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« inserito:: Maggio 27, 2013, 05:11:18 pm » |
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WALL STREET E LE NOZZE TORINO-DETROIT
Fiat-Chrysler, la Borsa fa i conti sulla fusione
Passaggio chiave l’accordo con il sindacato Usa. Per Veba il 41,5% di Detroit vale 4,2 miliardi di dollari, Marchionne ne offre 1,8
La stima è un po’ a spanne. E i 20 miliardi (di dollari) di cui scrive il «Wall Street Journal» non sono il valore dell’Ipo: nel conto sono comprese tutte le operazioni che Sergio Marchionne sta mettendo in fila per arrivare alla fusione Fiat-Chrysler e poi alla quotazione a New York. Tanti step, ancora, e nessuno potrà prescindere dal passaggio-chiave: il prezzo che il Lingotto pagherà per l’acquisto della quota detenuta da Veba. Il fondo sanitario del sindacato Usa dell’auto detiene in tutto il 41,5%, e, sebbene Torino vanti una serie di opzioni già esercitate o da esercitare su singoli pacchetti del 3,3%, chiaramente Marchionne non può aspettare le relative scadenze trimestrali né permettersi un lungo contenzioso. Di quella quota ha bisogno subito, se vuole procedere al merger che gli consentirebbe di passare al collocamento.
TEMPI - E pure la United Auto Workers, cioè il sindacato, ha interesse a non dilatare i tempi. Il suo 41,5% lo deve monetizzare, se vuole continuare a pagare le parcelle sanitarie degli iscritti. Prima o dopo il verdetto della Corte del Delawere cui i contendenti si sono rivolti, e che è atteso tra giugno e luglio, l’intesa è dunque lo scenario su cui i mercati scommettono. Accordo e, naturalmente, prezzo. Sarà quello il primo indicatore del valore attribuito da Fiat a Chrysler.
VALORE - È quello che sta facendo volare il Lingotto in Piazza Affari. Solo da inizio anno il titolo è salito del 40%. L’intera Fiat ? compresa quindi la maggioranza assoluta di Auburn Hills ? continua però a capitalizzare «appena» 6,6 miliardi di euro. È vero: paga il pessimo andamento dell’Europa, dove il gruppo è in perdita più o meno come tutti i costruttori generalisti. E però. Per Veba, già il 41,5% di Chrysler vale 4,2 miliardi di dollari. Marchionne ne offre 1,8 sapendo che sarà lui, a dover alzare la posta (un costo nell’immediato, un investimento nella prospettiva Ipo). Diciamo che il sindacato si «accontenterà» di chiudere a metà strada. Tre miliardi di dollari per il 41,5% equivarrebbero all’incirca a 7,2 per il 100%. In euro, farebbero oltre 5,5 miliardi. Ed è come dire che, a tutto il resto di Fiat, Piazza Affari non attribuisce più di un miliardo. Le scommesse su titolo e fusione si spiegano in buona parte così. La scelta di Marchionne di far rotta su Wall Street, lasciando a Milano al massimo un ruolo «di bandiera», anche
Raffaella Polato
27 maggio 2013 | 10:52© RIPRODUZIONE RISERVATA
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