L'intervista
Sangalli: "Entro lunedì stop all'Iva rincaro devastante per famiglie e imprese"
Il presidente della Confcommercio punta ad un provvedimento del governo contro il rincaro, nonostante l'acuirsi della crisi politica.
"Anche il taglio del cuneo fiscale è importante, ma si può sacrificare se mancano le risorse per sterilizzare l'aumento dell'imposta sui consumi"
di LUISA GRION
ROMA – Scongiurare l’aumento dell’Iva. E' un imperativo quello che Confcommercio detta al governo: “I tempi sono strettissimi, ma è assolutamente necessario che, entro lunedì sera, il Consiglio dei ministri vari il rinvio del ritocco all’aliquota e che lo faccia senza ricorrere alla leva fiscale per trovare le risorse - dice Carlo Sangalli, presidente dell'associazione -. E’ un'emergenza, imposta dalla gravità di una crisi che ha già stremato le famiglie e le imprese”. Visto poi che i margini di manovra sono stretti, si sacrifichi pure il taglio al cuneo fiscale, altro intervento che le piccole imprese chiedono da tempo.
Presidente, il governo è in bilico e i provvedimenti a rischio sono tanti, perché questa priorità assoluta sull’Iva? "Io chiaramente non sacrificherei niente, l’obiettivo resta quello di ridurre le tasse su imprese e famiglie e semplificare un sistema di adempimenti barocco, ma il taglio del cuneo è un alleggerimento dei costi che produrrebbe i suoi effetti solo nel lungo periodo. Tra l’altro, si tratterebbe di una misura che non darebbe nessun beneficio a chi un lavoro non ce l’ha e la liquidità liberata da un eventuale riduzione delle tasse sul lavoro, se aumentasse l’Iva, non produrrebbe alcun vantaggio alle famiglie".
Preservare l’aliquota Iva garantirebbe invece immediati benefici?
"Di sicuro eviterebbe immediati effetti devastanti: un suo aumento provocherebbe un’ulteriore contrazione dei consumi, la riduzione della produzione e dell'occupazione, l’aumento dei prezzi, la chiusura dei negozi e la penalizzazione delle fasce di reddito più basse. Non solo: indebolirebbe la prospettiva di fiducia a breve termine e aggraverebbe la crisi economica, rischiando seriamente di ingenerare quelle gravi tensioni sociali fino ad oggi scongiurate. Tra l’altro,dal Pd al Pdl, da Alfano a Brunetta, da Fassina a Zanonato allo stesso Epifani, tutti, da tempo e più volte, hanno dichiarato pubblicamente il proprio convincimento e l’intenzione di non aumentare l’aliquota. Mi chiedo; se tutti erano contrari perché il governo non ha trovato le risorse per evitare questo intervento?".
Forse perché non aveva molte alternative, visto che già aveva ceduto sull’Imu. Confcommercio non dovrebbe essere contenta del fatto che le famiglie hanno avuto più soldi in tasca per i consumi?
"Fermare l’Imu ha rappresentato una boccata di ossigeno e una piccola iniezione di fiducia, è vero, ma per quanto ci riguarda la notizia è stata buona solo a metà: la tassazione sui negozi e sugli alberghi è rimasta e non aiuterà di certo le imprese a superare questa crisi senza precedenti"
Lei, problemi di governo a parte, non crede alla ripresa?
"Ci sono stati segnali di risveglio, ma per il momento la svolta è solo un annuncio. Per agganciarla bisogna far ripartire la domanda interna che, per consumi e investimenti, rappresenta l’80 per cento del Pil".
Ma visto che l’Iva non si può toccare, lei dove andrebbe a cercare le risorse?
"Abbiamo oltre 800 miliardi di spesa pubblica, andrei a guardare lì. Bisogna mettere più coraggio e determinazione nel processo di spending review, nella dismissione del patrimonio pubblico immobiliare e nel contrasto all’evasione e all’elusione".
(28 settembre 2013) © Riproduzione riservata
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