POLITICA
22/09/2013 -
GENOVA, L’INCHIESTA SULLE INFILTRAZIONI DELLA ’NDRANGHETA NEL PONENTE
Il superpentito della mafia: “Belsito lavorava per i clan”
Tirato in ballo l’ex tesoriere della Lega: era il referente per la Liguria
ALESSANDRA PIERACCI
GENOVA
Un superpentito di mafia tira in ballo, riferendo confidenze di un compare, l’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, come contatto in Liguria del clan De Stefano di Reggio Calabria.
Lo fa a Genova, davanti al pm Giovanni Arena, della Direzione Distrettuale Antimafia, titolare dell’inchiesta «La Svolta», che riguarda il Ponente Ligure (il 30 settembre c’è l’udienza preliminare) ma dichiara anche di aver parlato dei rapporti tra il partito di Bossi e la ’ndrangheta già «durante i 180 giorni», il periodo in cui il pentito deve rivelare tutto quello che sa per ottenere lo status di collaboratore di giustizia. Dichiarazioni che probabilmente non sono state ignorate nell’inchiesta sui fondi del Carroccio che vede Belsito accusato di associazione a delinquere e truffa aggravata.
«Sono distrutto, prostrato, non so più di che cosa vogliono accusarmi - dice Belsito - ma alla fine si dimostrerà che sono tutte menzogne».
«Sono perplesso di fronte al peso e all’attendibilità che si dà a questi personaggi», aggiunge il suo avvocato Paolo Scovazzi.
Francesco Oliverio, 43 anni, condannato per associazione di stampo mafioso e fino al 2011 capo di una locale in provincia di Crotone, imprenditore edile del movimento terra, socio occulto di parecchie ditte di costruzioni, a gennaio del 2012 ha deciso di collaborare per una crisi di coscienza e «per il bene dei miei quattro figli». Ora è affidato al servizio di protezione. E’ arrivato a Genova alle fine di luglio e poi ad agosto.
Il 21 agosto dichiara: «Parlando con il compare di Reggio venni a sapere che i De Stefano operavano tranquillamente in Liguria riciclando soldi e facendo investimenti». I soldi provengono da «narcotraffico, usure, estorsioni» e vengono riciclati «tramite un professionista legato all’ambiente ligure e lombardo». «Nel discorso - dichiara Oliverio -, quale contatto, il compare aveva accennato all’ex tesoriere della Lega Belsito nonchè al precedente tesoriere dello stesso partito da tempo deceduto il quale, oltre a favorirli nel riciclaggio, gli custodiva anche le armi».
Si riferisce a Maurizio Balocchi, con cui Belsito aveva cominciato a collaborare, sostituendolo progressivamente con l’avanzare della malattia.
Ma Oliverio fa di più che rispondere alle domande. La sera del 30 luglio, quando l’audizione viene sospesa perché è tardi, il superpentito avverte il magistrato: «Prima di chiudere vorrei precisare che lei, dottor Arena, è a rischio. La ’ndrangheta quando vi saranno delle sentenze o delle confische di beni gliela farà pagare. Non aspettate che succeda perché poi sarà tardi. Non necessariamente agiscono con criminali ma il più delle volte tramite persone insospettabili che vengono definite “corpo riservato” e di cui parlerò in seguito. Da non sottovalutare poi i collegamenti con i servizi segreti e la massoneria. Di tali collegamenti ho avuto notizie da mio cugino attivo nel locale di Belvedere Spinello con la carica di “Santa’’ appartenente a una loggia massonica di Vibo Valentia. Non ho avuto notizie concrete nei suoi confronti, parlo per esperienza.
Ho fatto quel mestiere per 30 anni, so come ragionano».
da -
http://www.lastampa.it/2013/09/22/italia/politica/il-superpentito-della-mafia-belsito-lavorava-per-i-clan-VdvxrrNjYxgnWpeUK9tCjJ/pagina.html