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Autore Discussione: SIMONA POLI E LAURA MONTANARI. - Renzi: "Voglia di proporzionale anche nel Pd"  (Letto 2060 volte)
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« inserito:: Novembre 03, 2013, 06:26:21 pm »

Renzi: "Voglia di proporzionale anche nel Pd"

Leopolda, Epifani: "E' forte, ma non c'è solo lui"

Alla stazione fiorentina è il giorno degli interventi da quattro minuti. Grandi applausi all'intervento del finanziere Davide Serra: "Si garantiscono i vecchi a spese dei giovani". Applaudito anche il segretario del Pd

di SIMONA POLI E LAURA MONTANARI


FIRENZE - Non ci sono bandiere, non ci sono simboli che riportino al Pd. "Non è un'iniziativa del Pd, è un'iniziativa che parla anche ad altri mondi" dice Matteo Renzi sul web replicando a chi gli chiede come mai alla Leopolda non ci siano insegne di partito. Nella brochure distribuita in sala, a proposito dello stile, si sottolinea: "No loghi politici". Da qui nasce in giornata una polemica con Cuperlo, l'altro candidato alla segreteria del partito che da Trieste commenta: "Ce la immaginiamo la Fiorentina che acquista Messi dal Barcellona, fa la conferenza stampa per presentarlo ai tifosi e alla città e non c'è la foto del giocatore che tiene in mano la maglietta della Fiorentina con scritto Messi? Non potrebbe accadere". Non tarda la replica divertita di Renzi dal palco della Leopolda: "Tu mandaci Messi che una maglia poi si trova". Al di là delle battute e degli applausi che il sindaco fiorentino chiede per tutti i candidati alla segreteria, si percepisce che i nervi sono tesi. "Portiamo il desiderio di spalancare le finestre" dice Renzi.

Nell'ex stazione diventata la casa di questa convention è arrivato per la prima volta il segretario del Pd Guglielmo Epifani, Renzi lo accoglie: "E' una bella novità. Un anno fa c'era la contro manifestazione, stavolta c'è un clima diverso". Alle 13 il segretario sale sul palco: "In molti interventi è stata richiamata la necessità che i politici parlino dei problemi veri del paese e anch'io vorrei far lo di più mentre spesso mi trovo a parlare di cose che interessano poco. La situazione è drammatica, l'Italia si sta dividendo sempre di più tra chi non ha nulla e chi invece, per fortuna o per sue capacità, non ha perso quasi niente. E poi  c'è il dramma dei giovani che vanno all'estero, noi rischiamo di perdere le nostre migliori competenze". Parla di lavoro che non c'è e di giovani: "Questi ragazzi hanno il diritto di per scegliere se restare o no nel loro Paese, la mia generazione ha avuto quella opportunità e ognuno di noi si è realizzato come meglio ha voluto". Anche per Epifani quella Vespa sul palco della Leopolda è un simbolo: "Ricordo quando da ragazzo me la regalarono, dal giorno dopo mi sentii libero di andare dove volevo, senza dipendere da nessuno. Poi ho scoperto una libertà più grande, quella di decidere il proprio futuro e per me coincise con lo sbarco dell'uomo sulla luna...".

"Non abbiamo solo lui". Quando scende dal palco e parla con i giornalisti Epifani dice di Renzi: "Ha un consenso e un seguito, è una persona forte, uno di quelli con cui il Pd può candidarsi a uscire da questa situazione". Poi aggiunge: "Non abbiamo solo lui, ne abbiamo tanti e questa è la nostra forza". Dopo l'intervento Epifani è stato a colloquio con Renzi per circa dieci minuti e poi a pranzo con il sindaco di Firenze e con altri tre dell'entourage del sindaco. Da scommettere che al centro del loro colloquio oltre al congresso del Pd ci sarà stata la situazione del Pdl.
Renzi: "Bella novità avere Epifani con noi"

Leopolda secondo giorno. Il secondo giorno dei lavori alla Leopolda è quello degli intervneti liberi, tutti possono salire sul palco e proporre idee o progetti o dire la propria opinione in 4 minuti. Si avvicendano imprenditori, blogger, politici, commercianti, studenti. Intorno c'è il clima di una convention molto dinamica e televisiva nei tempi. Ci sono anche i tavoli con in vendita i gadget della Leopolda, t-shirt, copertine per smartphone, shoppers. Ci sono i video, le canzoni, i grandi poster col titolo dell'iniziativa "Diamo un nome al futuro" e c'è soprattutto la faccia di Renzi riprodotta all'infinito sugli schermi, il sindaco sta fisso sul palco con la camicia bianca aperta sul collo e il microfono vintage davanti alla bocca che amplifica la sue parole. Oggetti del passato sono anche la Vespa 125, la bicicletta di Bartali, le vecchie sedie da bar, la 500 parcheggiata fuori, la lavagna scolastica (in realtà elettronica), simboli che ricordano quello che di buono in Italia è stato fatto e che non va buttato via. Ma con lo sguardo puntato sul domani, come sempre ripete il sindaco rottamatore non pentito.
Il primo a prendere la parola nella mattinata è un blogger, poi una diciottenne, poi una giovane mamma, poi via via tutti gli altri.

Finanziamenti. "Nella serata di ieri sono stati raccolti cinquemila euro per il finanziamento della convention" spiega rispondendo a una domanda sul tema posta via twitter, e ribadendo che il finanziamento della manifestazione avviene mediante donazioni attraverso il sito web matteorenzi.it.

In sala arriva il finanziere Davide Serra che Renzi presenta come "il mio amico" difendendolo dagli attachi sulla vicenda Cayman: "E' stato accusato di essere un vampiro, invece è una persona molto perbene". Dice Serra: "Sono qui per parlare di meritocrazia, non di lobbismo, appartenenza o casta economica". E' convinto che "gli italiani possano vincere ma devono essere messi in condizione di farlo: chi vuole farli perdere, quella cricca di interessi privati e pochi di interessi politici, deve essere cambiata". Serra è diretto: "Negli ultimi 40 anni, l'Italia è riuscita a esprimere al vertice il peggio di quello che ha, e non riesco a capire perché. La classe che ha gestito gli ultimi 40 anni - ha spiegato il finanziere ricscuotendo molto applausi - è stata barbara, perché ha rubato alla mia generazione e a quella dei miei figli". Ha parlato di italiani di serie A e di serie B, questi ultimi sono quelli che in pensione "ci andranno a 70 anni, mentre gli altri si sono andati a 55": quindi, "si garantiscono i vecchi a spese dei giovani". Applausi.

Il giovane finanziere che vive a Londra ha attaccato in un passaggio: "Il board del Corriere della Sera è un'accozzaglia di perdenti" e critica la cacciata nel 2006 dell'allora amministratore delegato Vittorio Colao, che poi ha ottenuto risultati brillanti in Vodafone.

No proporzionale. Prima di Serra era salito sul palco, fra gli altri, il politologo, docente universitario, Roberto D'Alimonte per parlare di legge elettorale: "Una riforma elettorale che va bene a tutti i partiti? No, quello che serve è una riforma che va bene al Paese. Se dobbiamo fare una brutta legge allora meglio tornare a votare col Porcellum. So di dire una cosa molto impopolare, anche qui dentro, ma è quello che penso". E aggiunge: "Sono per l'abolizione pura e semplice del Senato, non il superamento del bicameralismo". Sostiene il sistema elettorale a doppio turno: "Il premio di maggioranza in due turni avvicina al modello dei sindaci". D'Alimonte si dice contrario a una riforma in senso proporzionale: "C'è tanta voglia di proporzionale dentro una parte del Pd, dentro una parte del Pdl, dentro una parte del Movimento 5 Stelle, per non parlare di Casini e soci" attacca il docente della Luiss. D'Alimonte spiega anche che l'argomento secondo cui la riforma deve andare bene a tutti è un alibi insidioso: "La riforma deve andare bene al Paese. Usare l'argomento secondo cui la riforma elettorale deve andare bene a tutti vuol dire mettere nelle mani del Pdl le chiavi della riforma. Il Pdl, anzi Forza Italia, non vuole né collegi uninominali né doppio turno: francamente mi sembrano due veti eccessivi per un partito solo. Se accettiamo i due veti di Forza Italia l'unica soluzione diventa il proporzionale, e oggi in queste condizioni il proporzionale sarebbe un disastro per il Paese". Concorda Renzi che chiosa: "C'è voglia di proporzionale, ma la faremo passare perchè bisogna sapere chi governa, servono le garanzie".

Poi tocca agli imprenditori, parla Brunello Cucinelli che cita Socrate e D'Agostino: "Per essere credibili dobbiamo essere veri" dice. Subito dopo sale sul palco Andrea Guerra, ad di Luxottica: "Viviamo un grande cambiamento. Tre miliardi di nuovi consumatori". Aggiunge: "Trasformiamo il pane in eccellenza, questo è quello che possiamo e dobbiamo fare. Stiamo vivendo una rivoluzione industriale clamorosa, nessun paradigma tecnologico che valeva nel '90 che vale ancora oggi" assicura e spiega che bisogna affrontare le sfide in modo nuovo: "C'è bisogno di un lavoro diverso, chiediamo ai nostri operai straordinari, turni diversi perchè è il lavoro è così".

I giovani. Fra i numerosi interventi anche quello di uno studente diciassettenne: camicia bianca come Renzi, iPad in mano. Marco Pierini, 17 anni era intervenuto anche lo scorso anno: "Siamo qui per prenderci il partito per scardinare il sistema. Farlo sarebbe un terremoto, sarebbe la vera rivoluzione". Si succedono per tutto il giorno gli interventi, al microfono un'insegnante di un'area difficile del sud, poi Frnacesca Vecchioni, figlia del cantautore Roberto che parla della sua famiglia fatta da due mamme con due figlie: "Dobbiamo fare in modo che lo Stato non alimenti i pregiudizi. I diritti sono tali se sono di tutti, sennò si chiamano privilegi".

Chi c'è. Da Giorgio Gori, a Guido Ferradini, da Francesco Clementi a Roberto Reggi, ci sono tutti i renziani della prima ora, ma anche tante new entry: da Marianna Madia, ex Veltroniana di ferro, l'ex mariniana Paola Concia, il governatore della liguria Claudio Burlando, i franceschiniani ettore rosato, piero martino e francesco savero garofani e Antonello Giacomelli. Ci sono anche due su tre componenti del gruppo 'Lothar', il think thank di Massimo D'Alema all'epoca di Palazzo Chigi, e cioè l'ex bersaniano Nicola Latorre e l'imprenditore Claudio Velardi. Su twitter si affollano i dubbi e i sospetti, ma il sindaco fiorentino zittisce tutti: dicendo che bisogna vincere la sindrome degli "happy few" che è stata un tratto distintivo di certa sinistra: "Sul carro non si sale, si spinge". Stasera chiuderà gli interventi Oscar Farinetti (Eataly). Domani i lavori riprendono alle 10 con l'intervento dei due ministri presenti, Graziano Delrio (Affari regionali) e Dario Franceschini (Rapporti col Parlamento), poi lo scrittore Alessandro Baricco e quindi intorno a mezzogiorno la chiusura di Matteo Renzi.

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2013/10/26/news/renzi_non_ci_sono_bandiere_pd_parliamo_anche_ad_altri_mondi-69480613/?ref=HRER2-1
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