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Autore Discussione: I dubbi della procura sul "Salva Ilva".  (Letto 2212 volte)
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« inserito:: Dicembre 01, 2012, 11:31:52 pm »

I dubbi della procura sul "Salva Ilva"

Monti e Passera: "Non c'è incostituzionalità"

Il provvedimento del governo che dà forza di legge all'Aia del 26 ottobre ha la durata di 6 anni e autorizza la produzione.

Ma l'Anm attacca: "Vanifica i provvedimenti". Vendola contro il governo. La procura di Taranto valuta l'eccezione di incostituzionalità o il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato e il procuratore rincara la dose: dubbi e perplessità sul decreto.

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Dopo il sì del Consiglio dei ministri al decreto salva-Ilva, che autorizza a proseguire con la produzione e conferisce "all'Aia lo status di legge, obbligando l'azienda al rispetto inderogabile delle procedure e dei tempi del risanamento", cresce l'ostilità della magistratura . Dopo il no del gip al dissequestro dell'impianto il procuratore di Taranto interviene: nutre "dubbi e  perplessità" sul decreto

LA RISPOSTA DI PASSERA "Il decreto sull'Ilva varato ieri non solo è costituzionale ma valorizza moltissimo quello chela magistratura ha deciso". E' la risposta del ministro dello Sviluppo Corrado Passera ai dubbi sollevati dal procuratore di Taranto. E il parere del Quirinale? "Tutti i decreti vengono anticipati alla presidenza. Abbiamo sentito tutti coloro che potevano darci un parere. Non parliamo di nazionalizzazione ma il decreto prevede pressioni forti sulla proprietà. Se si chiude l'Ilva non avremo nè salute, nè lavoro".  L'Ilva - prosegue Passera - deve essere risanata: se chiude crea un problema enorme a tutto il paese e forse non riapre più". Per il ministro dello Sviluppo Corrado Passera. Il decreto varato ieri "è molto attento a tenere conto di quanto la magistratura ha deciso. Nel disegnare il decreto abbiamo posto grande attenzione all'aspetto della costituzionalità e richiesto i pareri necessari. Sarebbe stato inutile fare una decreto viziato"."Per l'Ilva - prosegue
Passera - l'autorizzazione integrata ambientale, con gli interventi previsti, garantirà gli attuali livelli di occupazione.L''azienda ha dato la propria disponibilità ed è importantissimo perchè se i lavori non vengono fatti il costo sociale è altissimo e questo va evitato".

LE RASSICURAZIONI DI MONTI Per il governo non c'è incompatibilità tra i provvedimenti di oggi che decidono del più grande siderurgico d'Italia, perché prima dei sigilli "non esisteva il decreto legge" e i provvedimenti "di sequestro e confisca dell'autorità giudiziaria" non impediscono all'azienda di procedere agli adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini dell'autorizzazione". Il premier Monti: "Qualcuno l'ha chiamato 'decreto salva-Ilva' ma io parlerei di decreto 'salva ambiente, salute e lavoro'. Abbiamo una creatura blindata dal punto di vista della sua effettiva applicazione", ha assicurato Mario Monti spiegando i contenuti del provvedimento. "Non c'è bisogno di rivolgere appelli affinché il decreto non sia impugnato. Abbiamo posto grandissima attenzione di compatibilità alla Costituzione".

L'ANM CRITICA Ma lo spettro della contrapposizione con la magistratura si è fatto concerto in serata. La Procura di Taranto, dopo il no comment iniziale, starebbe infatti valutando l'eventualità di chiedere al Riesame che sia proposta eccezione di incostituzionalità o di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato . L'Anm attacca: "Il governo - ha dichiarato il segretario dell'Associazione magistrati, Maurizio Carbone - si è assunto la grave responsabilità di vanificare le finalità preventive dei provvedimenti di sequestro" emessi per "salvaguardare la salute di una intera collettività dal pericolo attuale e concreto di gravi danni". "Il sequestro preventivo finalizzato
a impedire il protrarsi di reati gravi che mettono a rischio la salute della collettività non può essere sospeso da un decreto legge": è il commento del segretario dell'Associazione magistrati,  Maurizio Carbone.

LA PRUDENZA DI CLINI "Mi auguro che ci sia la collaborazione tra organi dello Stato - dice il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini - non so quali saranno le decisioni della procura di Taranto, mi auguro che possano valutare con serenità i contenuti del provvedimento che non hanno affatto aperto un conflitto con l'iniziativa della magistratura, sono anzi molto rispettosi di questa iniziativa". Ora, "sono in attesa che si dia attuazione alle disposizioni del decreto legge, voglio ricordare che la storia dell'Ilva di Taranto è stata caratterizzata per molto tempo da contenziosi aperti dall'impresa verso le amministrazioni pubbliche con pronunciamenti del Tar che più volte hanno reso inefficaci le prescrizioni delle amministrazioni - conclude il ministro- si è aperta ora una fase nuova, l'azienda non ha presentato ricorso nei confronti dell'Aia anzi ha presentato un piano per la sua attuazione".

IL DOPPIO PRONUNCIAMENTO - Il Cdm ha varato la legge con cui si garantisce la continuità produttiva e la salvaguardia dell'occupazione "nel pieno rispetto delle fondamentali esigenze di tutela della salute e dell'ambiente, imponendo lo scrupoloso rispetto di tutte le prescrizioni adottate dalle autorità amministrative competenti", recita la nota di Palazzo Chigi. Ma è il premier a precisare che il sequestro è stato disposto quando "non esisteva il decreto legge". Sequestro ribadito oggi dal gip Patrizia Todisco che ha respinto con un'ordinanza l'istanza di dissequestro degli impianti dell'area a caldo del siderurgico presentata la scorsa settimana alla Procura di Taranto dal presidente Bruno Ferrante e l'avvocato del gruppo Marco De Luca. Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, sull'eventuale conflitto con la magistratura, chiarisce: "Questa è legge. Il tribunale del Riesame dovrà confrontarsi con questa".

NO DEL GIP AL DISSEQUESTRO DEGLI IMPIANTI - Restano i sigilli, ma non comprometteranno la messa in sicurezza degli impianti. Il no alla piena disponibilità dei reparti da parte del gip è arrivato nonostante le parole dell'ex prefetto che aveva motivato l'istanza dicendo che "se il sequestro preventivo dovesse permanere, pur a fronte del mutato quadro autorizzatorio, l'ovvia insostenibilità economico-finanziaria condurrebbe inevitabilmente alla definitiva cessazione dell'attività produttiva e alla chiusura del polo produttivo". I legali del siderurgico incassano l'ennesimo diniego, e intanto procedono con il ricorso al Riesame in cui chiedono il dissequestro dell'acciaio prodotto nei 4 mesi in cui l'azienda non ha avuto facoltà d'uso degli impianti. L'udienza dinanzi alla prima sezione penale è fissata per il 6 dicembre. La Procura, invece, chiamata ad esprimersi, ha dato parere negativo alla richiesta di revoca degli arresti per Girolamo Archinà, l'ex responsabile delle pubbliche relazioni dell'Ilva arrestato lunedì.

L'INTERROGATORIO DELL'EX CONSULENTE Ha risposto per circa due ore alle domande del gip di Bari Marco Guida, che l'ha sentito per rogatoria, e ha respinto ogni addebito, l'ex consulente della Procura di Taranto Lorenzo Liberti, agli arresti domiciliari da lunedì scorso perché accusato di corruzione in atti giudiziari nell'inchiesta sull'Ilva. Secondo gli inquirenti Liberti - ex preside della sede distaccata di Taranto del Politecnico di Bari - avrebbe ottenuto diecimila euro dall'azienda siderurgica per ammorbidire una perizia sulle fonti dell'inquinamento. Difeso dall'avv. Francesco Paolo Sisto, Liberti avrebbe chiarito i fatti soffermandosi sulla consulenza che secondo la Procura sarebbe stata pilotata dall'ex addetto alle pubbliche relazioni del siderurgico Girolamo Archinà. Dopo l'interrogatorio, la difesa di Liberti ha annunciato ricorso al Tribunale del riesame.

I PUNTI DEL PROVVEDIMENTO E IL GARANTE NOMINATO DAL CAPO DELLO STATO - Il Cdm stabilisce che la società "abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell'Aia (sei anni, ndr). L'Ilva è tenuta a rispettare pienamente le prescrizioni. Le bozze del decreto sono state continuamente limate e ritoccate nel corso del Consiglio. Importante era evitare lo scontro frontale con la magistratura. Confermata, l'introduzione di una 'figura di garanzia', una 'figura terza' che possa dare fiducia a tutte le parti coinvolte: non un commissario ma un 'garante' che vigili sull'applicazione rigorosa ed efficace delle prescirzioni Aia. "Il garante - ha spiegato il sottosegretario Antonio Catricalà - deve essere persona di indiscussa indipendenza, competenza ed esperienza e sarà proposto dal ministro dell'Ambiente, dal ministro dell'Attività Produttive, e della Salute e sarà nominato dal presidente della Repubblica". Il Garante acquisirà dall'azienda, dalle amministrazioni e dagli enti interessati le informazioni e gli atti ritenuti necessari, segnalando al presidente del Consiglio e al ministro dell'Ambiente le eventuali criticità riscontrate nell'attuazione delle disposizioni e potrà proporre le misure idonee, tra le quali anche provvedimenti di amministrazione straordinaria.

LE SANZIONI, RIVA RISCHIA DI PERDERE LA PROPRIETA' - "Qualora non venga rispettato il piano di investimenti necessari alle operazioni di risanamento, il decreto introduce un meccanismo sanzionatorio che si aggiunge al sistema di controllo già previsto dall'Aia", si legge nella nota di Palazzo Chigi. In caso di inadempienze per l'Ilva - ha spiegato a questo proposito il ministro dell'Ambiente Corrado Clini - "restano tutte le sanzioni già previste e in più introdotta la possibilità di una sanzione sino al 10% del fatturato annuo dello stabilimento". Non solo. "Abbiamo introdotto interventi possibili sulla proprietà stessa - ha aggiunto il ministro dello Sviluppo Corrado Passera - che potrebbero togliere enorme valore a quella proprietà: se non fa quello che la legge prevede, vede il suo valore fino al punto di perderne il controllo di fronte a comportamenti non coerenti. E' possibile che variamo la procedura di amministrazione controllata. Insomma, se non si fanno gli investimenti e gli adempimenti di legge, viene messo qualcun altro a farlo".

LE PRECISAZIONI DI CONFINDUSTRIA La perdita di controllo da parte della proprietà dell'Ilva qualora non adempisse alle indicazioni della nuova Aia, messa punto nel decreto del governo, "non sarebbe un esproprio". E' quanto dichiara il vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno, Alessandro Laterza. "Si tratterebbe comunque di un'estrema ratio rispetto a inadempienze significative". Più in generale sul decreto, Laterza si dice "attento al fatto che cominci il processo di attuazione dell'Aia" perché "il messaggio politico è molto chiaro: mandare avanti l'azienda ma con la garanzia che l'applicazione dell'Aia si verifichi". E' un messaggio, prosegue, che "non ha eccezioni nè percorsi laterali: è la via maestra che va seguita, nei tempi e nei modi, in maniera puntuale". Il vicepresidente di Confindustria comunque auspica "un clima più sereno" per la comunità locale che vive in una situazione di grande tensione. "C'è una situazione di grande incertezza e di paura. Un clima insopportabile sia per il timore di perdere il lavoro sia per i rischi per la salute e in una stagione complessivamente non tranquilla". Laterza conclude con una metafora molto significativa. "Il tornado che si è abbattuto su Taranto l'altro giorno - osserva - è la rappresentazione plastica dell'angoscia, occorre sciogliere l'angoscia e allontanare il tornado".

MONTI: CASO PLASTICO DI ERRORI REITERATI - "Non possiamo ammettere - ha detto Monti in conferenza stampa - che ci siano contrapposizioni drammatiche tra salute e lavoro, tra ambiente e lavoro e non è neppure ammissibile che l'Italia possa dare di sé un'immagine, in un sito produttivo così importante, di incoerenza. L'intervento del governo è stato necessario perchè Taranto è un asset strategico regionale e nazionale", ha aggiunto. "Questo caso è la plastica dimostrazione per il passato degli errori reiterati nel tempo e delle incoerenze di molte realtà, sia imprenditoriali che pubblico-amministrative, che si sono sottratte, nel corso del tempo, alla regola della responsabilità, dell'applicazione e del rispetto della legge".

LA SCELTA DEL DECRETO LEGGE - La strada del decreto è stata intrapresa per evitare - aveva spiegato Monti - "un impatto negativo sull'economia stimato in otto miliardi di euro annui". Il provvedimento salva i 12mila dipendenti di Taranto e i lavoratori dell'indotto pugliese. Ma anche Genova, Novi Ligure, Racconigi. La possibilità di togliere l'azienda alla proprietà era stata prospettata anche da Clini intervenuto ieri sera a Servizio Pubblico: aveva fatto intendere che il governo sarebbe stato pronto a prendere in mano la situazione nel caso in cui la famiglia Riva non voglia o non possa far fronte alle prescrizioni. "Sappiamo - aveva spiegato - che per essere risanato quel sito deve continuare ad essere gestito industrialmente. I Riva hanno detto che sono ponti a farlo. Il piano degli interventi prevede parchi minerari, altoforni, batterie delle cokerie. Se non fai questo, è la nostra posizione, non puoi continuare a gestire gli impianti. Se non sono in grado dobbiamo farci carico noi con un intervento che consenta di garantire la continuità produttiva ed il risanamento".

VENDOLA BOCCIA IL GOVERNO - "Il governo è entrato a gamba tesa effettuando di fatto un dissequestro dell'impianto. Ha aperto un devastante conflitto di interessi tra i poteri dello Stato. E' esattamente quello di cui non aveva bisogno Taranto". E' durissimo nel giudizio sul decreto legge salva-Ilva del Governo il presidente della Regione, Nichi Vendola. "Siamo stati tenuti fuori: leggiamo tutto dai giornali" dicono i tecnici. E concorda con loro l'assessore all'Ambiente, l'ex pm Lorenzo Nicastro che contesta metodo e merito parlando addirittura di un "colpo di spugna sull'inchiesta più coraggiosa della storia giudiziaria italiana".
"Pur comprendendo la necessità di smorzare l'allarme sociale  -  dice l'assessore  -  dovuto alla minacciata perdita di posti di lavoro, la sensazione è che il decreto legge appena varato confermi ancora una volta, come purtroppo da sempre fa la storia industriale mondiale e quella italiana, il primato della produzione sull'uomo. La sensazione è che si sia tenuto assai più conto delle ragioni dell'economia che di quelle della salute dei cittadini". Il governatore pugliese ha messo on line un dossier degli atti prodotti dalla Regione sull'Ilva dal 2005. "In un momento così difficile - afferma - in cui la rabbia e lo sdegno prendono il sopravvento, è  necessario ricordare cosa è successo negli ultimi anni, affinché non vengano confusi responsabilità e meriti".

ESPOSTO DEI VERDI, 'DECRETO VERGOGNA' - "Un decreto incostituzionale, che non risolve il problema della salute e "di cui l'Italia dovrà vergognarsi in Europa", "un vero e proprio commissariamento della Procura di Taranto". Così il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, che ha presentato in Procura un esposto con il quale chiede il sequestro conservativo dei patrimoni, dei beni dei conti correnti del gruppo Riva, della famiglia Riva e dei soci nonché di tutti gli indagati del gruppo. Questo affinché le risorse siano utilizzate "alla messa in sicurezza e alle bonifiche necessarie per legge".
 
(01 dicembre 2012) © Riproduzione riservata

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