La fragilità delle aziende italiane finisce in prima pagina del New York Times: il caso Richard Ginori
8 febbraio 2013
300 anni di storia in cocci. Le preziose porcellane dell'azienda di Sesto Fiorentino ormai saranno esposte solo nei musei. L'ironia vuole che proprio nella vicina Firenze a Palazzo Pitti, dal 19 marzo, i pezzi più pregiati della collezione Ginori saranno i protagonisti della mostra
«Lusso ed eleganza -La porcellana francese a corte e la manifattura Ginori».
La parola fine è stata scritta il 7 gennaio scorso, con il tribunale di Firenze che ha dichiarato il fallimento della Richard Ginori attiva nel territorrio toscano dal 1735. In realtà, racconta l'International Herald Tribune che ha dedicato la prima pagina di oggi al caso, ci sono ancora delle trattative in corso con Lenox, l'azienda americana stoviglie e articoli da regalo, e Apulum, un produttore di ceramica in Romania per il salvataggio.
Nel frattempo i 300 operai, disoccupati, sperano in una rinascita del marchio: «Noi siamo la Ferrari di porcellana, ma i piani strategici degli ultimi anni hanno abbassato la qualità del prodotto» rivela Giovanni Nencini, dipendente e portavoce per i Cobas.
L'azienda, racconta l'edizione del New York Times, come molte piccole e medie imprese nel nostro Paese, non hanno saputo reggere o prevedere la globalizzazione e la crisi economica interna. L'incertezza di strategie, tra continuare una produzione di nicchia Made in Italy e sfornare stoviglie da offrire in promozione con i punti dell'Esselunga, è stata pagata a caro prezzo.
Ma Ricahrd Ginori non è l'unica imprese storica fallita. Ecco quali sono gli altri marchi illustri che sono stati affogati dalla crisi ma anche dalla cattiva finanza. (L.B.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
da -
http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-02-08/fragilita-aziende-italiane-finisce-100039.shtml?uuid=Abms2OSH
