a chi utilizza i paesi che non collaborano nello scambio di informazioni. La stretta in atto a livello internazionale nel contrasto all'evasione fiscale rende meno sicura la posizione di quanti hanno portato capitali all'estero senza dichiararli nelle forme dovute al paese di residenza. Ciò dovrebbe favorire il processo di 'voluntary disclosure' cioè di emersione volontaria. Chi ha portato o costituito capitali all'estero, da un lato spinto dal nuovo impegno internazionale contro l'evasione e dall'altro allettato dalla non punibilità per gli eventuali reati tributari commessi in casi di rientro in Italia dei capitali stessi dovrebbe vedere la sanatoria come uno strumento utile per mettersi in regola pagando un prezzo inferiore a quello a quello che potrebbe scattare in caso di accertamento. Ancorchè l'accertamento resta una ipotesi remota.
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