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« inserito:: Ottobre 04, 2007, 04:14:07 pm » |
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4/10/2007 (6:53) - UN'INCHIESTA A RISCHIO
Il Palazzo nelle mani del giudice
Da Prodi a Berlusconi, da Amato ai capi degli 007: il pm De Magistris che Mastella vorrebbe trasferire ha acquisito le telefonate di mezzo mondo
GUIDO RUOTOLO
Luigi De Magistris, il pm di Catanzaro che il ministro di Giustizia Clemente Mastella ha chiesto di punire, e che decine di migliaia di giovani calabresi e non solo, Beppe Grillo, l’Italia dei Valori e decine di associazioni della «società civile» difendono a spada tratta, ha acquisito migliaia di tabulati telefonici di cittadini le cui utenze telefoniche (di cellulari ma anche di rete fissa) erano emerse tra i contatti di diversi suoi indagati. E’ impressionante l’elenco di personalità, di vertici delle istituzioni e dei centri nevralgici della Repubblica, i cui traffici telefonici sono finiti sulla scrivania del pm De Magistris. All’appello manca solo il Capo dello Stato.
Nell’elenco ci sono, tra gli altri: il presidente del Consiglio, Romano Prodi, l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, i ministri dell’Interno, Giuliano Amato, e della Giustizia, Clemente Mastella; il viceministro dell’Interno Marco Minniti; il presidente del Senato, Franco Marini, l’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa. Altri nomi che emergono sono quelli del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che proprio lunedì, come presidente della Sezione Disciplinare, si troverà a dover decidere sul trasferimento «cautelativo» del pm De Magistris chiesto da Mastella.
I movimenti dei numeri telefonici acquisiti riguardano anche il capo di gabinetto del ministro Amato, il prefetto Gianni De Gennaro, il vicecapo vicario della Polizia, il prefetto Luigi De Sena, il direttore del Sisde, Franco Gabrielli, il direttore del Servizio di polizia postale e delle comunicazioni, Domenico Vulpiani, il generale di divisione Cosimo Sasso, direttore della Dia, il generale di Corpo d’armata Giorgio Piccirillo. Non mancano i magistrati: il presidente dell’Anm, Giuseppe Gennaro, il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, il pm antiterrorismo di Roma Pietro Saviotti, i quattro sostituti della Procura nazionale antimafia Alberto Cisterna, Giovanni Di Leo, Enzo Macrì e Roberto Pennisi (ci sarebbe anche un quinto sostituto del procuratore antimafia Piero Grasso). E ancora: diversi membri della Commissione parlamentare antimafia, deputati e senatori, questori della Camera, presidenti di commissioni di Palazzo Madama.
La notizia della mole di tabulati acquisiti dalla Procura di Catanzaro naturalmente ha messo in fibrillazione i «palazzi». E la notizia è trapelata all’esterno per via di un imprevisto. Dunque, il pm Luigi De Magistris, nell’ambito delle sue diverse inchieste sugli intrecci tra imprenditoria e politica - in particolare la «Why Not» (quella nella quale risulta indagato anche il presidente del Consiglio, Romano Prodi), ha affidato al vicequestore (fuori ruolo da 15 anni) Gioacchino Genchi le consulenze tecniche sul traffico telefonico (mobile e di rete fissa). In questi mesi, Genchi ha inoltrato circa venti provvedimenti di acquisizione di tabulati ai diversi gestori della telefonia (da Tim a Wind e Vodafone), l’ultima dovrebbe risalire agli inizi di settembre. Ogni provvedimento comprendeva richieste di decine di numeri di utenze. E oggi Genchi ha una banca dati impressionante. Autorevoli costituzionalisti e luminari del diritto confermano che il pm De Magistris nel chiedere l’acquisizione di questi tabulati ha agito secondo la norma. Insomma, anche se esiste un programma informatico dei ministeri dell’Interno e delle Comunicazioni che, inserendo il numero telefonico, consente di risalire in tempo reale all’identità del suo titolare, De Magistris ha agito nel rispetto della legge. Se volesse utilizzare i tabulati telefonici di personalità protette dall’immunità, il pm, anzi il gip dovrebbe inoltrare una richiesta di utilizzazione al Parlamento. Resta inquietante e misterioso il motivo per il quale De Magistris maneggi i tabulati dei vertici della Repubblica.
Una volta che il numero telefonico viene inoltrato al gestore della telefonia mobile o fissa, questo viene trattato con procedure automatizzate, a garanzia della privacy e soprattutto del segreto investigativo. In questo caso, però, il meccanismo automatizzato si sarebbe «inceppato» e il pescaggio dei tabulati sarebbe avvenuto manualmente. Diversi responsabili della sicurezza dei gestori della telefonia si sarebbero così resi conto della materia «incandescente» che avevano tra le mani. E come una scossa tellurica, la notizia si è propagata nei «palazzi» della capitale. Ovviamente, la disponibilità di tabulati di migliaia di telefoni utilizzati da «personalità», imprenditori, magistrati, esponenti della intelligence e delle forze di polizia, di semplici cittadini è di per sé una miniera di «informazioni». Secondo gli addetti ai lavori che si occupano di privacy, per certi versi è più importante il tabulato della stessa intercettazione telefonica perché le informazioni che fornisce sono molte di più (il luogo dove si trovava l’utente, chi aveva chiamato prima e dopo quella telefonata, ecc.).
In questi mesi di polemiche al vetriolo tra magistrati di Catanzaro, di indagini ispettive del ministero di Giustizia, i fascicoli aperti alla Prima commissione del Csm, le inchieste giudiziarie sulle ripetute fughe di notizie, l’inchiesta «Why Not» è andata avanti. Il pm De Magistris ha proceduto a perquisizioni e atti d’indagine che hanno messo a soqquadro la politica calabrese e non solo. Lunedì la Sezione disciplinare del Csm dovrà decidere se trasferire «cautelativamente», come chiede il Guardasigilli Mastella, De Magistris e il suo capo, il procuratore Mariano Lombardi. Per (una parte) della società «civile» calabrese De Magistris è un eroe. Se sarà trasferito diventerà un martire.
Martire o eroe? In questa partita che si sta giocando tra Roma e Catanzaro, la posta in gioco alla fine è un’altra: la credibilità della giustizia.
da lastampa.it
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