Squinzi: economia reale è latitante nei programmi.
Il manifatturiero unica vocazione possibile per l'Italia
di Ilaria Vesentini
19 gennaio 2013
«Per ritrovare il cammino di crescita economica, il Paese deve ridurre il rapporto deficit-Pil e rimettere il manifatturiero al centro delle proprie strategie». Parole che il presidente nazionale di Confindustria Giorgio Squinzi ha ripetuto come un mantra negli ultimi mesi e ha ribadito a Cervia, nel Ravennate, in un convegno sul tema "Economia e solidarietà" arrivando ad affermare che, in epoca di recessione come l'attuale, l'imprenditore che fa bene il proprio mestiere di fatto fa solidarietà.
«La vera solidarietà attiva per noi imprenditori – ha spiegato nel teatro comunale romagnolo gremito, dove ha ricevuto il premio Vip Lions 2012 dedicato a personalità che eccellono nel lavoro - è far sì che le nostre aziende siano efficienti, crescano, creino occupazione e dunque progresso economico e civile».
In questo senso non manca una nota critica alla campagna politica in corso. «Vedo programmi di decine di pagine in cui il peso dell'economia vera è latitante». Non sono i dati congiuntuali ad allarmare Squinzi ma il declino del manifatturiero. Già il nostro Centro studi - ricorda il presidente di Confindustria - aveva preannunciato che il 2013 sarebbe stato un anno negativo; la nostra proiezione è -1,1%, Bankitalia si è fermata a -1 per cento. Quello che più mi preoccupa è che abbiamo perso oltre 7 punti percentuali di prodotto interno lordo dal 2007 a oggi e se ci focalizziamo sull'attività manifatturiera il calo è addirittura del 25 per cento. Se non rimettiamo al centro del Paese e delle forze politiche e sociali l'industria manifatturiera non ci potrà essere crescita, non ci potrà essere riduzione del deficit e non potremo riacquisire la fiducia degli investitori esteri e del mondo finanziario internazionale». E non ci potrà essere vera solidarietà, concetto opposto a beneficienza e assistenzialismo.
La parola manifatturiero è al centro di ogni intervento nella mattinata di Cervia, organizzata dal distretto 108° del Lions e dal So.San (Solidarietà sanitaria, associazione di volontariato del club internazionale nata a Ravenna dieci anni fa) e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell'economista bolognese Stefano Zamagni. «La vera solidarietà – ha ribaditoil professore dell'Alma Mater nonché presidente dell'Agenzia nazionale per il terzo settore, ripercorrendo otto secoli di storia economia - è quella che sta dietro a una sana e attiva economia di mercato, ai concetti di salario e profitto e non all'assistenzialismo e dunque alla beneficienza passiva di chi vive di rendita (fondiaria o finanziaria)».
La centralità della vocazione manifatturiera del Paese è un tema che Squinzi riprende anche a una domanda dei giornalisti sul caso Ilva: «Spero prevalga il buon senso e la ragionevolezza perché non si può distruggere un'attività industriale come quella di Taranto. Vorrebbe dire mettere in pericolo 50mila posti di lavoro, l'economia di una Regione, la credibilità dell'Italia come grande paese manifatturiero».
Proprio nell'ottica di riportare al centro dell'agenda del Paese, e dunque della prossima legislatura, l'attività manifatturiera, Squinzi si è pure detto pronto ad aprire il programma confindustriale a tutte le forze economiche e sindacali che lo vorranno sostenere. Una risposta al leader della Cisl Raffaele Bonanni ("con cui abbiamo un dialogo continuo e la pensiamo allo stesso modo su tante cose", ha ricordato il presidente) che giusto ieri proponeva un decalogo comune da sottoporre alle forze politiche in vista della tornata elettorale.
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