LA GARANZIA EUROPEA NECESSARIA
Un percorso di sicurezza
La cosiddetta «agenda Monti» sarà senza ombra di dubbio il tema più controverso della campagna elettorale. Assediati dalle varie formazioni antigovernative e ansiosi di differenziarsi fra loro, i partiti dell'attuale maggioranza cercheranno di fare gli equilibristi, evitando di indicare con precisione gli elementi di continuità e di rottura rispetto all'attuale governo. È possibile fissare qualche paletto che aiuti a far chiarezza?
«Agenda» vuol dire «cose da fare», in base a un disegno coerente. Sin dal suo insediamento, il governo ha perseguito un obiettivo strategico inequivocabile: risanamento finanziario e riforme strutturali in linea con il quadro di riferimento europeo.
Quanto alle «cose», occorre invece distinguere. Ci sono innanzitutto quelle già fatte, come la riforma delle pensioni. E su questo versante, si dovrebbe evitare di disfare. Ci sono poi le riforme varate, ma in corso di attuazione, prima fra tutte quella sul mercato del lavoro. Gli aspetti che non funzionano sono già evidenti, alcuni critici della prima ora avevano ragione, serve un ribilanciamento fra flessibilità in entrata (meno rigidità) e in uscita (meno vincoli). Ma perlomeno l'impalcatura sarebbe da conservare, soprattutto per quanto riguarda i nuovi ammortizzatori sociali.
Vi sono infine le «cose» annunciate o appena abbozzate, ma non realizzate (per ostacoli parlamentari o amministrativi, ma anche per la lentezza progettuale da parte di alcuni ministeri). Fisco e costo del lavoro, pubblica amministrazione, istruzione e ricerca, politiche sociali: l'elenco è lungo. Questo è il fronte più delicato.
I principali partiti cercheranno di smarcarsi da Monti, per convinzione o per calcolo elettorale. Ma formuleranno proposte serie? E quali saranno le politiche del nuovo governo? Senza esagerazioni (l'esperienza però insegna), vi è il rischio che alla prova dei fatti si finisca per compromettere il disegno di risanamento facendoci nuovamente precipitare in una situazione di crisi finanziaria.
Molti confidano sul fatto che Monti possa fungere anche in futuro da garante anticrisi e lo stesso interessato ha dichiarato che considererà ogni opzione, nessuna esclusa. Ma perché lasciare tanta incertezza? Nella sua attuale veste, il presidente del Consiglio potrebbe preparare da subito un'agenda di «continuità riformatrice» da lasciare in eredità al suo successore, chiunque sia.
Non si tratterebbe di una mossa irrituale, ma di un atto dovuto. Entro la primavera prossima, il governo italiano deve presentare a Bruxelles il nuovo Programma nazionale di Riforma (Pnr), nel quale illustrare la sequenza di riforme necessarie per raggiungere gli obiettivi della strategia «Europa 2020».
Negli anni passati, il Pnr era un semplice Rapporto tecnico «per Bruxelles». Nel 2013 questo documento potrebbe diventare un Rapporto rivolto anche all'opinione pubblica nazionale, con proposte concrete per l'Italia e il suo futuro di modernizzazione in Europa.
Nel tempo che resta prima del voto, è difficile che il governo riesca a varare nuove misure incisive. Delineare una «agenda Monti» in versione autentica (capace di riflettere criticamente anche su errori e lacune), sarebbe perciò il miglior modo per chiudere l'esperienza del governo tecnico. Stimolando al tempo stesso concretezza e precisione d'impegno in chi si candida a guidare, dopo il voto, un governo politico.
Maurizio Ferrera
28 novembre 2012 (modifica il 29 novembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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