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Autore Discussione: Eugenio BRUNO. Ora un segnale di attenzione a chi assicura metà del gettito  (Letto 2125 volte)
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« inserito:: Luglio 30, 2013, 11:09:08 am »

Ora un segnale di attenzione a chi assicura metà del gettito

30 luglio 2013

Eugenio Bruno

Scoprire che nel dossier del Mef dedicato all'Imu due paragrafi sono dedicati all'imposta versata dalle imprese è un segnale positivo. Una dimostrazione d'interesse che va ora tramutata in un atto normativo concreto. Che dia seguito a quanto previsto nel decreto 54 Imu-Cig del maggio scorso: rendere deducibile da Ires, Irpef e Irap il tributo versato da società di capitali, società di persone ed enti commerciali. Si tratta quasi di un atto dovuto per quei soggetti che l'anno scorso hanno garantito allo Stato e ai Comuni quasi metà del gettito assicurato della tassa immobiliare (10 miliardi sui 23,7 complessivi). E che, senza alcun alleggerimento in tal senso, nel 2013 subiranno un ulteriore aumento del prelievo.
A partire dal 1° gennaio infatti è scattato l'aumento automatico da 60 a 65 del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali per gli immobili di categoria D (capannoni, stabilimenti, alberghi). Che, tradotto in cifre, significa una crescita del prelievo immobiliare sulle aziende del 8,3%. L'ennesimo segno più a fronte di una pressione fiscale complessiva che ha raggiunto livelli insostenibili: il 53,4% secondo il centro studi Confindustria.
Come se non bastasse, da quest'anno gli imprenditori non potranno neanche più godere dei (pochi per la verità) sconti d'imposta applicati nel 2012 dai Comuni sull'aliquota base del 7,6 per mille. Nell'attribuire il gettito dell'imposta municipale ai sindaci, la scorsa legge di stabilità ha previsto l'istituzione di una nuova quota d'imposta erariale sui soli fabbricati di categoria catastale D. Con un duplice rischio per le aziende. Da un lato, i municipi non potranno abbassare l'asticella del prelievo; dall'altro, quelli ad alta densità densità di insediamenti industriali o alberghieri saranno spinti anzi ad alzarla al fine di conservare una parte di gettito.
Per tutti questi motivi è importante che ora dalle parole si passi ai fatti. Del resto anche Bankitalia ha di recente ricordato la necessità di rivedere l'Imu sulle imprese. Nell'audizione al Senato del 13 giugno scorso i dirigenti di Palazzo Koch hanno sottolineato come una riforma complessiva della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare abbia «il pregio di favorire le imprese che non occultano i loro redditi ed è in linea con quanto avviene nei principali Paesi europei».
Arriviamo così al merito della proposta contenuta nel documento di lavoro dell'Economia e illustrata qui accanto (rendere deducibile l'Imu dall'Ires e dall'Irpef per 1,2 miliardi a cui si aggiungerebbero altri 300 milioni di effetti sull'Irap). Ebbene, può essere una buona base di partenza. A patto che contenga altre due misure di favore: una per gli immobili invenduti, l'altra per i capannoni chiusi per la crisi, invocata dalle associazioni dell imprese. Per evitare che dopo averla aspettata per mesi la riforma della tassazione sugli immobili si riveli parziale e non risolutiva

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da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-30/segnale-attenzione-assicura-meta-063836.shtml?uuid=AbVbJdII
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