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Autore Discussione: Giovanni Belardelli. CANDIDATURE, LA FANTASIA AL POTERE  (Letto 2532 volte)
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« inserito:: Marzo 26, 2013, 11:21:51 pm »

CANDIDATURE, LA FANTASIA AL POTERE

Il buon senso è merce rara

«Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune». Questo giudizio di Alessandro Manzoni - riferito alla psicosi collettiva legata alla peste raccontata nei Promessi sposi - potrebbe ben applicarsi anche all'attuale situazione politica italiana. Una situazione nella quale il buon senso sembra appunto essersi eclissato, a giudicare dalle dichiarazioni e dai comportamenti dei principali attori politici. Il M5S non si stanca di ripetere che non voterà mai per alcun governo, considerando le trattative e gli scambi che pure costituiscono l'essenza della politica come qualcosa di totalmente inaccettabile. Ma, data questa situazione, stupisce che allora gli altri due principali attori, Pd e Pdl, non riescano a consentire la nascita in qualunque forma di un governo limitato a pochissimi (e sostanzialmente obbligati) punti programmatici. La necessità di un tale governo appare tanto più stringente visto che eventuali elezioni rischierebbero di produrre, con ormai tre blocchi di quasi eguale consistenza, una situazione di ingovernabilità forse perfino maggiore dell'attuale (nessuno può escludere infatti che le nuove Camere possano avere due diverse maggioranze).

Son cose che si fa perfino fatica a ripetere ancora, tanto dovrebbero essere ovvie, per chi abbia conservato un minimo di buon senso. Ma, appunto, il buon senso sembra essere fuggito via, sotto il dilagare impetuoso di un senso comune caratterizzato dal pregiudizio antipolitico. Non si dirà mai abbastanza, naturalmente, che un tale pregiudizio aveva e ha molte giustificazioni nei privilegi di un ceto politico spesso incapace di guardare ad altro che agli interessi di partito o addirittura ai vantaggi personali dei suoi singoli appartenenti (in termini di denaro, potere, influenza). Ma una parte dell'establishment politico del centrosinistra, dopo non aver fatto nulla per ridurre davvero i propri privilegi (in questo perfettamente imitato dal Pdl), sembra ora soprattutto incline a rincorrere le opinioni e idiosincrasie degli elettori cinquestelle, nella speranza che in tal modo i voti persi possano tornare a casa. Abbiamo visto i neopresidenti di Camera e Senato che, dopo aver tagliato del 30% le proprie indennità, hanno finito per modificare il senso della propria autonoma e saggia decisione accettando subito la richiesta di un ulteriore ribasso (-50%) venuta da Grillo. Abbiamo visto in Val di Susa un esponente del Pd che, non si sa bene a quale titolo, offriva ai grillini uno scambio tra la fiducia a Bersani e l'archiviazione della Tav.

È stata l'affannosa rincorsa del senso comune antipolitico a dar vita anche alle liste di eventuali ministri che filtrano dai vertici pd: ministri scelti appunto con l'intento primario di ottenere il voto di una parte almeno dei senatori grillini. In una politica così priva ormai di lucidità (qualcuno ha sentito esponenti del Pd o del Pdl riflettere sul serio sui - rispettivamente - 3,5 e 6 milioni di voti persi alle ultime elezioni?) c'è da sperare che almeno la scelta del nuovo presidente della Repubblica avvenga all'insegna di un ampio consenso.
Ogni candidatura che fosse, o soltanto apparisse, dichiaratamente di parte rappresenterebbe, infatti, proprio ciò di cui un Paese diviso - per vent'anni politicamente spaccato in due, oggi addirittura in tre - ha meno bisogno.

Giovanni Belardelli

26 marzo 2013 | 8:12© RIPRODUZIONE RISERVATA

DA - http://www.corriere.it/editoriali/13_marzo_26/il-buon-senso-e-merce-rara-giovanni-belardelli_f3046b24-95d6-11e2-9784-de425c5dfce0.shtml
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