MERKEL AL VOTO, EGEMONIA E AMBIGUITÀ
Lo specchio di Angela
Sui manifesti elettorali, come nella foto del profilo Wikipedia, Angela Merkel sembra offrire in un gesto delle mani la chiave d'accesso alla sua personalità: lascia che le punte dei pollici in alto e degli indici sotto vadano a toccarsi fino a formare un rombo, che tiene appoggiato sotto lo sterno, quasi al centro del corpo.
Angela Dorothea Merkel, nata ad Amburgo nel 1954 ma cresciuta nelle campagne della Ddr, vuole racchiudere: la sua forza sta nella capacità di ascoltare tutte le voci e le obiezioni, prima di arrivare a una sintesi contenuta in quel rombo mediano. Per otto anni ha governato così la Germania e oggi tenta la strada del terzo mandato alla Cancelleria: quello che potrebbe avvicinarla a padri della patria come Adenauer e Kohl, quello che deciderà se il nome Merkel sia destinato a ricordare un'ottima amministratrice degli interessi nazionali o una moderna leader europea in grado di proporre un'egemonia di nuovo conio. Un'egemonia che ancora spaventa: tanto i tedeschi appagati dal ritrovato idillio nazionale, quanto i Paesi vicini stremati da un rigorismo teutonico che toglie respiro alla ripresa.
Se dovesse ottenere una maggioranza sufficientemente solida, Angela Merkel avrà davvero l'opportunità di non dissimulare più la guida solitaria alla quale Berlino è chiamata per riorientare un'Europa appannata anche nelle idee. Potrebbe dare un po' di ossigeno ai membri in difficoltà dell'Unione senza apparire debole in casa, magari spiegando ai tedeschi quali enormi vantaggi l'euro abbia portato alla Germania in termini di prosperità economica e occupazione. E potrebbe raccogliere l'appello di uno dei più grandi tra i suoi intellettuali, Jürgen Habermas: approfondire l'integrazione politica investendo nel progetto - ora sepolto - di una «comunità di Stati» liberata dalle secche degli accordi intergovernativi. Il rafforzamento dell'Unione andrebbe a compensare e sostenere la leadership riluttante di un Paese ancora provato dal passato. Un Paese che in campagna elettorale ha discusso più di menù vegetariani nelle mense scolastiche che di armi chimiche in Siria.
Per un laboratorio democratico tanto ambizioso come quello invocato da Habermas servono statisti, capaci di spingere lo sguardo dei tedeschi oltre l'ossessione di non dover «pagare per i greci». O per gli italiani. In fondo, Angela Merkel deve a Helmut Kohl - che accettò di pagare per i tedeschi orientali - la sua piena cittadinanza europea di oggi, senza muri e senza monete di serie B. È un cammino impossibile per die Kanzlerin? La verità è che finora non ha fatto poco: senza poter contare sulla Bundesbank, ha gestito le emergenze accanto alla Banca centrale europea, grata di tutti gli interventi utili a calmare i mercati. È forse arrivato per lei il momento di scuotersi di dosso quello che viene definito un «pragmatismo senza ambizioni». Rita Levi Montalcini, una donna di scienze come Merkel che di formazione è dottore in chimica quantistica, ha insegnato che a un certo punto dobbiamo «desiderare di osare».
22 settembre 2013 | 9:11
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Barbara Stefanelli
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http://www.corriere.it/editoriali/13_settembre_22/specchio-di-angela_f857cec8-234c-11e3-8194-da2bd4f2ffa4.shtml